Per alcuni un sogno da realizzare, per altri una sfida per migliorare il mestiere, per altri ancora una seconda chance. Le impressioni raccolte a Fiera di Roma tra i partecipanti al Concorso per il corso di formazione in Medicina Generale
Due ore e 100 quesiti a risposta multipla per distribuire 304 posti come medico di medicina generale per la Regione Lazio. Nei padiglioni di Fiera di Roma tanti i medici a tentare il concorso, sperando in domande appropriate. Sanità Informazione ha seguito da vicino la prova che si è svolta nella sede romana e ha chiesto ai tanti medici intervenuti di raccontare la loro esperienza.
«Devo dire che era tagliato a quella che era la formazione di un medico di base, molto attuale. Tante domande sul Covid e su linee guida del 2021, quindi sostanzialmente speriamo bene», ci racconta una delle prime candidate ad uscire dal test. «Magari non l’ho passato però mi rendevo conto che erano domande realistiche e coerenti con una preparazione dei 6 anni di medicina. Al contrario del test per la specializzazione dove le domande sono assurde. L’ho trovato razionale», ci racconta un’altra, facendo un paragone con l’altro grande scoglio per i neolaureati in Medicina.
Presenti anche i rappresentanti di Consulcesi, che ci hanno spiegato di essere lì a presidiare il concorso da irregolarità di sorta. «Come ogni anno – spiega uno dei consulenti – noi siamo sempre presenti ai test per medicina, in questo caso a quello per il corso di formazione in mg, perché riteniamo ovviamente che in ogni test si verifichino delle irregolarità e quindi siamo qui in veste di controllori. Quindi qualora si verificassero delle irregolarità, come ci hanno già detto alcuni medici in questo caso usciti dal test, noi siamo pronti a presentare un ricorso per poter invalidare il test e far entrare chi è stato danneggiato da queste irregolarità».
In tanti a scegliere la professione del medico di base per vocazione. «È una sfida – ci racconta una di loro – nel senso che io ho già un mio impiego lavorativo ma era questo il sogno di quando ho cominciato a fare medicina. Quindi era un po’ un ritornare indietro nel tempo e dire “In questo momento in cui c’è bisogno di tanti medici sul territorio perché non tentare?”». «La medicina di base è quella territoriale – ci dice un altro – che ti permette di stare vicino ai pazienti e seguirli nel tempo. Questo fa parte di quella medicina che a me interessa e quindi principalmente per questo».
Molti vengono da altre specializzazioni, tanti dalla medicina d’urgenza e dai turni infiniti in Pronto Soccorso. Vedono nella medicina generale un «mestiere che per qualità di vita si adegua di più al mio stile di vita». Rivelano anche che la pandemia li ha aiutati a convincersi o ha permesso loro di rivalutare questo lavoro, in virtù di sacrifici e richieste fatti ai mmg. «Prima stimavo maggiormente i medici ospedalieri e di Pronto soccorso rispetto a quelli di medicina generale che erano messi in disparte; invece, in questi anni hanno dimostrato che hanno un ruolo predominante», dice una candidata.
Altri ammettono di vederlo come un ripiego: «Il test per la specializzazione è qualcosa di irrazionale e allucinante, che prevede che tu abbia già una formazione specialistica ma in tutte le aree della medicina per poterlo passare, a meno che tu non sia molto fortunato. Quindi o hai un grande reddito familiare per cui ti puoi permettere di stare 3-4 anni a ripassare cose, che poi non si tratta di un ripasso perché non ho trovato argomenti già trattati oppure rinunci o ti studi lo svedese e vai all’estero, le ho pensate un po’ tutte. Però è un ripiego, come per l’80% delle persone qui immagino».
Il 2022 è stato anche l’anno di aumento delle borse, sebbene restino inferiori a quelle delle altre specializzazioni. Cosa ne pensano i candidati, si dovrebbero equiparare in tutto i due percorsi? «Non solo dovrebbero essere equiparate – riferisce uno dei medici al test – ma dovrebbero essere tutte maggiorate, come guadagno perché fondamentalmente quello che ci richiedono sono orari che sono sempre molto al di sopra di quello che prevede il contratto e quindi fondamentalmente non corrispondono al tempo richiesto. Sarebbe il caso di iniziare a non chiamarle più borse, ma semplicemente uno stipendio di un medico in formazione perché siamo tutti medici».
C’è scetticismo invece su un ipotetico passaggio alla dipendenza, di cui si parla nelle ultime settimane. «Non lo so, non so se potrebbe essere una strada – secondo uno dei presenti -. Dipende come intenderebbero formare il contratto e cosa prevederà. Partite Iva e contratti hanno pro e contro quindi dipende da cosa è sul tavolo. Sicuramente ci sono delle cose positive: avere delle ferie, la malattia che non è cosa da poco. Però dall’altra credo che loro non abbiamo il concetto di fare delle Case della Salute che non è stato ben specificato, cosa andrebbe a creare e come andrebbe a modificare il lavoro?».
«Penso di no – aggiunge un’altra – la maggior parte di noi non vorrebbe questo. Credo che in questo momento la loro posizione permetta loro anche di gestirsi nell’orario e nell’attività lavorativa, che è il loro punto forte nonché quello debole. Lascerei le cose come sono».
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