Anelli (FNOMCeO): «La prima fase non può considerarsi conclusa se non verrà garantito il vaccino a tutti gli operatori sanitari». Scotti (FIMMG): «Solo il 3% dei MMG non è stato contattato per la vaccinazione. Adesione pressoché totale»
La fase 1 del piano vaccinale anti-Covid volge al termine. La quota dei 2 milioni di soggetti da vaccinare prioritariamente (1,4 milioni di operatori sanitari e sociosanitari e 570mila tra ospiti e personale delle Rsa) è stata ampiamente superata. Ma nel balletto delle cifre c’è più di una nota stonata. In primis, nel computo di quei 2 milioni di italiani già vaccinati figurano oltre 350mila non appartenenti alla categoria degli operatori sanitari, un dato che ha sollevato le critiche della FNOMCeO. Ma non è tutto: il piano, che prevede la vaccinazione, in fase 1, di 1,4 milioni di operatori sanitari non tiene conto, di fatto, di tutti i liberi professionisti del settore. I quali, infatti, risultano per il 90% ancora non vaccinati.
«Il piano vaccinale parla chiaro – dichiara ai nostri microfoni Filippo Anelli, presidente della FNOMCeO -. Tra i destinatari del vaccino in fase 1 ci sono tutti gli operatori sanitari, ed è quindi incomprensibile che odontoiatri e medici liberi professionisti non siano contemplati. Esercitare il nostro lavoro significa garantire l’assistenza sanitaria nel nostro Paese, indipendentemente se nell’ambito del Ssn o in regime di libera professione. Su questo – afferma – non possono esserci discriminazioni. La prima fase non può considerarsi conclusa se non verrà garantito il vaccino a tutti gli operatori sanitari».
«Certo, la battuta d’arresto nella fornitura delle dosi non ha aiutato. Vedremo l’evolversi della situazione. Ad oggi – aggiunge – gli Ordini regionali si sono attivati, e si sta cercando di correre ai ripari, con differenze abbastanza significative su base regionale e provinciale. Nel Lazio ad esempio – conclude Anelli – su 15mila liberi professionisti ne sono stati vaccinati tra i 700 e gli 800».
Anelli ha quindi inviato, questa mattina, una lettera al Commissario straordinario per l’emergenza Domenico Arcuri e una al Direttore generale della Prevenzione del Ministero della Salute Gianni Rezza per ribadire la necessità che i 2700 medici e odontoiatri liberi professionisti siano inclusi nella fascia prioritaria dei soggetti da vaccinare contro il Covid.
«L’indignazione e frustrazione che ci viene espressa – scrive Anelli – è fondata sulla convinzione che la strategia adottata finora sembra mettere in sicurezza il personale sanitario della sanità pubblica/convenzionata, non tenendo in debito conto che la valutazione di fondo dovrebbe essere quella di scongiurare il rischio di diffusione in tutti i luoghi in cui l’assistenza sanitaria è assicurata includendo tutti i medici e gli odontoiatri in qualunque ambito essi operino I colleghi lamentano pure la disomogeneità a livello regionale che ha registrato episodi inaccettabili di somministrazione del vaccino a soggetti estranei alla sanità, non legittimati a riceverlo in questa fase».
Soddisfazione invece espressa dai medici di medicina generale a commento di questa prima fase: dopo un iniziale stallo risalente ai primi di gennaio, in cui la categoria sembrava essere incomprensibilmente lasciata in disparte dal calendario vaccinale, la campagna è entrata correttamente a regime per il settore, come spiega ai nostri microfoni il Segretario Nazionale FIMMG Silvestro Scotti.
«Dalla sorveglianza che abbiamo effettuato lo scorso 17 gennaio su un campione di circa 4mila colleghi, è emerso che l’88% dei medici di famiglia aveva già ricevuto, a quella data, la prima dose. Percentuale – continua Scotti – che saliva al 93% contando anche coloro i quali erano già prenotati per la prima dose entro la fine di gennaio. Con i prenotati per febbraio, invece, si arriva a quota 97%. Solo il 3% riferiva di non essere stato ancora contattato. Per metà febbraio, sullo stesso campione, ci accerteremo che siano state somministrate anche le seconde dosi. Ma possiamo dire che il dato in nostro possesso è già abbastanza confortante e uniforme sul territorio».
Il Segretario Nazionale FIMMG precisa inoltre che «la categoria dei medici di medicina generale ha fatto registrare un’adesione pressoché totale al vaccino anti-Covid. Le motivazioni sono da ricercare nel fatto che, come è noto, siamo tra i più esposti al rischio di contagio. Ricordiamo – conclude – che la maggior parte degli operatori sanitari morti per Covid erano medici di famiglia».
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