Magliozzi (Cisl Medici Roma Capitale/Rieti): «Sono 5 anni che lottiamo con i colleghi del Sant’Eugenio, ora si sono uniti quelli del Pertini»
Da due lunedì consecutivi il personale sanitario della Asl Roma 2, senza voler etichettare la protesta ed intestarla a bandiere sindacali, ha convocato un flash mob contro la decisione dell’azienda di «decurtare dall’orario 10 minuti al giorno dopo 6 ore di servizio per la pausa non prevista dal Ccnl 2016/2018».
Quindi in contemporanea, negli ospedali Sandro Pertini e Sant’Eugenio, hanno messo in atto la protesta, che non si fermerà fino alla proclamazione dello sciopero. I camici bianchi, di professione ex eroi, constatano che tocca sempre a loro stare in prima linea in un modo o in un altro: al fronte contro la malattia, contro la burocrazia, contro la politica ottusa. Ne parliamo con Benedetto Magliozzi, segretario Cisl Medici Roma Capitale/Rieti.
Quando ha inizio questo disagio dei medici e del personale sanitario nella Asl Roma 2?
«L’ultima Direzione generale della Asl Roma C nel dicembre del 2015 adeguò gli orari alle normative europee, si disse che era un periodo di prova, con un riposo giornaliero, per cui dopo le sei ore bisognava fare dieci minuti di riposo. Il turno per l’area della dirigenza medica era di sei ore, anche per il pomeriggio, quindi dalle 8 alle 14, dalle 14 alle 20 e il turno notturno dalle 20 alle 8. Dopo questa verifica si sarebbe dovuto riparlare di questa cosa per vedere se ci fossero state delle criticità. Noi non siamo stati mai convocati, abbiamo scritto e non abbiamo ricevuto alcuna risposta e la situazione va avanti da cinque anni. A prescindere dalla pausa mensa di 30 minuti, si può anche mangiare in 10 minuti, ma perché mi devi decurtare trenta minuti non si è capito. Secondo uno specifico articolo nella legge non possono essere sottratti i dieci minuti ai dirigenti medici e alla ex Asl Roma C, diventata Roma 2, al Sant’Eugenio per cinque anni hanno decurtato i dieci minuti a tutto il personale, e all’ospedale Pertini, che fa parte della stessa Asl, no».
Si tratta di due-quattro ore alla settimana, circa una settimana l’anno non retribuita. E tra l’altro il lavoro di un medico non si interrompe mai se c’è un’emergenza…
«Guardi, le tolgono anche durante i festivi, il collega di guardia che è solo in teoria dovrebbe smontare e fare la pausa e capirà che non è possibile. Lo stesso anche di notte, pur essendo una guardia di attesa, dove si dorme o si riposa come fanno i Vigili del Fuoco. Se invece sei sveglio vuol dire che stai lavorando, perché quindi togliere i dieci minuti. Ma secondo l’azienda è stata fatta una denuncia anonima alla Corte dei Conti che chiedeva come mai al Sant’Eugenio toglievano i dieci minuti e al Pertini no, l’azienda così ha pensato bene di toglierli a tutti. Lì è successa la rivolta».
Per adeguarsi, hanno deciso di togliere i dieci minuti anche al personale dell’Ospedale Pertini, quindi.
«Esatto. Noi siamo stati contro quella delibera già nel 2015. La cosa ha avuto un effetto distruttivo quando anche il Pertini è stato colpito. C’è stata a questo punto una giusta levata di scudi perché ciò non avvenisse, anzi, l’azienda ha chiesto all’Aran un consiglio, ma non hanno ottenuto risultati e sono stati rinviati al ministero della Funzione Pubblica, da cui adesso attendono un parere».
Perché la Direzione generale non risolve il problema decidendo di lasciare la disposizione per tutti o di toglierla a tutti?
«Perché se levano i dieci minuti devono ripagare i cinque anni che hanno tolto e se li lasciano devono recuperare cinque anni dal personale del Pertini. Essendo un’azienda unica perché in un ospedale fai in un modo e nell’altro ti comporti diversamente? Apriremo comunque un confronto a breve, l’azienda ci ha fatto sapere che presto ci incontreremo. Noi comunque abbiamo fatto tutti i passi del caso».
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