Il neopresidente dell’Associazione Nazionale Medici Endocrinologi (AME) indica priorità, prospettive e nuove frontiere emerse dall’attività congressuale. Inoltre, traccia la linea da seguire per riorganizzare una nuova rete territoriale
Il 19° Congresso Nazionale dell’Ame, associazione scientifica che conta oltre 2.000 soci professionisti nel campo dell’endocrinologia clinica in Italia, si è svolto quest’anno in modalità virtuale con l’obiettivo di aggiornare e promuovere la ricerca endocrinologica e il miglioramento continuo delle competenze professionali dei suoi soci. La forma congressuale virtuale, resa necessaria dalla pandemia di Covid-19, presenta dei limiti ma offre anche numerosi vantaggi: la possibilità di scegliere quando ascoltare – e riascoltare – le relazioni, “entrare” e “uscire” dalle varie sale e l’opportunità di fare domande all’oratore.
Il recente congresso dell’Associazione Medici Endocrinologi, focalizzato su tutte le tematiche utili ai professionisti sanitari, ne è stata la dimostrazione e conferma, con la presenza online di 850 partecipanti suddivisi in 3 sale contemporanee e la formulazione di più di 700 domande. Ne abbiamo parlato con Franco Grimaldi, Direttore della Struttura Complessa di Endocrinologia, Malattie del Metabolismo e Nutrizione Clinica dell’Azienda Sanitaria Universitaria Friuli Centrale, neoeletto Presidente per il biennio 2020/2022.
«Il congresso nazionale virtuale dell’Ame ha avuto un grande successo: hanno partecipato 850 soci, sono state fatte quasi 700 domande e toccati i temi principali per il promuovere la cultura e l’aggiornamento in endocrinologia. Il webinar permette una connessione continua anche senza la presenza fisica; se organizzato bene è uno strumento efficace. Lo dimostra il fatto che abbiamo registrato una grande partecipazione: dalle 9 del mattino alle 20 di sera c’erano 500 persone collegate in tre aule virtuali contemporanee. Semplicemente schiacciando un pulsante si poteva entrare uscire dalle sale a seconda dell’interesse per le relazioni proposte. Una formula innovativa che è piaciuta tantissimo e che sarà utilizzata anche nei prossimi mesi. Dal congresso è emersa l’importanza della collaborazione tra le varie società scientifiche; la situazione dell’emergenza per l’epidemia di Covid-19, che ha portato alla temporanea chiusura degli ambulatori di endocrinologia delle strutture ospedaliere e del territorio, ha evidenziato, ammesso che ce ne fosse bisogno, tutta la debolezza di questo sistema organizzativo, inducendo a ripensarlo ed a riproporlo in un modus operandi molto più coordinato. Urge una nuova interazione tra ospedale e territorio: l’attuale organizzazione necessita di un’implementazione soprattutto per gli utenti che non riescono ad effettuare le visite».
«Bisogna rafforzare la rete di specialisti di terzo livello nei centri di eccellenza e promuovere il collegamento tra lo specialista e il medico di medicina generale del territorio. Come? Grazie alle evoluzioni tecnologiche più recenti e le potenzialità sia della sanità digitale che della telemedicina. È fondamentale lo sviluppo di una sanità digitale e di una rete interconnessa che veda al centro il paziente, in un’ottica di connected care. Non bisogna dimenticarsi che la gente muore anche di altre patologie: la maggior parte della patologia endocrina e metabolica ha un andamento cronico e la cronicità ha bisogno di un follow up continuo».
«Lo sviluppo della sanità digitale che è puntata verso il paziente. La telemedicina avrà sicuramente un ampio spazio applicativo in un sistema sanitario più moderno. Ambulatorio virtuale, televisita e teleconsulto possono essere molto utili, ad esempio, nella gestione dei pazienti diabetici e delle donne in gravidanza che necessitano di 8-10 controlli dalla presa in carico».
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