Nei prossimi anni saranno più di 4000 i medici di medicina generale che andranno in pensione in Lombardia. Le proposte dei sindaci di Pieve Emanuele, Bareggio e Buccinasco
Saranno più di quattromila i medici di medicina generale che sono andati, o andranno, in pensione tra il 2018 e il 2028 in Lombardia. Un numero elevato che va a gravare una situazione già deficitaria di camici bianchi sul territorio evidenziata dalla pandemia da Covid e che in alcuni quartieri e piccoli comuni rappresenta una vera e propria emergenza.
A Milano mancano 221 medici, un deficit che si è fatto particolarmente sentire in quartieri popolari come Giambellino e Barona, densamente popolati soprattutto da anziani, e in comuni dell’hinterland come Buccinasco, Bareggio, Pieve Emanuele e Abbiategrasso. Un gap che non ha lasciato indifferenti cittadini e istituzioni, tanto che nelle scorse settimane sono state diverse le iniziative fatte sul territorio. E intanto il Governo sembra aver iniziato a prestare attenzione al tema: proprio ieri il ministro della Salute Roberto Speranza ha annunciato che le borse per il corso di formazione in medicina generale saranno 900 in più. Ma dovranno passare almeno tre anni per consentire a questi medici di concludere gli studi. I sindaci dei comuni lombardi sono quindi preoccupati.
A Pieve Emanuele i 16 camici bianchi andati in pensione hanno lasciato orfani circa 16 mila assistiti, gettando nel caos l’intera comunità che si è attivata con una raccolta firme sostenuta dalla stessa amministrazione per stimolare una immediata risposta dalla Regione.
Il primo cittadino Paolo Festa (Pd), tra i primi firmatari, ha offerto spazi pubblici gratuiti ai medici di base disposti a lavorare sul territorio e sottolineato la necessità di agire in fretta. «La situazione nella nostra zona è ormai drammatica, aggravata dalla pandemia ancora in corso – ha dichiarato -. Da molto tempo, ben prima che l’emergenza si manifestasse al cittadino, noi sindaci abbiamo proposto di modificare la legge 23/2015 di Regione Lombardia, che ha riformato il sistema sanitario, nonché di rivedere la politica del numero chiuso nelle università di Medicina, o ancora di snellire le procedure di assunzione dei medici di base, anche attraverso una sanatoria che ricalchi quanto già fatto in passato con gli insegnanti nelle scuole».
«Di recente la mia amministrazione ha presentato anche la proposta dell’introduzione della figura dell’infermiere di famiglia, in supporto ai medici di base. A Pieve abbiamo organizzato una raccolta firme tra i cittadini e le forze politiche stanno collaborando. Speriamo in questo modo di riuscire a smuovere le acque».
Altrettanto attivi i comuni della circoscrizione del Ticino che, guidati dalla sindaca leghista di Bareggio, Linda Colombo, hanno presentato una mozione per sollecitare il governo a risolvere il problema della carenza dei medici di base. «Il problema è molto sentito e nelle scorse settimane in alcuni comuni centinaia di cittadini sono stati costretti ad andare fuori dal nostro territorio per la difficoltà di trovare un sostituto dopo il pensionamento del loro medico. Se non si interviene subito – ha detto – la situazione rischia di diventare ingestibile».
«Come gruppo Lega condividiamo la preoccupazione già espressa dal nostro gruppo consiliare in Regione e porteremo nei nostri consigli comunali una mozione con delle proposte concrete da rivolgere al governo centrale a cui chiediamo di intervenire tempestivamente e con spirito costruttivo e collaborativo».
Nello specifico le richieste del primo cittadino di Bareggio riguardano: l’incremento dei finanziamenti per le borse di studio; anticipare la fine del corso di formazione del triennio 2018/2021 mantenendo inalterato il monte ore formativo; la revisione dell’Accordo Collettivo Nazionale con un premio per i medici di medicina generale che decidono di aumentare il massimale degli assistiti; l’aumento delle quote degli assistiti per i medici in formazione al terzo anno da 650 a 1000, mantenendo la borsa formazione; la semplificazione dell’accesso agli ambiti carenti di medici già in possesso di specializzazione che volessero intraprendere la carriera di medico di medicina generale. Infine, maggiore elasticità, o eliminazione, del numero chiuso alle facoltà di medicina.
Una situazione altrettanto critica si sta registrando nell’area del Corsichese dove nei giorni scorsi è stata fatta una manifestazione davanti alla sede dell’ATS per denunciare la mancanza di medici di medicina generale dopo i venti pensionamenti non sostituiti, che hanno costretto i cittadini a rivolgersi alla guardia medica in caso di necessità, anche in orari non di loro competenza.
«La mancanza dei medici di base – commenta il sindaco Rino Pruiti eletto nella lista civica Noi di Buccinasco – è ormai intollerabile e penalizza soprattutto gli anziani che si rivolgono al Comune e al sindaco per chiedere aiuto. Questo ultimo anno ha reso ancora più evidente quanto sia importante la medicina territoriale, che va valorizzata e potenziata anziché smantellata come sta invece facendo Regione Lombardia».
«Proprio per questo – continua -, insieme ai colleghi sindaci del Sud ovest Milano (oltre a Buccinasco, Cesano Boscone Corsico e Trezzano) abbiamo lanciato un allarme organizzando un presidio davanti alla sede di ATS di Corsico: solo nella nostra zona mancano 20 medici. La carenza di dottori, inoltre, non è distribuita in modo uniforme ma spesso è accentuata nei quartieri popolari delle aree meno centrali e, più in generale, dei comuni dell’hinterland. Mentre, infatti, a Milano città manca meno del 2% dei medici, negli altri comuni della Città Metropolitana sfioriamo addirittura la percentuale del 16% e solo nel distretto dell’ATS Sud-Ovest Milano ne mancano appunto venti: dieci tra Cesano Boscone e Corsico, altri dieci fra i comuni di Buccinasco, Trezzano e Cusago».
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