Presieduto dal Ministro della salute Beatrice Lorenzin, l’Osservatorio avrà il compito di raccogliere dati, di fare proposte per la prevenzione, per nuove norme di legge, per misure amministrative e organizzative
Ogni giorno si verificano più di tre episodi di violenza contro operatori della sanità. Due su tre contro donne. E se in un anno in Italia si verificano 4mila casi di violenza sul luogo di lavoro, più di 1200 riguardano medici e professionisti sanitari. Spesso basta una mancata priorità nell’accesso, una prescrizione di farmaci negata, una prestazione giudicata necessaria e urgente, una diagnosi o un referto sgraditi per scatenare la violenza di pazienti e familiari. Tanto che molte dottoresse sono costrette a farsi accompagnare al lavoro da padri, fratelli, fidanzati, persino da bodyguard finanziati a loro spese. Tra le aree maggiormente a rischio, l’area territoriale, con i presidi di guardia medica, gli ambulatori, i servizi psichiatrici, quella ospedaliera, ed in particolare il pronto soccorso, e quella veterinaria (servizi ispettivi, macelli, allevamenti). «Situazioni di frontiera, anche sotto la soglia di sicurezza», denuncia la Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri, in cui spesso medici, infermieri, veterinari, farmacisti e ostetrici sono costretti a lavorare.
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«Una carneficina silenziosa – commenta il Presidente della FNOMCeO Filippo Anelli – che spesso rimane nascosta per vergogna, per pudore di una denuncia che scoperchierebbe il vaso di Pandora delle inadeguatezze strutturali, perché quasi messa in conto come componente del rischio professionale». E anche quando la denuncia trova finalmente voce, rimane a volte inascoltata: «Per poca sensibilità sul tema da parte delle autorità competenti, per inadeguatezze strutturali e organizzative difficili da sanare, per carenza di fondi», denuncia la FNOMCeO in una nota.
Per questo motivo è nato l’Osservatorio permanente per la garanzia della sicurezza e per la prevenzione degli episodi di violenza ai danni degli operatori sanitari, presieduto dal Ministro della Salute Beatrice Lorenzin. L’Osservatorio risponde ad una proposta dal Presidente Anelli e avrà il compito di raccogliere dati, di fare proposte per la prevenzione, per nuove norme di legge, per misure amministrative e organizzative. L’Osservatorio è composto dal comandante dei Carabinieri del Nas, dal coordinatore degli Assessori alla sanità regionali, il Presidente della FNOMCeO, il Presidente della Federazione degli infermieri, il Presidente della Federazione nazionale ordini dei veterinari, il Presidente della Federazione dei farmacisti, il Direttore generale dell’Agenzia per i servizi sanitari regionali e i Direttori generali della Prevenzione, della Programmazione e delle Professioni sanitarie del Ministero.
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«L’Osservatorio – commenta il Ministro Lorenzin – si pone importanti obiettivi: attivare un monitoraggio su tutti i livelli di sicurezza degli operatori sanitari, proporre misure concrete che li mettano in sicurezza negli ambiti di rischio, innalzando al contempo il loro livello di formazione rispetto alla gestione del rischio, e intervenire sugli aspetti organizzativi delle singole Asl, delle singole Regioni, perché spesso siamo di fronte a tematiche legate a problemi non solo sociologici ma anche organizzativi. Un’azione coordinata e corale, che mira a ridare prestigio e dignità alle professioni sanitarie, proteggendo e valorizzando il loro quotidiano indispensabile lavoro, al servizio, non va dimenticato, dei pazienti e di tutti i cittadini».
«Ringraziamo ancora una volta il Ministro Lorenzin per la grande sensibilità dimostrata su queste tematiche – afferma Anelli -, sensibilità condivisa dagli altri componenti dell’Osservatorio. Ora occorre che anche sul territorio e nella politica ad ogni livello si instauri e cresca una cultura della sicurezza, e vengano attuati provvedimenti strutturali e sistematici». La prossima convocazione dell’Osservatorio è per l’11 aprile, giorno in cui saranno ascoltate due medici donna che hanno recentemente denunciato una violenza. «La loro storia, il loro vissuto sia di sprone affinché nessuna collega debba più sopportare la loro sofferenza – auspica Anelli -. La sicurezza dei nostri professionisti è una questione etica e sociale. Dobbiamo garantirla a loro perché garantiscano cure di qualità ai pazienti».
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