Filippo Anelli, presidente FNOMCeO, si dice soddisfatto dei fondi in arrivo dall’Europa. «Occorre un piano per cambiare la sanità passando attraverso l’Ospedale, il Territorio, la Libera Professione. Non dobbiamo farci trovare impreparati»
«Bene l’intesa sui fondi europei. Condividiamo il pensiero del ministro della Salute Roberto Speranza: finalmente più investimenti e più solidarietà. Ora è il tempo delle riforme per il miglior utilizzo delle risorse». Così Filippo Anelli, presidente della FNOMCeO, ha commentato l’accordo, raggiunto all’alba a Bruxelles dopo quattro giorni e quattro notti di trattativa, sul prossimo bilancio comunitario, a cui è associato un Fondo per la ripresa del valore di 750 miliardi di euro, dei quali circa 209 destinati all’Italia.
«Per quanto riguarda la sanità, – ha proseguito – la FNOMCeO ha le idee chiare sulle direttrici della riforma, che sono le stesse prospettate al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, in occasione degli Stati Generali dell’Economia. Lungo queste direttrici sta lavorando anche il Comitato Centrale, che ha aperto il “Cantiere delle riforme” per cambiare la sanità passando attraverso l’Ospedale, il Territorio, la Libera Professione. Non dobbiamo farci trovare impreparati da nuove ondate pandemiche, e dobbiamo, nel contempo, fornire risposte adeguate alle esigenze di salute della popolazione».
E allora, ha spiegato Anelli: «Occorre un piano per riformare la rete ospedaliera, conferendole flessibilità organizzativa in modo tale da non interrompere le cure ai cittadini anche in caso di pandemia ed erogare tutti i servizi necessari nella stessa struttura. Un piano per far decollare il territorio umiliato e trascurato in questi 20 anni da una visione che puntava sul Distretto forte ma che in realtà ha mortificato la possibilità di sviluppare l’autonomia e l’interazione tra i professionisti».
«È tempo di cambiare pagina – è l’ammonimento di Anelli -. Al ministro della Salute chiediamo di puntare sui professionisti come soggetti, portatori di competenze e di valori, che si ritrovano, insieme, ‘al letto del malato’, abbandonando la logica della carriera fine a sé stessa, che inficia i rapporti e alimenta una competizione tesa solo ad assicurarsi posizioni e a ricoprire cariche dirigenziali».
«Servono ora garanzie e investimenti per rendere fruibile il diritto alla sicurezza – ha affermato -. Lo dobbiamo a tutti gli operatori che, nonostante le carenze del sistema, non si sono mai tirati indietro e hanno messo a rischio anche la loro vita. Il loro sacrificio sia di monito per tutti gli amministratori, perché considerino la sicurezza degli operatori sanitari un diritto incomprimibile e non una concessione».
Poi l’invito: «A questo proposito, è importante ribadire come la gestione dei sistemi sanitari non debba ridursi alla loro aziendalizzazione. I manager devono sì gestire le risorse. Ma, nella governance e nella determinazione e raggiungimento degli obiettivi di salute vanno coinvolti i professionisti e, tramite le comunità locali, i cittadini».
«Infine, le disuguaglianze, vero vulnus del nostro Servizio Sanitario Nazionale – ha concluso Anelli -. È irrinunciabile e improcrastinabile un piano per colmarle, conferendo più ampi poteri al ministro della Salute, in modo che sia messo nelle condizioni di poter intervenire direttamente laddove occorra, garantendo e mantenendo l’uguaglianza, l’equità e l’universalità nell’accesso alle cure per ogni cittadino e in ogni angolo del Paese».
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