«Se il Governo e le Regioni non sapranno rispondere alle nostre richieste dopo che tutte le altre convenzioni dei sanitari e tutti i contratti dei comparti della pubblica amministrazione sono stati chiusi, ne trarremo le debite conseguenze», scrivono i sindacati in una lettera inviata al presidente del Consiglio, ai ministri coinvolti e alle Regioni
«Il giorno 27 pv, in occasione delle prossima riunione convocata all’Aran, la delegazione dei Segretari Nazionali dei Sindacati esporrà nuovamente le condizioni per la prosecuzione del confronto e se non ci saranno novità riterrà interrotta la contrattazione in ogni sua forma». È quanto si legge nella lettera che l’Intersindacale ha inviato oggi, 21 settembre, a Governo, Parlamento e Regioni.
È proprio il rinnovo del contratto la materia del contendere, che «dopo nove anni di attesa non ha alcuna possibilità di andare a buon fine senza interventi legislativi adeguati nella prossima legge di Bilancio che rappresentino la concretezza di una volontà politica nuova nei confronti di medici, veterinari, farmacisti, psicologi, dirigenti sanitari degli ospedali pubblici e del territorio».
«Se il Governo e le Regioni non sapranno rispondere alle nostre richieste dopo che tutte le altre convenzioni dei sanitari e tutti i contratti dei comparti della pubblica amministrazione sono stati chiusi, ne trarremo le debite conseguenze», conclude la lettera. E le debite conseguenze includono la protesta della categoria, dopo una settimana «decisiva» per darne il via, che sarà illustrata lo stesso 27.
Nella nota si chiede quindi una precisa assunzione di responsabilità rispetto a soluzioni concrete che scongiurino il collasso del sistema sanità italiano. «La carenza dei medici e dei dirigenti sanitari – si legge – è l’emblema della mancanza di programmazione dei fabbisogni di nuove leve di specialisti e di una progressiva fuga delle professionalità sanitarie verso la sanità privata a causa di pessime condizioni di lavoro e di trattamenti economici sempre meno gratificanti».
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