La denuncia raccolta da Sanità Informazione la settimana scorsa e confermata dall’ultima aggressione ai danni di un medico e un infermiere in servizio su un’ambulanza di Roma
«Abbiamo una percentuale molto alta di violenza sui nostri operatori» è la denuncia che solo pochi giorni fa lanciava dai microfoni di Sanità Informazione, Francesco Marino, segretario nazionale di FIMMG-Emergenza Sanitaria Territoriale, intervenuto al 76° Congresso nazionale della Federazione, svoltosi vicino Cagliari. Parole che trovano conferma nell’ultima aggressione avvenuta a Roma proprio ai danni di un operatore del 118. Le vittime, un medico e un infermiere in servizio sull’ambulanza, sono state aggredite da una paziente psichiatrica nel corso di una violenta crisi di agitazione psico-motoria.
Si tratta dell’ennesimo caso di violenza ai danni di operatori sanitari. In particolar modo, il personale impiegato nei mezzi di soccorso sembra essere tra i più esposti, come ci spiega Francesco Marino. «Spesso noi interveniamo in situazioni di emergenza sulle strade dove purtroppo le persone, e con questo non voglio assolutamente giustificare la violenza, sono in situazioni di precarietà».
«Abbiamo firmato un protocollo con la Croce Rossa internazionale per una campagna di sensibilizzazione contro la violenza sugli operatori sanitari – continua Marino -. Attualmente noi siamo oggetto di violenza con frequenze di alcuni casi come ci segnalano dall’associazione “Nessuno tocchi Ippocrate” di addirittura una o due violenze giornaliere sugli operatori. Chiediamo che non ci siano violenze sugli operatori perché un operatore sereno è in grado di prendere decisioni che devono essere messe in atto in qualche secondo e servono il più delle volte per salvare una vita, un operatore non sereno può determinare un intervento non all’altezza. Chiediamo assolutamente che vengano prese decisioni da parte dei politici per salvaguardare la nostra incolumità».
A pesare sul lavoro degli specialisti dell’emergenza anche la carenza di personale. «Abbiamo pensato anche alla soluzione di questa problematica – ci spiega il segretario nazionale Fimmg-Emergenza Sanitaria Territoriale -. Tant’è vero che come FIMMG abbiamo proposto al Ministro di rivedere le modalità di accesso alla professione. Attualmente, il nostro sistema è un sistema azzoppato, perché prima di poter accedere al corso di abilitazione all’Emergenza bisogna fare il corso di formazione in Medicina Generale. Noi proponiamo che il corso di abilitazione all’Emergenza sia la conditio sine qua non per fare l’emergenza sanitaria territoriale. Proponiamo questo perché ci sarebbe la possibilità di reclutare nuovi colleghi giovani che hanno voglia di lavorare all’interno del sistema dell’emergenza e saremmo in grado anche di dare una risposta lavorativa ai tanti colleghi che sono bloccati nel cosiddetto imbuto formativo».