Così si è espressa l’organizzazione in merito alla proposta di Consulcesi volta a trovare una soluzione alle troppe controversie in ambito sanitario. La vicesegretaria Moccia: «Necessario lavorare per ridurre la conflittualità»
«Ben venga ogni forma alternativa di risoluzione delle controversie in ambito sanitario. Ma laddove c’è un diritto violato e un danno subito, è importante che la giustizia faccia il proprio corso». Così in una nota Cittadinanzattiva in merito alla proposta avanzata da Consulcesi, network legale in ambito sanitario, di un “Arbitrato della salute” per far risolvere la contrapposizione tra medici e pazienti che troppo spesso finisce in tribunale (con il 95% dei casi chiusi a favore dell’operatore sanitario).
«Noi continueremo in ogni caso ad essere un punto di riferimento per i cittadini che sospettano di essere stati vittima di un presunto errore medico. La sicurezza delle cure è infatti parte costitutiva del diritto alla salute ed è perseguita nell’interesse dell’individuo e della collettività, come espressamente riferisce l’art.1 della legge 24/2017 (cd Legge Gelli)», ha dichiarato Francesca Moccia, vicesegretaria generale di Cittadinanzattiva, intervenuta stamattina alla presentazione della proposta di istituzione dell’Arbitrato della salute.
«Prima di arrivare ai contenziosi – ha spiegato Moccia –, bisogna lavorare per ridurre la conflittualità: è l’obiettivo che ci siamo dati con la campagna “Cura di coppia” per rafforzare diritti e doveri reciproci di medici e pazienti e rinsaldare il rapporto di fiducia. E soprattutto bisogna puntare sulla prevenzione, investendo per ridurre gli eventi avversi e applicando modelli di gestione del rischio già utilizzati con successo in alcune strutture sanitarie, nell’ottica di “imparare dall’errore”, strategia che abbiamo da sempre sostenuto».
«Né va dimenticato che la gran parte delle segnalazioni di presunto errore medico o violazione della sicurezza delle cure finisce con l’avere un esito negativo dal punto di vista legale, non solo perché manca il cosiddetto nesso di causalità, ma spesso anche perché la documentazione sanitaria è carente. Al contrario, è interesse di tutti avere una documentazione chiara, leggibile e, quanto più possibile, informatizzata. La sicurezza – conclude Cittadinanzattiva – in ambito sanitario non può essere un esercizio formale, ma una pratica su cui le strutture e i professionisti sanitari lavorano ed investono quotidianamente».