Il ministro della Salute ha illustrato la sua idea di riforma della medicina territoriale: «Gli ambulatori siano spoke delle Case di comunità, multidisciplinari e inseriti nella rete del Ssn. Il problema non è dipendenza o convenzione»
«Se c’è qualcuno che pensa che la figura del medico di Medicina Generale sia una figura del passato credo che si sbagli di grosso. I medici di famiglia sono un pilastro insostituibile e rappresentano una figura del futuro del Servizio sanitario nazionale». Così il ministro della Salute Roberto Speranza ha iniziato il suo intervento al Congresso della Federazione italiana medici di medicina generale in corso a Villasimius, in Sardegna.
«Stiamo attraversando una fase straordinaria, siamo ad un tornante decisivo della storia del Servizio sanitario nazionale. Abbiamo le risorse, abbiamo una nuova consapevolezza che non possono essere le tabelle degli uffici di bilancio a decidere quanto diritto alla salute garantire ma è il diritto alla salute a dover stabilire quelle tabelle – ha aggiunto il Ministro -. Ora le risorse ci sono e dobbiamo lavorare da subito affinché sin dalla prossima legge di Bilancio aumentino quelle a disposizione del Servizio sanitario nazionale. Siamo passati da 114 a 122 miliardi, ma dobbiamo crescere ancora».
«Il punto tuttavia è che le risorse sono necessarie per immaginare un futuro vero del Ssn, ma serve anche una stagione coraggiosa di riforme che mettano mano dove c’è bisogno. E la parola chiave di queste riforme deve essere prossimità. Il problema non è la scelta tra convenzione o dipendenza – ha aggiunto il Ministro riferendosi al dibattito che in queste settimane ha infuocato il tema -; abbiamo bisogno di capire come valorizzare al meglio una figura insostituibile come il medico di Medicina Generale mettendolo il più possibile in una relazione di rapporto positivo con il resto del Ssn».
«Non rinuncerò mai al presidio di prossimità che lo studio del medico di famiglia rappresenta sul territorio. Per me la Casa di comunità è un hub e lo studio del medico di famiglia è uno spoke – ha quindi spiegato Speranza, sposando la proposta della Fimmg -. Vorrei uno studio aperto perché è parte essenziale della rete sanitaria, ma vorrei un medico di famiglia che non si senta solo, che sia dentro la rete, in cui ci sia multidisciplinarietà e collegamento con il resto del Ssn».
«In questo modo valorizziamo il vostro punto di forza più importante, la relazione fiduciaria – ha aggiunto parlando alla platea, che più volte ha interrotto il suo intervento con applausi. Perché il cittadino si fida del proprio medico di famiglia e quello è un patrimonio che sarebbe criminale disperdere. Ma non deve essere chiuso in un ambito senza il resto del Servizio sanitario nazionale. Come raggiungere questo risultato? Sediamoci e discutiamone», ha concluso.
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