Per partecipare al concorso per 1174 Ispettori tecnici del Lavoro è sufficiente la laurea triennale. I requisiti sono stati contestati dai Tecnici della Prevenzione. Intanto si continua a morire sul lavoro. Il presidente della CdA Di Giusto: «Non basta inasprire le pene, servono investimenti strutturali e culturali»
L’ultimo concorso per 1174 Ispettori tecnici del Lavoro non è andato giù ai Tecnici della Prevenzione nell’Ambiente e nei Luoghi di Lavoro. Infatti, stando al bando, chiunque purché in possesso di una laurea può fare domanda di partecipazione. Uno smacco per chi, come loro, studia e si forma per diventare un esperto della prevenzione. «È impensabile che la tutela della salute sia perseguita attraverso assunzione di personale privo di quelle specifiche competenze sanitarie debitamente certificate» spiega a Sanità Informazione Maurizio Di Giusto, presidente della Commissione d’Albo nazionale che, insieme alla FNO TSRM PSTRP, si sta muovendo per far valere ad ogni livello le ragioni dei professionisti che rappresenta: la richiesta di un incontro con il Direttore Generale dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro per ora è caduta nel vuoto. Nel futuro prossimo, anche per raccontare al grande pubblico le competenze di questi professionisti, Di Giusto annuncia una campagna informativa il cui obiettivo è «provare in maniera capillare a condividere ruolo ed attività della professione».
«Con molta perplessità principalmente se si tiene conto che uno degli obiettivi principali da cui nasce tale bisogno di “professionisti” consegue alla recente approvazione delle modifiche del D.Lgs 81/08, che erano mosse dal primario obiettivo di contrastare le morti e gli infortuni sul lavoro ovvero tutelare la salute dei lavoratori. Ora se il tema centrale è appunto la salute, diviene impensabile come tale tutela sia perseguibile attraverso le assunzioni di personale privo di quelle specifiche competenze sanitarie debitamente certificate attraverso percorsi universitari accreditati al tal fine. I termini Sicurezza e Salute, nel loro insieme, sono parte del concetto di “prevenzione” quale endiadi inscindibile, e la ricerca dei determinanti del rischio e le conseguenti misure idonee all’eliminazione degli stessi, comprendono specifiche ed opportune valutazioni di tipo sanitario, e non solo mera conformità a requisiti tecnici e normativi, in quanto l’obiettivo è fornire una risposta globale al problema dell’effettiva tutela delle condizioni psico-fisiche legate alla salute e sicurezza dei lavoratori. Per altro, ogni valutazione che comporti qualsivoglia aspetto di tipo sanitario, anche a seguito della L.3/2018, non può che essere espressa ed attivata da personale afferente a ruolo sanitario; ponendo in vizio di ciò ipotesi di nullità degli atti e dei provvedimenti emessi, oltre che più colpevoli esercizi abusivi di professione sanitaria in chi li esegue e/o in chi li favorisce. Infine, altro elemento assurdo del concorso in esame è dato dalla valutazione dei titoli e dell’unica prova prevista in cui la valutazione delle competenze possedute è minima rispetto alla rilevanza del ruolo che dovrà essere esercitato. Per questo appare incomprensibile, se non con una diversa priorità rispetto alla salute e che mira invece all’assunzione generalizzata di personale, non prevedere specifiche competenze e titoli come quelle possedute dal Tecnico della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro e che sono finalizzate a dare garanzie di tutela della salute dei lavoratori».
«Si certo, in piena sintonia ed in maniera congiunta con il Comitato Centrale della FNO TSRM-PSTRP, abbiamo come Commissione di Albo Nazionale, preliminarmente all’uscita del bando, inviato nota al Ministero del lavoro segnalando l’importanza di identificare, nell’emanando bando stesso, professioni con competenze specifiche in tema di salute e sicurezza, successivamente abbiamo chiesto un incontro con il Direttore Generale dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro, ad oggi senza avere il riscontro richiesto. Successivamente all’uscita del bando ci siamo attivati con rappresentanti parlamentari che hanno accolto le nostre richieste presentando specifiche interrogazioni parlamentari e adesso stiamo valutando quali azioni intraprendere avendo sempre quale obiettivo primario la tutela della salute».
«A più riprese e nei vari contesti sosteniamo quanto le strategie legate a contrastare tale drammatico fenomeno siano legate ad interventi di sistema che pongano al centro la prevenzione primaria e che non si possono limitare al mero inasprimento delle sanzioni per le imprese, ma che mirano invece in concreti investimenti culturali, strutturali, risorse e di riforme normative. Investire nel far crescere la cultura della prevenzione già dalle scuole, prevedere l’inserimento nei contesti lavorativi di professionisti competenti ad indentificare le misure di prevenzione, detrarre gli investimenti concreti che le aziende pongono in relazione alla sicurezza, riformare in maniera riservata l’accesso a figure chiave della sicurezza quali RSPP, RLS, ecc., prevedere qualità e riscontro di efficacia della formazione obbligatoria dei lavoratori anche con nuovi modelli formativi superando l’esclusivo modello certificativo, investire sui piani mirati di prevenzione regionali, implementare realmente gli organici dei Dipartimenti di Prevenzione in rapporto al numero di imprese, ecc. Queste sono solo alcune delle azioni che potrebbero essere intraprese e che necessitano di forti sinergie da attivare tra tutti i portatori d’interesse».
«La valorizzazione dei Tecnici della Prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro è già presente nel mondo del lavoro in maniera naturale in quanto i professionisti in cerca di occupazione, anche successivamente agli eventi pandemici, sono un numero fortunatamente ridotto. Molte difatti sono le imprese che avendo compreso l’importanza strategia della professione, si affidano alle nostre competenze in ambito sicurezza sul lavoro, nella protezione ambientale, nella sicurezza alimentare e nella sanità pubblica, questo perché Il Tecnico della Prevenzione fornisce risposte concrete, efficacie ed efficienti, ai bisogni di salute espressi dalla collettività. Tutto ciò assume un valore importante soprattutto se si considera che la nostra è una delle professioni tra le più “giovani” dal punto di vista istitutivo e che per tale motivo sia meno conosciuta, come denominazione, tra i cittadini. Per questo abbiamo in programma una campagna informativa che uscirà a breve il cui obiettivo è provare in maniera capillare a condividere ruolo ed attività della professione».
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