Due strategie per colmare una carenza infermieri di 65mila unità. Fedeli (Presidente OPI Lecco) «Attenzione all’effetto boomerang, necessario valorizzare la carriera dell’infermiere sul modello anglosassone»
Infermieri che arrivano dall’estero e gruppi che decidono di investire sul proprio personale sanitario alzando gli stipendi. Così il settore pensa di fronteggiare la grave crisi di figure professionali. Due strategie differenti con un unico obiettivo: colmare la carenza di operatori sanitari. A fine 2022 ha raggiunto le 65 mila unità come denunciato dalla Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche (FNOPI).
Le strategie per sopperire alla carenza infermieri
Importare figure professionali dall’estero e alzare gli stipendi, sarà sufficiente per invertire la rotta? Abbiamo posto la domanda a chi da tempo affronta il problema: Fabio Fedeli, presidente OPI Lecco e infermiere. Tra i primi, nel post Covid, ha denunciato la fuga degli infermieri frontalieri verso la vicina Svizzera e lanciato un appello a istituzioni e privati.
La scelta di Kos premiare il personale sanitario con stipendi più alti
Il primo segnale di un cambiamento è arrivato dal gruppo Kos che ha deciso di applicare al proprio personale impegnato nelle RSA un contratto più vantaggioso. Sottoscritto nel settembre 2022 dall’associazione dei datori di lavoro Confcommercio Salute Sanità e Cura e dalle Organizzazioni sindacali FISISCAT CISL E UILTuCS UIL, prevede un miglioramento economico del 10%, scatti di anzianità ogni tre anni e inquadramento adeguato per tutte le professioni, a partire dall’OSS. «Un’iniziativa che vuole essere da stimolo per le istituzioni – dice Giuseppe Vailati Venturi, AD gruppo Kos – affinché venga fatto un adeguamento delle tariffe nelle regioni».
Riconoscimento economico non basta
«Gli incentivi sono utili, ma non sufficienti a dare ossigeno alla professione» ribatte Fedeli, che aggiunge: «Il rischio di avere un effetto boomerang da questa iniziativa, se pur lodevole, è molto alto. Oggi è difficile che un infermiere o un OSS siano disoccupati – fa notare -. È molto probabile invece che la scelta di alcuni imprenditori d premiare le figure professionali del settore sociosanitario vadano a generare una migrazione da un’azienda ad un’altra, senza di fatto rendere più attrattiva la professione».
Riconoscimenti di carriera sul modello anglosassone
Il vero cambio di passo per Fedeli sarebbe invece dare non solo incentivi, ma riconoscimenti di carriera sul modello anglosassone. «Solo così potremmo contrastare le sirene del mercato estero. Ogni anno, sottraggono al comparto italiano oltre 6000 operatori sanitari che scelgono la vicina Svizzera, l’Austria o i paesi anglosassoni dove l’infermiere è valorizzato da un punto di vista economico e professionale».
Carenza infermieri? Si importano da Perù, Albania, Romania e India
La situazione diventa paradossale poi se, per far fronte alla carenza di operatori sanitari, vengono fatte campagne di reclutamento di infermieri e OSS oltre frontiera. È quanto realizzato con il programma International Recruitment- Nurses da Openjobmetis. La prima e unica agenzia per il lavoro quotata in Borsa che ha portato in Italia nel 2022, 70 infermieri provenienti da Perù, Romania, Albania e India, destinati a Lombardia, Piemonte e Veneto. Altri 60 sono in attesa di visto e nulla osta e 133 stanno avviando i documenti necessari. «Negli anni passati quando ci fu il blocco delle assunzioni in Italia accadde il processo inverso – ricorda Fedeli -. Agenzie straniere vennero a cercare personale italiano anche perché la nostra formazione è tra le migliori. Oggi sono le nostre agenzie interinali che reclutano all’estero, ciò che conta è che il personale riceva una adeguata preparazione in termini linguistici e di competenza per garantire la giusta assistenza».
Istituzioni al lavoro per rendere più attrattiva la professione e si pensa all’assistente infermiere
Mentre aziende e agenzie interinali si destreggiano tra assunzione e formazione, i sindacati lavorano ai tavoli istituzionali per dare una possibilità di sviluppo in termini di carriera clinica. «Un piccolo passo è stato fatto, in particolare verso il personale impegnato nell’emergenza urgenza con il riconoscimento di professione usurante e quindi con un aumento dell’indennità per chi lavora in quelle aree – sottolinea il Presidente di OPI Lecco -. Un altro ambito in cui si sta lavorando è la formazione. Si vuole disegnare una figura di supporto agli infermieri con una revisione dell’operatore sociosanitario e la definizione di un assistente infermiere sul modello anglosassone».
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