Nel Disegno di legge presentato dalla senatrice Barbara Guidolin si prevede la revisione del mansionario (fermo al 2001) e l’istituzione dell’elenco nazionale degli operatori socio-sanitari. MIGEP critico verso la riforma, apre la UGL
Sono passati ben 19 anni dall’accordo del 22 febbraio 2001 tra il Ministro della Sanità, il Ministro per la Solidarietà sociale e le Regioni che ha istituito la figura dell’operatore socio-sanitario. Da allora il mondo della sanità è cambiato completamente e la stessa figura dell’OSS è stata chiamata spesso a svolgere compiti, dalla somministrazione della terapia a semplici medicazioni, diversi da quelli assegnati dall’accordo del 2001.
Ora prova a fare ordine in materia il Disegno di legge depositato dalla senatrice del Movimento Cinque Stelle Barbara Guidolin che si propone due obiettivi chiari: superare la frammentarietà della formazione su base regionale, creare uno specifico percorso di istruzione secondaria superiore, che preveda programmi di insegnamento uniformi su tutto il territorio nazionale, e revisionare il mansionario. Le norme coinvolgeranno i circa 200mila operatori presenti in Italia, ma si tratta di una stima, non essendoci un conteggio effettivo del numero di questi lavoratori.
Nel Ddl, composto da due articoli, si propone di conferire una delega al governo per la riforma della figura e del profilo e la previsione della definitiva parificazione all’operatore socio-sanitario, sia a livello normativo che contrattuale, delle figure ad esso affini quali l’operatore tecnico addetto all’assistenza, l’operatore socio-assistenziale, l’ausiliario socio-assistenziale, l’assistente domiciliare e dei servizi tutelari e l’addetto all’assistenza di base, integrando la formazione delle figure richiamate per equipararla a quella dell’operatore socio-sanitario.
Prevista inoltre l’inclusione dell’attività di operatori socio-sanitari tra le professioni usuranti, trattandosi di attività caratterizzata da un elevato indice di stress psico-fisico, al fine di poter esercitare il diritto all’accesso al trattamento pensionistico anticipato.
«Di fatto sono 20 anni che non vengono riviste le mansioni e il profilo di questa figura che da un profilo tecnico in cui è stato rinchiuso ora è passato a tutti gli effetti a un profilo socio-sanitario – spiega a Sanità Informazione la senatrice Guidolin -. Con il Ddl intendiamo dare una delega al governo affinché riveda la figura professionale dell’operatore socio-sanitario aggiornandola nel suo mansionario ma anche rivedendo la formazione che è al momento è affidata alle regioni ed è frammentaria, una formazione che non deve essere necessariamente legata a un percorso universitario. Quindi ponendo a livello nazionale la formazione per l’OSS alziamo la qualità per arrivare a quelli che sono i livelli di altri paesi europei».
La proposta di legge prevede anche l’istituzione dell’Elenco nazionale degli operatori socio-sanitari. I datori di lavoro pubblici e privati potranno assumere esclusivamente OSS che siano inseriti nell’elenco.
«La previsione dell’elenco è sufficiente per capire quanti sono gli OSS in Italia – continua Guidolin -. La forza di questa categoria sarebbe data dall’inserimento nell’area socio-sanitaria perché attualmente l’OSS è rinchiuso in un’area tecnica. Dobbiamo fare questo salto di categoria e portarlo avanti. In questo troverà la sua forza come profilo».
La ridefinizione del profilo da tempo divide sindacati e associazioni di categoria. Giudica in modo positivo il Disegno di legge Gianluca Giuliano, Segretario della Ugl Sanità, che ritiene urgente procedere a una revisione del mansionario: «È datato a venti anni fa. Ora vanno ridefinite le mansioni in maniera dettagliata perché oggi c’è molta confusione: l’OSS fa assistenza ma in molte parti svolge mansioni che hanno poco a che fare con l’assistenza. L’impianto del Ddl ci soddisfa tranne qualcosa che va sistemata. Per me è un ruolo sanitario a tutti gli effetti quello dell’OSS: è vero che non possono somministrare terapia ma si occupano dell’assistenza diretta».
Giuliano promuove anche la scelta di istituire un semplice elenco a scopo di censimento, mentre vede meno utile la creazione di un albo professionale: «Sicuramente bisogna uniformare la formazione che al momento è delegata alle singole regioni. Dall’altro non vincolerei la formazione dell’OSS, come qualcuno vorrebbe, a un percorso universitario che potrebbe tagliare fuori chi non ha un titolo di studio adeguato. Su questi temi serve un confronto approfondito».
Fortemente critico invece il MIGEP – Federazione nazionale delle professioni sanitarie e sociosanitarie. Il Segretario nazionale aggiunto del MIGEP Angelo Minghetti argomenta: «Nel Ddl non c’è scritto come si intende riformare la figura dell’OSS, non si conoscono le linee. Inoltre non è chiaro da chi sarà tenuto l’elenco nazionale: il Ministero della Salute ci ha già detto che non è di sua competenza» spiega Minghetti a Sanità Informazione.
Per Minghetti, poi, il tema delle mansioni è di competenza della Conferenza Stato-Regioni, come avvenuto per l’accordo del 2001: «L’OSS nasce nell’ambito della Conferenza Stato Regioni e da un tavolo tecnico composto dal ministero, dalla Conferenza e da sindacati e associazioni. Ogni modifica deve essere rideterminata da un tavolo tecnico composto da questi elementi».
Anche la creazione di uno specifico percorso di istruzione secondaria superiore non convince il MIGEP: «Noi dal 2012 sosteniamo che la formazione deve essere sanitaria fatta da istituti tecnici sanitari come previsto a livello europeo». Minghetti chiede inoltre che si tenga conto, per rideterminare le mansioni, del documento elaborato congiuntamente da MIGEP e FNOPI e per questo auspica un incontro con la senatrice Guidolin.
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