Presenti all’incontro organizzato dall’OMCeO barese Emiliano e Speranza. Il governatore: «Medici straordinari». Il Ministro: «Azzerare imbuto formativo». Il presidente dell’Ordine: «No a gratifiche occasionali. Servono stipendi adeguati, migliori condizioni di lavoro e formazione. Inaccettabili differenze economiche tra contratti MMG e specializzandi»
Un laboratorio di idee per la professione medica. Questo il titolo e l’obiettivo della serata che ieri sera si è svolta a Bari. Numerosi, distanziati e mascherati i medici accorsi per ascoltare non solo gli interventi del Ministro della Salute Roberto Speranza, del Presidente della Regione appena rieletto Michele Emiliano ed il Presidente dell’Ordine dei Medici Filippo Anelli; ma anche per presentare e accogliere alcune proposte per il futuro della professione.
Impensabile, tuttavia, non iniziare un appuntamento del genere senza un ricordo dei mesi più bui di questa pandemia. È stato Emiliano a richiamare, parlando con Speranza, «quelle nottate trascorse al telefono perché non avevamo i Dpi per chi la mattina successiva avrebbe dovuto lavorare nei reparti di Rianimazione».
«Qualche volta – ha aggiunto Emiliano – hanno dovuto legare i sacchi dell’immondizia ai piedi. Sono problemi logistici che possono accadere durante le battaglie che non pensavi potessero arrivare. Ti trovi in imbarazzo, ma lì si vede la differenza tra un combattente vero e uno che normalmente si occupa solo di chiacchiere», ha detto il governatore elogiando l’operato di Speranza in questi mesi: «È sempre stato capace di dare alle Regioni un indirizzo preciso e condivisibile, con velocità ma mantenendo stretto il legame tra scienza e decisioni politiche. Dentro il fuoco di questa emergenza abbiamo maturato una rivoluzione».
Quindi, il riconoscimento ed il ringraziamento ai medici pugliesi: «Sono straordinari – ha detto Emiliano -, in questi anni hanno fatto un salto di qualità impressionante. Nei Lea la Puglia è salita di dieci posizioni nonostante le carenze di organico. Teniamoli sempre al riparo – ha concluso – perché solo così conserveremo questo capitale umano straordinario».
È stato quindi Anelli ad elencare i problemi da risolvere e le iniziative da portare a termine per «esprimere gratitudine a chi ha assicurato il diritto alla salute durante la pandemia e rendere omaggio ai 178 medici che sono morti per non tradire i principi della nostra professione».
«Dobbiamo parlare delle disuguaglianze che persistono in questo Paese, della modalità in cui viene ripartito il Fondo sanitario nazionale, dell’autonomia delle Regioni – ha esordito Anelli -. Dobbiamo riflettere sul ruolo del Ministero della Salute, che ha risorse e funzioni non proporzionate rispetto al ruolo che sta svolgendo».
«Serve una legge – ha proseguito Anelli – che garantisca ad ogni medico di poter completare il proprio percorso di formazione con una borsa di specializzazione o un contratto di formazione in Medicina Generale. E a quest’ultimo – ha aggiunto – deve essere riconosciuto lo stesso peso e lo stesso valore della prima. Sia da un punto di vista formale che economico: le differenze economiche non sono più accettabili, i medici di Medicina Generale in formazione non possono ricevere 800 euro al mese e vivere nella fascia di povertà».
«Riapriamo la stagione dei contratti di lavoro – ha detto Anelli -. Non ci sentiamo eroi, non vogliamo gratifiche che a volte sembrano essere di poco conto. Vogliamo essere considerati sempre, tutti i giorni, come professionisti capaci, competenti, abili, formati attraverso un lungo periodo di studio. Non vogliamo occasionali gratifiche ma stipendi adeguati alle medie europee».
«Vogliamo organici adeguati, condizioni di lavoro che garantiscano l’autonomia della professione, liberati dall’asfissiante burocrazia – ha proseguito il Presidente dell’OMCeO barese -. Chiediamo che la professione consenta alle colleghe condizioni di lavoro compatibili con l’essere donne e medico. Se il governo e le regioni devono scommettere sui medici – ha concluso – devono scommettere sulla qualità, sulla formazione, sulla giusta remunerazione. Chiediamo al governo di farsi interprete del disagio della classe medica».
Discorsi che sono stati attentamente seguiti da Speranza, che al termine dell’evento ha ricevuto una pergamena con il Giuramento di Ippocrate e, a margine, secondo quanto riportato dall’Adn Kronos, ha commentato: «Il servizio sanitario nazionale si regge sulle donne e gli uomini che ne fanno parte e dentro questa crisi il ruolo dei medici è stato straordinario. Anche la mia presenza a Bari è per esprimere sostegno, vicinanza e condivisione di progetto, perché penso che vadano costruite insieme le prossime linee guida e abbiamo una fase di grandi investimenti di fronte a noi».
«Dentro questa stagione difficile – ha aggiunto – dobbiamo provare a trasformare una crisi in una opportunità, questa è la nostra sfida. Dobbiamo farlo insieme, non basta un ministro, un presidente di regione o un assessore regionale. Abbiamo bisogno di costruire un grande patto-Paese e dentro questo patto-Paese i professionisti, i medici, le donne e gli uomini dal nostro servizio sanitario nazionale sono la chiave essenziale. Quindi con loro dobbiamo costruire il servizio sanitario nazionale del futuro».
Un pensiero, infine, ai giovani, «la risorsa più preziosa che abbiamo», ha detto Speranza. «Ce ne siamo accorti davvero in questi mesi difficilissimi, quando tutto il paese ha capito quanto conti avere risorse umane adeguate, donne e uomini nei presidi sanitari capaci di dare risposta ai problemi delle persone. Quindi – ha aggiunto il ministro della Salute – c’è bisogno di fare il massimo investimento e dobbiamo farlo sulla formazione, sulle borse di specializzazione, dobbiamo lavorare per azzerare nel più breve tempo possibile l’imbuto formativo, che è un problema con il quale purtroppo ancora facciamo i conti, un problema che viene da lontano che stiamo provando ad affrontare e che mi auguro nel giro di un po’ di tempo potremo risolvere».
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