Lavoro e Professioni 24 Febbraio 2022 11:09

A Milano-Bicocca al via il primo corso per formare la figura del Child Safeguarding Officer

Dopo il Covid minori sempre più a rischio di violenza fisica e psicologica, secondo i dati OMS un bambino su due a rischio nel mondo. Dalla sinergia tra l’Università Bicocca e SOS Villaggio dei Bambini, arriva il primo corso specifico per la formazione dei responsabili della tutela dei minorenni. Iscrizioni entro il 25 febbraio. Inizio delle lezioni il 1° aprile 2022
A Milano-Bicocca al via il primo corso per formare la figura del Child Safeguarding Officer

Si chiama Child Safeguarding Officer ed è il responsabile della tutela dei minorenni, una figura che ha il compito di promuovere i diritti dell’infanzia attraverso un’azione di advocacy, monitoraggio e controllo. A formarla sarà l’Università Bicocca che, prima in Italia, ha messo a punto un corso professionalizzante che prenderà il via il prossimo mese di aprile. La direzione del progetto è affidata a Elisabetta Biffi, psicoterapeuta che, in sinergia con l’associazione SOS villaggio dei bambini, ha messo a punto un programma volto alla promozione di strategie pratiche di advocacy per far sì che i bambini e i ragazzi siano al centro di percorsi di vita orientati alla eliminazione della violenza contro l’infanzia, un’emergenza che purtroppo è sempre attuale.

I dati della violenza sui minori

In tutto il mondo, infatti, ogni anno milioni di bambini sono vittime e testimoni di violenza fisica, sessuale, psicologica e sfruttamento. Secondo i dati dell’OMS un bambino su due sarebbe a rischio. Anche in Italia l’ultima indagine nazionale su maltrattamento e abusi all’infanzia riporta una triste fotografia: 45 minori su 1000 sono seguiti dai servizi sociali. «Per contrastare questo fenomeno è essenziale dunque mettere in piedi dei sistemi di prevenzione e tutela dei più piccoli – spiega Biffi – per far ciò occorre individuare percorsi e pratiche per aiutare gli adulti che lavorano a contatto diretto con i bambini e i ragazzi in modo che si accorgano del pericolo e attivino le strategie per disinnescarlo. Siamo anche in un momento storico in cui il Covid ha reso tutto più difficile – fa una riflessione la docente dell’ateneo milanese -, perché occorre rispettare le distanze, le mascherine impediscono la lettura e l’interpretazione delle espressioni, siamo dunque nella condizione di dover imparare a capire come leggere le situazioni di pericolo e come costruire contesti sicuri, tutelanti e rispettosi dei bambini. In un certo senso questi due anni ci hanno insegnato che, se sul piano formale siamo a buon punto nel grande sviluppo della convezione dei diritti dell’infanzia, nella pratica occorre investire ancora molto».

A chi è rivolto il corso

Servizi educativi, scuola, mondo dell’associazionismo e dello sport sono gli ambiti in cui la figura del Child Safeguarding Officer diventa dunque essenziale. «Indirettamente anche il mondo della comunicazione – puntualizza la coordinatrice del progetto – perché là dove ci sono bambini coinvolti occorre pensare come rispettare e tutelare i loro diritti, come costruire contesti che permettano loro di essere al sicuro e cosa fare là dove si evidenziano situazioni di rischio, non solo di maltrattamento e abuso, ma anche di mancanza di rispetto. In questo senso ci rivolgiamo a chi ha già una collocazione professionale, magari in quei contesti in cui la figura di Safeguarding Officer è riconosciuta e richiesta, come avviene nella cooperazione internazionale o nell’ambito della progettazione legata alla tutela dei minori, ma anche ad insegnanti, educatori, operatori che, all’interno delle proprie organizzazioni, promuovano i diritti dei bambini»

Una offerta formativa di tipo multidisciplinare

Il corso, che prenderà il via il prossimo 1° aprile e si concluderà il 31 luglio, prevede una offerta formativa di tipo multidisciplinare. «Le competenze sono pedagogiche, psicologiche sia dell’infanzia che dell’età dello sviluppo e giuridiche, perché è fondamentale presidiare anche l’area normativa e legale – sottolinea Biffi -. Inoltre, il corso offre spazi di esperienza perché, grazie alla collaborazione con SOS Villaggio dei Bambini, associazione impegnata nella cooperazione internazionale con expertise nel tema dell’advocacy, abbiamo potuto strutturare degli stage dove i partecipanti potranno fare esperienza diretta su cosa significa mettere in atto pratiche di advocacy e costruire strategie di Safeguarding». Le altre figure professionali presenti in qualità di docenti sono: pedagogisti, giudici onorari, avvocati, psicologi dello sviluppo e con competenze delle situazioni di trauma, esperti di advocacy e figure professionali che già lavorano come Safeguarding officer non solo in Italia, ma anche in Europa».

Il corso si articolerà in moduli con una frequenza bisettimanale, nei weekend (venerdì pomeriggio e sabato) e prevede la possibilità di seguire parte delle lezioni da remoto: «Durante il percorso ci saranno momenti di autovalutazione – puntualizza la psicoterapeuta – perché è pensato per figure professionali adulte che già lavorano, quindi cerchiamo di adattarlo alle competenze e ai bisogni formativi dei partecipanti».

Per partecipare

Per accedere ai gruppi di lavoro, che saranno composti da 15 partecipanti ciascuno, dovrà essere presentata la domanda di ammissione entro e non oltre il 25 febbraio «Cercheremo di essere inclusivi- ammette Elisabetta Biffi – anche in considerazione del fatto che abbiamo la possibilità di utilizzare la didattica a distanza e trovare strategie ad hoc per ciascun partecipante che sarà selezionato sulla base del curriculum e delle motivazioni». Al termine del corso verrà dato un attestato per il superamento del corso di perfezionamento “Strategie e pratiche di advocacy e partecipazione dei minorenni: la figura del Child Safeguarding Officer” erogato dall’ateneo con il rilascio di un titolo di frequenza.  «L’argomento è stimolante e negli ultimi anni sono nate diverse proposte formative sul tema, ma con questo titolo e una focalizzazione così specifica e pedagogica su questa figura professionali siamo i primi a puntare – precisa Elisabetta Biffi -. Noi abbiamo provato a mettere una contaminazione tra il mondo della formazione professionale, della ricerca e il mondo di chi opera direttamente sul campo, e siamo gli unici a farlo».

La domanda di ammissione è reperibile online sul sito dell’Ateneo, mentre per ulteriori informazioni sul corso è possibile scrivere a programmi@sositalia.it

 

 

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