L’hashtag lanciato dagli infermieri aretini è stato condiviso da decine di migliaia di persone, tra cui celebrità come Pupo, Ciccio Graziani, Roberto Burioni, Paolo Conticini, Giovanni Malagò e Ronn Moss. Il presidente dell’Ordine Giovanni Grasso: «Diciamo no alle aggressioni sul personale sanitario e chiediamo maggiore sicurezza»
Quello della violenza contro il personale sanitario continua ad essere un tema all’ordine del giorno. Si calcola che l’89% di medici, infermieri e altri professionisti della salute abbia subito aggressioni fisiche, verbali o psicologiche. L’Ordine delle professioni infermieristiche di Arezzo si è quindi mobilitato con una campagna per dire basta alla violenza. Ha lanciato l’hashtag #rispettachitiaiuta, che in pochi giorni è stato condiviso da decine di migliaia di persone, tra cui celebrità del mondo dello sport, dello spettacolo e della sanità come Pupo, Ciccio Graziani, Roberto Burioni, Paolo Conticini, Giovanni Malagò e l’attore americano Ronn Moss. Ha poi organizzato, per il prossimo 4 marzo, una giornata di formazione e informazione dedicata ai professionisti, che vedrà anche la partecipazione della presidente della FNOPI Barbara Mangiacavalli. Nel corso dell’iniziativa verrà presentato uno spot di sensibilizzazione contro i sempre più frequenti episodi di violenza, e verrà insegnato ai partecipanti come riconoscere e gestire l’aggressività.
«Questa è un’iniziativa di sensibilizzazione della popolazione per dire no alle aggressioni – commenta ai nostri microfoni Giovanni Grasso, presidente dell’OPI di Arezzo –. È importantissimo riuscire a far comprendere ai cittadini che i professionisti che incontrano negli ospedali lavorano per garantire il loro diritto alla salute. Gli operatori, al contempo, devono sapere gestire nel minor tempo possibile una situazione di emergenza».
Presso l’Auditorium Pieraccini dell’ospedale San Donato di Arezzo, si confronteranno sul tema i rappresentanti di medici, infermieri e professionisti sanitari tecnici, a cui seguirà l’intervento dello psichiatra e criminologo Massimo Picozzi.
«Quello che chiediamo alle istituzioni – conclude Grasso – è ovviamente maggiore sicurezza, ma anche un’informazione non aggressiva destinata ai cittadini, che devono essere rassicurati sulle competenze e la professionalità degli operatori della salute».
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