Il messaggio lanciato da Sic e Acoi riunite in congresso: «Sostenete la chirurgia italiana che, nonostante tutto, c’è ed è forte. Contenzioso medico-legale e stipendi tra i peggiori in Europa disincentivano i giovani». La Sic rinnova il consiglio direttivo: Paolo De Paolis nuovo presidente
Probabilmente è il più grande congresso scientifico della storia della chirurgia. O almeno è stato giudicato tale. Riuniti per quattro giorni sotto la straordinaria Nuvola di Fuksas, a Roma, i chirurghi italiani si interrogano sulla loro identità, la loro formazione ed il loro futuro. ‘Saper Essere Chirurghi: Insieme con una sola identità’ è infatti il titolo del congresso congiunto delle società scientifiche italiane di chirurgia: Acoi (Associazione chirurghi ospedalieri italiani) e Sic (Società italiana chirurgia), che in occasione dell’incontro ha rinnovato il consiglio direttivo per il biennio 2018-2020: il nuovo presidente è Paolo De Paolis, che sarà affiancato dal segretario generale Andrea Renda e dal segretario tesoriere Luciano Landa. Inoltre, il consiglio è composto da Giuseppe Petrella (con delega alle relazioni istituzionali), Giambattista Catalini, Massimo Falconi, Vincenzo Landolfi, Mario Martinotti, Giuseppe Navarra, Micaela Piccoli e Franco Roviello. Presidente eletto per il biennio 2020-2022, infine, è Francesco Basile.
Come spiega ai nostri microfoni Pierluigi Marini, presidente di Acoi, sono diversi i messaggi che il mondo della chirurgia lancia dal congresso: «Da questo grandissimo congresso partiranno messaggi scientifici di altissimo livello, ma chiediamo anche alle istituzioni di sostenere la chirurgia italiana che, nonostante tutto, c’è ed è forte, e deve continuare a poter essere un riferimento per tutto il mondo. Ricordiamoci che, piaccia o meno, dei chirurghi non si può fare e meno, e vanno sostenuti anche da un punto di vista tecnologico, perché tecnologia vuol dire qualità e la buona qualità si riflette sul buon outcome dei nostri pazienti. E poi il congresso intende mandare anche messaggi tranquillizzanti ai giovani, che hanno deciso di non scegliere più di fare il chirurgo».
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Preoccupante, infatti, il dato presentato da Marini relativo ai giovani medici che intendono diventare chirurgo: «Quest’anno meno di 90 studenti hanno selezionato la chirurgia generale come prima scelta nel concorso nazionale per le scuole di specializzazione. Andando avanti di questo passo, non avremo più chirurghi italiani in questo Paese». Tanti i motivi alla base di questa disaffezione, a cominciare dal contenzioso medico-legale, «diventato ormai un fenomeno insopportabile» a detta di Marini, e dal costo delle assicurazioni professionali: «Un giovane chirurgo che inizia a lavorare – spiega Marini – deve spendere tutto quello che guadagna per farsi un’assicurazione. Avevamo molto sperato nella legge Gelli, che tuttavia dopo due anni ancora giace in Parlamento in attesa del decreto attuativo proprio sulle assicurazioni».
«Poi è un lavoro difficile – prosegue il presidente Acoi –, per il quale è difficile formarsi e poi è difficile entrare nel mondo del lavoro, tenendo sempre in considerazione che i nostri stipendi sono tra i peggiori d’Europa. Ecco perché la Svizzera sta facendo man bassa di neo-specialisti italiani: lì è facile inziare a lavorare e si guadagna tre volte di più rispetto all’Italia. Se a questo ci aggiungiamo anche il problema del contenzioso medico-legale – conclude Marini – diventa veramente difficile convincere i giovani a fare questo lavoro, che comunque rimane il più bello che io conosca».