«Sono tremila i casi di aggressione, di cui solo milleduecento quelli denunciati». Così il presidente del sindacato Nursing Up Antonio De Palma nel nuovo videomessaggio della campagna di sensibilizzazione #NoViolenzasuglinfermieri, online da oggi
«Nel nostro Paese un infermiere su dieci ha subito violenze sul lavoro e il 4% è stato minacciato con una pistola. Non si tratta solo di aggressioni fisiche, ma anche verbali. Oltre agli insulti, noi operatori sanitari subiamo comportamenti umilianti e mortificanti. Nella nostra vita lavorativa c’è tutto questo. E siamo stati proprio noi del sindacato degli infermieri a lanciare l’allarme è stato il sindacato degli infermieri Nursing Up, diffondendo i dati dell’indagine condotta con l’Organizzazione Mondiale della Sanità, per misurare a che livello di violenza siamo arrivati. Sono tremila i casi di aggressione, di cui solo milleduecento quelli denunciati». Così il presidente Nursing Up Antonio De Palma nel nuovo videomessaggio della campagna di sensibilizzazione #NoViolenzasuglinfermieri, online da oggi.
«Per dire no a questo fenomeno – prosegue – e per aiutare chi si prende cura di te: dacci una mano a difendere gli infermieri, vai sul sito www.nursingup.it e condivi il video con hashtag #NoViolenzasuglinfermieri. Aiutaci a curati». Più che un invito, l’intervento del presidente del sindacato di categoria vuol essere un richiamo alle coscienze, una call to action per combattere in maniera virale una ineludibile battaglia di civiltà, quella contro le aggressioni al personale sanitario. Ad essa hanno già risposto celebrities del calibro di Simona Ventura, Eva Grimaldi e Marisa Laurito, nonché attori noti come Michela Giraud, Giorgio Colangeli e Massimiliano Vado, cui si sono aggiunte la influencer Maria Vittoria Cusumano e la giornalista Janet De Nardis. Tutti insieme per unire le loro voci in un coro unanime accendendo i riflettori sul un fenomeno che continua a mietere vittime.
Attraverso questo appello, gli infermieri chiedono alle istituzioni una risposta immediata e decisa. Non c’è più tempo da perdere, soprattutto in questo momento di sovraffollamento dei reparti di emergenza/urgenza tra picco influenzale e allerta Coronavirus. In Parlamento è in dirittura d’arrivo il Ddl recante “Disposizioni in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell’esercizio delle loro funzioni”. Un provvedimento che prevede l’inasprimento delle pene per chi aggredisce i sanitari, l’istituzione di un Osservatorio ad hoc e le tutele della procedibilità d’ufficio per il personale.
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Ma per il Nursing Up, che garantisce agli iscritti vittime di violenza l’assistenza legale gratuita, tali misure non sono sufficienti. Tante cose restano ancora da fare per fronteggiare questa terribile emergenza che colpisce ogni giorno gli infermieri italiani e gli altri operatori sanitari. «Si poteva fare di più – spiega De Palma – perché a poco serve istituire un Osservatorio che osservi ex post gli accadimenti, bisogna invece che ci siano in tutte le Aziende sanitarie dei presidi di monitoraggio con potere di intervento. Le Aziende, dal canto loro, devono essere messe in condizioni di creare veri e propri servizi di protezione del personale sanitario da far scattare al bisogno. Quindi vanno studiati dei modelli organizzativi, in base ai quali nel momento dell’emergenza si attivi in automatico l’intervento del personale di sorveglianza».
«L’aggravio delle pene per gli aggressori e la procedibilità d’ufficio che noi abbiamo fortemente chiesto, sono un primo importante passo – sottolinea – ma siamo molto dubbiosi sull’efficacia del provvedimento a meno che non si operi in contemporanea al livello culturale un’inversione di rotta». Quotidianamente il sindacato riceve segnalazioni di aggressioni. «Noi del sindacato di categoria conosciamo bene cosa accade sui territori e quanto l’emergenza delle violenze sia cresciuta negli ultimi anni creando gravi disagi ai lavoratori. Non è più possibile – conclude il presidente Nursing Up – attendere oltre».
AGGRESSIONI, UN’ESCALATION NEGLI ULTIMI GIORNI
Ogni giorno è un bollettino di guerra, ormai l’emergenza riguarda l’intero territorio nazionale. Negli ultimi giorni in Sicilia si registra una vera e propria escalation delle aggressioni. A Ragusa l’ultimo episodio risale al 17 febbraio all’ospedale Maggiore di Modica, dove un uomo ha provocato il panico tra i pazienti sfondando la porta dell’ambulatorio di ortopedia. Il giorno prima è stata denunciata al Pronto soccorso dell’Umberto I di Siracusa un’altra aggressione con calci, pugni e morsi ai danni di due autisti soccorritori. Mentre al PS dell’ospedale Guzzardi a Vittoria quattro operatori sono rimasti feriti nel tentativo di bloccare un aggressore. Ad avere la peggio un infermiere con la prognosi di 30 giorni.
In Campania la situazione non è migliore. A Napoli l’equipaggio 118 è oggetto di reiterate aggressioni, sia verbali che fisiche, alle quali i soccorritori stessi sono ormai abituati. Tra calci, pugni e insulti, i soccorritori reagiscono quotidianamente con veri e propri atti di resistenza pacifica e/o allertando le forze dell’ordine tramite centrale operativa. Ma nemmeno davanti agli uomini in divisa si ferma talvolta la violenza ingiustificata. Il 18 febbraio due aggressioni ai danni degli infermieri hanno colpito il Pronto soccorso di Avellino e Ariano Irpino a distanza di poche ore. Altri momenti di paura anche all’AO di Caserta, dove lo scorso 16 febbraio un paziente ha sferrato un pugno contro la vetrata del Triage, sfondandola.
Non è solo al sud che si susseguono le aggressioni ai danni del personale sanitario. Il 14 febbraio attimi di concitazione e terrore al Pronto soccorso di Rivoli (Torino), dove un uomo ha aggredito un medico e due infermieri. Solo grazie all’intervento degli agenti della polizia locale, l’episodio si è concluso con l’aggressore immobilizzato e denunciato. Lo stesso giorno a Genova un uomo ha spintonato alcuni infermieri dopo essere stato sorpreso a rubare nell’armadietto di un paziente. Ma si tratta dell’ultimo di una serie di episodi violenti ai danni del personale in servizio negli ospedali cittadini, in particolare al Galliera, dove le aggressioni sono sempre più frequenti.
Nelle corsie continua la guerra anche in Lombardia, dove l’8 febbraio sera al Pronto soccorso dell’Humanitas Gavazzeni di Bergamo un uomo ha aggredito all’improvviso un operatore di guardia con urla, minacce e pugni davanti ai pazienti increduli della sala d’attesa, solo perché pensava che sua moglie dovesse passare davanti agli altri. Neppure l’accorrere sul posto dei colleghi ha impedito che il malintenzionato continuasse a inveire e insultare il personale. Situazione prontamente scongiurata dall’arrivo delle forze dell’ordine. Il bollettino delle violenze va avanti con la Sardegna, dove il 13 febbraio è stato lanciato l’allarme dal personale sanitario all’interno del centro per rimpatri di Macomer che minaccia l’astensione dal lavoro e in qualche caso le dimissioni, perché, a quanto si apprende, non ci sarebbero le condizioni per lavorare in sicurezza. Gli operatori chiedono la presenza dei vigilantes per poter operare.
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