Il Presidente della Federazione Conducenti Emergenza Sanitaria chiede alla Conferenza delle regioni di procedere alla prima normativa in materia. Poi spiega: «L’abilitazione inizialmente dev’essere a una guida sicura, consapevole di quello che sta facendo. Perché l’ambulanza in emergenza è quella che va a mettere caos in un traffico ordinato da segnaletica orizzontale, verticale e dal Codice della strada. Siamo noi l’elemento di pericolo sulla strada»
Quando vediamo le ambulanze sfrecciare non sempre pensiamo che alla guida del veicolo ci sono delle persone che, per svolgere quel mestiere, devono avere delle precise competenze professionali. In Italia però la figura dell’autista soccorritore non è ancora stata definita, nonostante se ne parli da un po’ di tempo. Per questo il CO.E.S., Conducenti Emergenza Sanitaria, la federazione che raccoglie i professionisti del settore, chiede a gran voce l’istituzione della figura professionale: «Chiediamo al ministero della Salute e alla Conferenza delle regioni è che si trovi un percorso comune per tutte quelle figure che lavorano sulle ambulanze e che fanno emergenza sanitaria» spiega a Sanità Informazione Moreno Montanari, Presidente del CO.E.S. Italia. L’autista soccorritore è una figura chiave per il Sistema 118, anche se la regionalizzazione del sistema sanitario italiano fa si che ci siano differenze importanti sulla composizione della ‘squadra’ che opera il primo soccorso sul campo. L’obiettiva della nuova normativa è allinearsi con il resto d’Europa consentendo così anche all’Italia la libera circolazione dei lavoratori fra le varie regioni ed in tutto il continente e arrivare a un contratto collettivo nazionale unico di lavoro.
Presidente, lei rappresenta la categoria delle persone che guidano i mezzi di soccorso. Voi chiedete un profilo professionale perché non tutti possono fare questo mestiere…
«Sono presidente nazionale di CO.E.S. Italia, Associazione nazionale di conducenti di emergenza sanitaria, presenti in tutte le regioni d’Italia con sedi in 17 regioni. Quello che chiediamo è una identificazione e un riconoscimento del profilo professionale dell’austista soccorritore. Attualmente non esiste una legiferazione sulle nostre competenze e sulle nostre conoscenze necessarie per essere in servizio sulle ambulanze. Quindi chiediamo al ministero della Salute e alla Conferenza delle regioni è che si trovi un percorso comune per tutte quelle figure che lavorano sulle ambulanze e che fanno emergenza sanitaria».
Qual è la competenza che deve avere un autista di mezzo di soccorso?
«L’abilitazione inizialmente dev’essere a una guida sicura, consapevole di quello che sta facendo. Perché l’ambulanza in emergenza è quella che va a mettere caos in un traffico ordinato da segnaletica orizzontale, verticale e dal Codice della strada. Siamo noi l’elemento di pericolo sulla strada. Poi l’autista deve essere conscio di dover portare personale sanitario a casa del paziente o sul luogo da raggiungere in totale sicurezza, poi mettere il veicolo in sicurezza e far lavorare l’equipaggio sia che lo scenario sia in casa che sulla strada. L’autista soccorritore ha anche delle competenze che gli permettono di collaborare col personale sanitario, quindi conosce quello che si deve fare e collabora. Una volta che ha fatto tutto rientra nell’ospedale di destinazione, deciso dalla centrale operativa o dal medico: deve quindi anche conoscere il territorio di competenza».