Con questo documento i professionisti sanitari, che in Italia sono più di un milione e mezzo, si impegnano, come si legge nel Manifesto, a “promuovere e sostenere attività, quali Enti sussidiari dello Stato, al fine di garantire un’effettiva equità nell’accesso alle cure”
“Condividere e riconoscersi in un insieme di valori comuni, dai quali partire per mettere in campo azioni di contrasto alle diverse forme di povertà sanitaria e alle disuguaglianze nella tutela della salute”: è questo l’obiettivo del ‘Manifesto per il superamento delle povertà sanitarie’ condiviso dall’Ufficio nazionale per la pastorale della salute della Cei (Conferenza episcopale italiana) e firmato da tutte le Federazioni e i Consigli nazionali dei Professionisti della Salute (FNOMCeO, FNOPI, FNO TSRM e PSTRP, FOFI, FNOPO, FNOVI, FNCF, CNOP, FNOFI, FNOB, CNOAS). Con questo documento i professionisti sanitari, che in Italia sono più di un milione e mezzo, si impegnano, come si legge nel Manifesto, a “promuovere e sostenere attività, quali Enti sussidiari dello Stato, al fine di garantire un’effettiva equità nell’accesso alle cure e l’eguaglianza di tutti i cittadini nell’esercizio del diritto alla tutela della propria salute supportare politiche efficaci per un adeguato finanziamento degli obiettivi di salute nell’ottica dell’interesse dell’intera collettività”.
“La povertà sanitaria colpisce centinaia di migliaia di persone in Italia. Il diritto alla salute è un valore irrinunciabile per tutti i cittadini – ha detto il ministro della Salute, Orazio Schillaci, in un messaggio in apertura del convegno ‘Le povertà sanitarie in Italia’, al termine del quale è stato siglato il Manifesto -. Un sistema sanitario equo e accessibile è la base per una società coesa e solidale, in cui ogni persona abbia la possibilità di vivere una vita dignitosa e sana. Stiamo riformando – ha aggiunto il ministro – in nostro servizio sanitario attraverso il rafforzamento dell’assistenza territoriale e della sanità di prossimità, con particolare attenzione alle fasce di popolazione più vulnerabili. Inoltre è essenziale consolidare l’integrazione tra salute e welfare, riconoscendo l’interconnessione tra bisogni sociali e sanitari”.
Per Teresa Calandra, presidente Presidente della FNO TSRM PSTRP, i professionisti sanitari “hanno il dovere, nei confronti delle diseguaglianze nella salute e nell’assistenza sanitaria, di agire per rafforzare la medicina di prossimità, promuovere la consapevolezza delle persone assistite, la produzione e la conoscenza delle evidenze e la piena e profonda consapevolezza della salute come diritto”.
Barbara Mangiacavalli, presidente FNOPI, invece, ha sottolineato quanto “gli infermieri italiani siano parte integrante dell’équipe di cura in questa multi professionalità che tutte le federazioni auspicano. Credo che soprattutto sulla componente territoriale, ma anche quella ospedaliera, gli infermieri possono essere quel pivot che aiuta tutti gli altri professionisti a fare rete e a mettersi insieme – ha aggiunto Mangiancavalli – Perché il tema delle determinanti sociali di salute piuttosto che il tema dei percorsi di continuità di presa in carico o delle fragilità, delle marginalità, deve vedere una azione sinergica di infermieri soprattutto quelli di famiglia e comunità, ma anche la componente ospedaliera con i medici specialisti, con i medici di medicina generale con i pediatri con i farmacisti, gli assistenti sociali cioè tutte quelle professioni che a vario titolo entrano in questo percorso complesso: la condivisione di percorsi, l’interconnessione di competenze di discipline di professionalità, può aiutare il nostro il nostro Paese, i nostri cittadini, ma soprattutto può essere un elemento di svolta importante anche per il nostro Ministero della salute. La Federazione degli infermieri c’è e c’è sempre stata: può essere quella chiave di lettura importante per realizzare processi, integrazioni, documenti, norme, modelli che possono veramente tener conto di questa necessaria connessione interprofessionale”.
