Lavoro e Professioni 26 Luglio 2018 10:36

Aggressioni medici, Giuseppe Quintavalle (Asl Roma 4): «Lavorare su condizione umana e non cedere a provocazioni»

«Abbiamo creato uno sportello per cercare di motivare il nostro personale ad agire al meglio, inoltre fondamentale dialogo con parenti e amici del paziente» così Giuseppe Quintavalle sulle aggressioni al personale sanitario

Aggressioni medici, Giuseppe Quintavalle (Asl Roma 4): «Lavorare su condizione umana e non cedere a provocazioni»

«Quello della facile aggressione è un fenomeno diffuso; vediamo tutti cosa succede nelle strade, ho verificato di persona cosa si rischia per un posteggio in auto. È importante lavorare molto sulla condizione umana e sul fatto di saper rispondere al meglio qualora ci siano episodi di provocazione». È questa la ricetta di Giuseppe Quintavalle, Direttore della Asl Roma 4 e Commissario straordinario della Asl Roma 5, intervistato da Sanità Informazione sui numerosi e sempre più frequenti attacchi, verbali e fisici, al personale sanitario.  Non si tratta di casi sporadici ma di un vero e proprio fenomeno che è esploso negli ultimi anni, continua a crescere e non si riesce a contenere; espressione, forse, di un disagio sociale più ampio sfogato ai danni dei camici bianchi di tutta Italia.

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Dottor Quintavalle, qual è il metodo per prevenire le violenze sul personale sanitario?

«Innanzitutto c’è da dire che non esiste una ricetta ma esiste un metodo, è chiaro che ci vuole massima attenzione e un’osservazione costante. La Croce Rossa, in un momento particolare legato ai piani di rientro e alla carenza di operatori, ha individuato quel personale che doveva fungere da collegamento tra il paziente ed i familiari, ossia tra il malato, che poteva essere all’interno dell’ospedale secondo la gravità delle condizioni – rosso giallo verde e bianco – e i parenti che aspettavano fuori ore ed ore. Con questo sistema noi abbiamo creato un ponte di collegamento e presto disporremo anche di sistemi informatici che diranno ai parenti in pronto soccorso dove sono collocati al momento e che codice di priorità hanno avuto. Questo è ciò che riguarda il pronto soccorso, ma il problema delle aggressioni è, ovviamente, molto più ampio. Gli attacchi avvengono anche nei reparti. Per questo, abbiamo creato uno sportello che si rivolge ai nostri utenti ed operatori interni che apre una serie di audit per il riconoscimento di quelle che sono le cause e le motivazioni per evitare il burn out in alcuni casi e per cercare di motivare il nostro personale ad agire meglio anche qualora vi siano delle situazioni di stress dall’esterno. Quello della facile aggressione è un fenomeno diffuso, abbiamo visto cosa succede nelle strade, ho verificato di persona cosa si rischia per un posteggio in auto. È importante lavorare molto sulla condizione umana e sul fatto di saper rispondere al meglio qualora ci siano episodi di provocazione. Devo dire che i nostri operatori sono già molto bravi, hanno lavorato e lavorano in condizioni molto difficili, a seconda anche del ruolo che hanno: il medico di base, le guardie mediche, vanno aiutati in maniera diversificata. Noi faremo di tutto, l’impegno è massimo».

 

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