Lo studio, il presidente AITA: «In questo ultimo anno e mezzo abbiamo avuto la possibilità di osservare un numero sufficiente di pazienti per associare disturbi audiologici e vestibolari alla malattia da Covid-19 e, soprattutto, alla cosiddetta sindrome da long Covid»
Gli audiometristi di tutta Europa si preparano ad affrontare la quarta ondata della pandemia da Covid-19 puntando ad un’intensificazione dei presidi per il monitoraggio dei disturbi dell’udito e vestibolari. «Già nel mese di maggio 2021, durante un incontro tra professionisti di tutta Europa – racconta Rodolfo Sardone, presidente AITA, l’Associazione italiana tecnici audiometristi – è stata evidenziata la necessità di mettere a punto un sistema di sorveglianza per monitorare la soglia uditiva e la presenza di eventuali disturbi vestibolari nei pazienti affetti da Covid-19. Controlli da effettuare sia nelle fasi iniziali della malattia, indipendentemente dalla presenza di sintomatologia audiologica – sottolinea l’audiometrista -, che, successivamente, alla presenza di sintomi più specifici o in coloro che manifestano disturbi da long Covid. Solo in questo modo è possibile capire se un paziente rischia realmente un danno uditivo e, eventualmente, prevederne l’entità».
Una necessità supportata anche dalle più recenti evidenze scientifiche, una cui sintesi sarà pubblicata nelle prossime settimane (con il contributo dello stesso Sardone). «Il numero di casi di pazienti che hanno riportato danni uditivi o disturbi vestibolari a seguito del Covid-19 sono inferiori all’uno per cento, ma quelli latenti, non diagnosticati, sembrano essere assai superiori. In questo ultimo anno e mezzo abbiamo avuto la possibilità di osservare un numero sufficiente di pazienti per associare disturbi audiologici e vestibolari alla malattia da Covid-19 e, soprattutto, alla cosiddetta sindrome da post Covid o long Covid. Si è visto, infatti, come questi disturbi uditivi non avessero una correlazione diretta con le infezioni acute, piuttosto, solo con il passare dei mesi, alcuni pazienti hanno iniziato a sviluppare delle sindromi molto simili alle cosiddette ipoacusie neurosensoriali improvvise. In altre parole, questi soggetti perdevano improvvisamente una grossa percentuale della capacità uditiva, di solito con una compromissione maggiore di un orecchio rispetto all’altro».
Oltre all’ipoacusia, a seguito di infezione da Sars-CoV-2, potrebbero insorgere altri disturbi, come le vertigini. Si tratta di sintomi che pur essendo maggiormente diffusi, sono più difficili da diagnosticare. Ed è proprio per far emergere questa tipologia di pazienti che appare fondamentale il contributo degli audiometristi. «Sarebbe auspicabile istituire un osservatorio epidemiologico per monitorare tutti i “soggetti long Covid”, poiché è stimato che, indipendentemente dal numero di casi effettivamente diagnosticati, essendoci un grandissimo numero di situazioni latenti, ci sarà un possibile incremento di ipoacusie, soprattutto – conclude l’audiometrista -, di quelle legate all’età».
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