Silvia Vaccari, presidente della FNOPO, richiamando alcuni dati del 21° Rapporto ‘Ospedali & Salute’ Aiop-Censis ha sottolineato quanto sia innegabile che “l’accesso alle cure sia un problema per molti italiani: in Italia sono 4,5 milioni le persone che rinunciano alle cure, soprattutto per ragioni economiche. Tra questi la maggior parte sono donne che, troppo impegnate a prendersi cura degli altri, finiscono per trascurare la propria salute. E, così, quando non possono più fare a meno di ricorrere ad una visita specialistica o un esame diagnostico sono costrette a ricorrere alle prestazioni erogate in regime privato per accorciare i tempi – aggiunge la Presidente Vaccari – . Per migliorare l’accesso alle cure è necessario allocare meglio le risorse che oggi abbiamo a disposizione, prima ancora di stanziarne delle nuove – propone la dottoressa Silvia Vaccari -. È necessario destinare più finanziamenti verso l’assistenza di prossimità alla quale l’ostetrica può contribuire non solo attraverso i Consultori, ma anche con l’home visiting e ampliando la sua presenza in quei contesti sociali fondamentali come le scuole di ogni ordine e grado”.
Anche Gaetano Penocchio, presidente della FNOVI ha citato alcune statistiche sulla povertà, in particolare quelle Istat dalle quali emerge che tra il 2021 e il 2022 l’incidenza della povertà assoluta per le famiglie in Italia è salita dal 7,7% al 8,3%, ovvero quasi 2,1 milioni di famiglie. Per Penocchio è necessario “attivarsi per garantire una sempre maggiore equità nell’esercizio del diritto alla tutela della propria salute. Pochi sanno che il Medico Veterinario si occupa anche di sicurezza alimentare. Ci occupiamo di tutto ciò che riguarda la sicurezza di tutti gli alimenti di origine animale e dei prodotti derivati. Ci occupiamo della tutela del consumatore, controllando tutte le filiere produttive, dal campo alla tavola. Perciò il Medico Veterinario può e deve essere protagonista nel recupero delle eccedenze di cibo e della lotta allo spreco. Nel 2016, a seguito dell’entrata in vigore della legge 166/2016 (Legge Gadda) contro lo spreco – tra gli altri – di alimenti, è stato sottoscritto un accordo di collaborazione tra Banco Alimentare e medici veterinari. Recuperare cibo per la donazione non è solo un atto di generosità, seppur importante, ma è soprattutto un cambio di paradigma. Significa restituire valore al cibo, dare un valore di condivisione della vita delle persone, dalle più fortunate alle meno fortunate, offrire maggior attenzione alla sicurezza di ciò che si produce, perché il cibo avrà una nuova vita. Mettere a disposizione la nostra professionalità per recuperare cibo per chi è in difficoltà contribuisce a dare un ulteriore senso alla nostra professione. Perché il cibo, se non è sicuro, non è cibo. Gli effetti sulla povertà sanitaria si riflettono anche sulla salute degli animali La povertà sanitaria ha un impatto anche sulla salute degli animali. Se guardiamo agli animali da compagnia sono i compagni di vita di tante persone, incluse le perone anziane e le persone sole. I problemi economici non consentono chiaramente di poter tenere dignitosamente gli animali domestici. Da tempo – ha spiegato il Presidente della FNOVI – come Federazione chiediamo di non considerare gli animali da compagnia un bene di lusso diminuendo ad esempio l’IVA che oggi è al 22% sulle attività mediche e sugli alimenti”.
Gli assistenti sociali, insieme a tutti i professionisti della Salute, hanno condiviso il percorso che la Cei sta seguendo per mettere sotto i riflettori delle istituzioni, dei decisori politici, dei ministri in carica e dei parlamentari eletti, il tema delle povertà sanitarie. “Per quello che è il nostro ruolo nel Paese – ha detto Mirella Silvani, vicepresidente CNOAS – sappiamo più di altri che a povertà sanitarie corrispondono diseguaglianze sociali, personali e territoriali. Riteniamo, proprio per questo, che la garanzia dei Livelli Essenziali di Assistenza e dei Livelli Essenziali delle Prestazioni Sociali debbano viaggiare insieme in tutto il Paese in modo da invertire l’attuale situazione dove le diseguaglianze di servizi e di risorse pregiudicano i diritti delle persone. Firmiamo, come Cnoas, il Manifesto, perché insieme a tutti i professionisti della Salute, chiediamo un impegno a tutti coloro che hanno responsabilità nel gestire le risorse, nell’impiegarle al meglio per lo sviluppo del Servizio sanitario Nazionale e del sistema dei servizi sociali”.
Il documento è stato firmato lo scorso 10 maggio a Verona in occasione della prima delle tre tappe dedicate alle povertà sanitarie, che mettono a confronto esperti del settore, economisti, ricercatori e rappresentanti istituzionali e professionisti sanitari e sociosanitari. I prossimi due appuntamenti sono fissati per il 15 novembre 2024 e il 5 aprile 2025.
IL MANIFESTO DELLE FEDERAZIONI
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