Regione e Fimmg Lazio al lavoro per trovare soluzioni. L’OMCeO pontino: «Scontiamo errori atavici di programmazione»
Ad Aprilia, comune di 80mila abitanti in provincia di Latina, non c’è più nessun medico di famiglia disponibile. In attesa di provvedimenti correttivi che assegnino nuovi medici alla cittadina, gli abitanti rimasti senza assistenza sono invitati ad iscriversi alle liste del Comune limitrofo di Cisterna, distante da Aprilia 15 chilometri. É questo il dato, lapidario quanto allarmante, comunicato dalla Asl pontina pochi giorni fa. La punta dell’iceberg di una carenza di medici di Medicina Generale ormai diffusa in tutto il Paese, che riversa i suoi effetti nefasti sui cittadini ma le cui origini sono da ricercarsi in una atavica tendenza alla svalutazione, dal punto di vista della programmazione, ma anche formativo e retributivo, della medicina territoriale e delle risorse in questa coinvolte.
«É una situazione allarmante che abbiamo già attenzionato in Regione per proporre delle soluzioni – afferma Giovanni Cirilli, Segretario Fimmg Lazio -. Il tutto è frutto di un drammatico errore di programmazione centrale che ci ha fatto passare da un periodo di pletora medica ad uno di carenza medica che perdurerà almeno fino al 2025, quando vedremo gli effetti dell’aumento delle borse di studio per il corso di formazione in Medicina Generale. Aumento che sarebbe però dovuto avvenire almeno dieci anni fa».
«Adesso – prosegue Cirilli – c’è da mettere riparo a una situazione che presto coinvolgerà tutto il territorio regionale. Siamo in attesa di una convocazione urgente da parte della Regione per garantire ai cittadini il diritto ad essere assistiti in prossimità. C’è da notare – sottolinea – che adesso i giovani medici vengono reclutati dagli hub vaccinali con remunerazioni allettanti, di conseguenza non c’è nessun incentivo ad accettare incarichi in zone periferiche o disagiate».
«Sicuramente – risponde Cirilli – l’istituto della deroga, prevista dal contratto ovviamente su base volontaria, che prevede la possibilità di aumentare il massimale da 1500 fino a 1800 per un periodo di tempo limitato in attesa delle graduatorie per riassegnare nuovi medici che accettino l’incarico nelle zone carenti. Oppure – aggiunge il Segretario Fimmg Lazio – forzando un po’ la normativa nazionale ma come è stato già fatto in alcune Regioni, procedere a una modifica del numero ottimale (il rapporto numerico tra medici e assistiti) e ad una quota capitaria pesata su base oro-geografica».
«Era una problematica già ampiamente prevedibile – afferma il presidente dell’Ordine dei Medici di Latina Giovanni Maria Righetti -. Che i medici settantenni sarebbero andati in pensione era cosa nota. L’aumento dei posti di formazione disponibili dispiegherà i suoi effetti fra tre anni, con incarichi peraltro provvisori. Molti medici sono confluiti in altre specializzazioni, altri hanno scelto strade più redditizie. Insomma questo è il quadro – spiega Righetti – in aggiunta al quale dobbiamo considerare che nelle UCP (Unità di Cure Primarie), composte da più medici di medicina generale che si sostituivano l’un l’altro, oggi accade spesso che ogni medico abbia già raggiunto il massimale e non possa quindi prendere in carico pazienti altrui. É chiaro poi che nei piccoli centri questa carenza ha un impatto molto più forte rispetto alle città, dove il venir meno di alcuni medici viene riassorbito in qualche modo. Ci auguriamo – conclude – che al più presto vengano presi i necessari provvedimenti burocratici e amministrativi per far fronte a questa situazione».
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