Il ddl della leghista Maria Cristina Cantù definisce le figure del soccorritore e dell’autista soccorritore affidandone in via prioritaria le attività alle associazioni di volontariato. Ma l’associazione di categoria CO.E.S. punta a definire prima le competenze e ad avere una formazione omogenea in tutte le regioni
Riconoscere e valorizzare il ruolo del soccorritore e del soccorritore autista. È l’oggetto di un disegno di legge depositato in Senato dalla leghista Maria Cristina Cantù. Si tratta dell’ennesimo ddl in materia, dopo anni di tentativi. Si aggiunge ad altri già presentati in questa legislatura, come quello della dem Paola Boldrini o del pentastellato Gaspare Marinello. La proposta punta a colmare un vuoto normativo non più giustificabile: è dalla XIV legislatura (ora siamo alla XVIII) che vengono presentate proposte in tal senso, senza successo.
Le legge, che definisce le due figure del soccorritore e dell’autista, specifica che le attività di trasporto sanitario di emergenza e di urgenza possono essere affidate in via prioritaria, attraverso la sottoscrizione di apposite convenzioni, alle organizzazioni di volontariato iscritte da almeno sei mesi nel Registro unico nazionale del Terzo settore, ai cui vertici organizzativi e funzionali sia presente almeno il 50 per cento di operatori sanitari e sociosanitari anche non più in servizio attivo, ovvero che svolgano servizi sanitari e sociosanitari per almeno il 75 per cento dell’attività complessiva, aderenti ad una rete associativa nazionale di cui all’articolo 41 del codice del Terzo settore.
L’obietto della proposta è quello di andare oltre l’individuazione del profilo della figura sanitaria di soccorritore e la disciplina della formazione necessaria per lo svolgimento della funzione, permettendogli di svolgere attività assistenziali e di primo soccorso conformemente ai protocolli in uso presso il SET 118/112. Il primo articolo prevede, appunto, l’istituzione delle figure di soccorritore e di soccorritore autista del sistema preospedaliero di emergenza e urgenza sanitaria, nell’ambito del servizio di emergenza territoriale (SET) 118/112. In base alla legge, ciascuna rete associativa nazionale regolamenta il proprio percorso formativo per la figura di soccorritore, fermo restando l’obbligo che lo stesso abbia una durata complessiva non inferiore a 200 ore. Da articolarsi in attività teoriche e pratiche, esercitazioni e formazione sul campo o addestramento in simulazione.
La proposta, seppur apprezzata nei suoi intenti, non convince Daniele Orletti, presidente dell’associazione di categoria, CO.E.S. Italia: «Siamo arrivati al momento in cui regolamentare la nostra figura non è più una esigenza solo nostra ma del sistema intero, quindi ben vengano nuove proposte. Nello specifico, il ddl Cantù ci lascia delle perplessità: non entra nel merito della definizione del profilo e della formazione dell’autista soccorritore, ma si limita a indicare la necessità delle 200 ore di formazione».
Il CO.E.S. non è contrario alla normazione della figura del soccorritore, ma, spiega Orletti, in questo ddl «è come se si volessero inquadrare queste due figure nell’ambito del mondo del volontariato. Noi invece chiediamo di mettere nero su bianco le competenze della figura professionale da cui deriva la formazione. Oggi, purtroppo, ci sono importanti differenze tra regioni: in alcune ci sono dei protocolli, dei pacchetti formativi adeguati alle esigenze, in altre regioni no». Secondo Orletti «il profilo professionale deve essere chiaramente dettato da quello che il sistema richiede: poi se l’autista soccorritore debba essere inquadrato come un lavoratore dipendente o un volontario di una Odv è un altro tema».
L’ultima parola, tuttavia, spetta alla Conferenza Stato-Regioni che però fatica a trovare una quadra: «Il percorso in Conferenza Stato-Regioni non è mai iniziato in maniera ufficiale, si è sempre fermato alla Commissione tecnica dove non si trova una convergenza su alcuni aspetti – spiega Orletti -. In gennaio le sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil funzione pubblica hanno chiesto un incontro all’assessore Raffaele Donini, Coordinatore della Commissione Salute. Si è aperto uno spiraglio, è possibile un’intesa entro la fine della legislatura».
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