L’80% degli infermieri intervistati ha confessato di aver subìto violenza sul luogo di lavoro. L’11% ha parlato di violenza fisica e il 4% ha riferito di essere stato minacciato con un’arma da fuoco. Il presidente del sindacato: «Lo Stato fa poco e il Ddl antiviolenza non è sufficiente. È necessario istituire osservatori e servizi di protezione del personale in tutte le aziende sanitarie»
Un infermiere su due afferma di aver subìto un’aggressione verbale, un comportamento teso a umiliare o mortificare o che indica una mancanza di rispetto. Sono i dati che emergono dall’indagine condotta dal sindacato Nursing Up con un questionario on line, a cui hanno risposto 1010 iscritti – il 79% sono donne – in nove mesi di somministrazione.
Il Report, analizzato e commentato oggi durante il Symposium “Workplace violence in the Health Sector” presso il Senato, ha fornito informazioni sul livello di violenza sul personale sanitario in Italia per individuare i fattori che possono favorire o scatenare comportamenti violenti e le strategie per prevenirli.
«Abbiamo condotto la prima indagine di questo tipo in Italia e in collaborazione con l’OMS – ha spiegato a Sanità Informazione il presidente di Nursing Up Antonio De Palma – . È importante perché il questionario ha coinvolto un campione molto rappresentativo di infermieri ed è stato proposto anche in altri Paesi, e questo ci permetterà di fare confronti e comprendere il grado di civiltà – o inciviltà – che abbiamo raggiunto. L’80% degli intervistati ha confessato di aver subìto violenza sul luogo di lavoro, un infermiere su dieci (l’11%) ha parlato di violenza fisica e il 4% ha riferito di essere stato minacciato con un’arma da fuoco. Bisogna assolutamente intervenire – ha continuato il Presidente – . Non è sufficiente il Ddl antiviolenza, non basta un osservatorio nazionale, non bastano pene più severe per chi aggredisce medici e infermieri. È necessario creare osservatori e servizi di protezione del personale in tutte le aziende sanitarie che funzionino H24 e che, in questi casi, le aziende si costituiscano parte civile. Lo Stato fa poco – ha specificato – e per questo noi garantiremo ai nostri infermieri una copertura assicurativa anche contro le aggressioni e una formazione universitaria ad hoc per le vittime». Il simposio è stato anche l’occasione per lanciare la campagna social di Nursing Up #noviolenzasuglinfermieri e il video della campagna.
E sulle polemiche nate dalle affermazioni del presidente del Comitato di Settore Regioni-Sanità Sergio Venturi in merito alla valorizzazione del ruolo dell’infermiere, De Palma ha aggiunto: «Non dovrebbe sconvolgere alcuno. I tempi sono maturi per far fare agli infermieri ciò per cui sono stati formati in termini assistenziali e di cura verso il cittadino».
Tra i relatori del simposio, anche Marialucia Lorefice, presidente della XII Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati: «Stiamo lavorando all’istituzione dell’osservatorio di monitoraggio del fenomeno e all’inasprimento delle pene. Siamo consapevoli che la Legge da sola non basta, servono interventi strutturali a cui devono lavorare tutte le parti in causa. L’obiettivo deve essere tutelare il personale sanitario e dare le dovute risposte ai cittadini perché a volte questi episodi, seppur da condannare sempre, nascono da situazioni difficili da gestire».
Infine, ha commentato il via libera del Consiglio dei Ministri alla manovra: «Per quanto riguarda la sanità, la bozza prevede il superamento del superticket da settembre 2020 e risorse in più per il SSN».