L’intervista al vicepresidente della FNOMCeO Giovanni Leoni è stata l’articolo più letto di settembre ed il più condiviso sui social network. È il sintomo della diffusione del malessere di una categoria che, a lavorare nel sistema sanitario pubblico, proprio non ce la fa più
In un mese, l’articolo sulle “autodimissioni” dei medici e la fuga dal servizio sanitario pubblico è stato letto da più di 30mila persone e, dato ancor più impressionante, condiviso su Facebook da circa 10mila utenti. Sono numeri che fanno ben comprendere quanto sia diffuso il malcontento degli ospedalieri nei confronti di una vita che li strangola, tanto da portare sempre più professionisti ad abbandonarla. Sono dati che evidenziano quanto il bel racconto di Giovanni Leoni, vicepresidente della FNOMCeO e segretario di CIMO Veneto, non sia un caso isolato, ma sia appunto condiviso e condivisibile da migliaia di medici e professionisti sanitari.
Vanno in tal senso, infatti, le decine di commenti sui social, in cui medici e pazienti sottolineano che le situazioni raccontate siano «tutte vere» e raccontano le proprie esperienze personali. «A gennaio anche io andrò in una clinica privata a Bari – scrive un lettore su Facebook -. Mi danno 1000 euro in più. Lavoriamo con grandi responsabilità e in condizioni di lavoro schiavizzanti, e ci danno stipendi di dieci anni fa», riferendosi al mancato rinnovo del contratto della categoria.
«Io sono una di quelli che si sono dimessi – racconta Silvana Baldini -. Ho cambiato vita e sono felice della decisione presa, vista l’insostenibilità dei ritmi negli ultimi tempi». «Anche io ho aperto uno studio privato a km 0 – scrive Angela Gherela -. La vita è cambiata completamente. Sono datore di lavoro di me stessa e sono felicissima». «Vorrei tanto trovare il coraggio per farlo anche io», risponde un’altra utente.
«Non c’è nulla che incoraggi a portare avanti la passione per questa professione: dalla lotta per accedere agli studi, alle difficoltà per la specializzazione, allo sfruttamento del personale – elenca Virginia Bellina -. Non lamentiamoci se poi molti se ne vanno fuori».
«A fare il bilancio dei pro e dei contro ad essere oggi dei medici, vincono inesorabilmente, purtroppo, i contro – rincara la dose Tommasina Carinola -. Oltre a turni massacranti, reperibilità non pagate e la possibilità negata a molti di conseguire una specializzazione, oggi si aggiungono le varie aggressioni durante i turni. I medici arrivano quindi all’esasperazione e decidono di cambiare tutto, pur ricordando benissimo i sacrifici affrontati per arrivare a fare uno dei lavori più belli del mondo».
«Stanno eliminando la sanità pubblica a favore di quella privata. Si arriverà come in America, dove se non non hai l’assicurazione puoi anche morire per strada…» scrive Roger Melax. «E chi ci rimette – aggiunge Elisabetta Damin – è sempre il paziente».
Anche i pazienti hanno scritto la loro, come Maura Petranizzi: «Personalmente penso che non vorrei essere visitata da un medico in queste condizioni. Il rischio di errore è molto alto e non per colpa sua. Credo che la lucidità del medico e dell’infermiere sia indispensabile».
«I tagli e la spending review hanno prodotto e continuano a produrre anche questo – scrive Giuseppe Billè -. Dopo la riduzione dei posti letto e delle strutture sanitarie pubbliche ed il blocco delle assunzioni nella sanità pubblica, non sono solo gli utenti cittadini, almeno quelli che possono, ad affidarsi sempre più alle strutture private sanitarie, ma anche gli operatori, che a quanto sembra non ne possono più».
Infine, Paola Ron quasi urla digitando sulla tastiera: «Stanno riuscendo a distruggere la sanità pubblica migliore al mondo».
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