Il segretario si dice «pessimista» sul rinnovo. Poi chiede di utilizzare la Retribuzione individuale di anzianità: «Si tratta di prendere questa quota economica che attualmente è nelle casse aziendali dispersa in molle rivoli e di finalizzarla su servizi che siano utili ai cittadini»
Sono ore decisive per il futuro della legge di Bilancio in Parlamento. Gli emendamenti presentati al testo in materia di sanità, 56 in tutto, ridisegneranno il profilo delle risorse stanziate per il Servizio sanitario pubblico. Un intervento importante anche per il rinnovo del contratto della dirigenza medica che, a una settimana dallo sciopero della categoria, ancora non trova soluzione: da una parte ci sono le richieste dei sindacati, dall’altra l’esigenza di far quadrare i conti. «Ad oggi sono pessimista», spiega a Sanità Informazione Carlo Palermo, segretario dell’Anaao Assomed: «L’impegno politico c’è stato, i problemi sono meramente tecnici, c’è qualcuno che fa finta di non capire cosa abbiamo chiesto, siamo disponibili a qualsiasi confronto su questo tema». Il nodo è la Retribuzione individuale di anzianità, la Ria, una somma che le aziende sanitarie incamerano e che non sempre viene utilizzata per intervenire sulle problematiche relative alla cura dei cittadini. «Chiediamo – spiega Palermo – che ci sia una sorta di partita di giro tra gli stipendi dei medici e il Fondo accessorio che serve a remunerare disagi e carriera».
Segretario, è passata più di una settimana dallo sciopero che ha visto adesioni record fra i medici. Cosa si è mosso?
«Per ora direi poco, stiamo aspettando da un lato la risposta del Ministro Grillo, dall’altro quella della Commissione Affari Sociali nella figura della presidente Lorefice. La problematica non è di elevata complessità perché si tratta di trasferire nel fondo accessorio la cosiddetta retribuzione individuale di anzianità che non necessità di un finanziamento da parte del Mef. Si tratta di prendere questa quota economica che attualmente è nelle casse aziendali dispersa in molle rivoli e di finalizzarla su servizi che siano utili ai cittadini. Perché è utile il pagamento dello straordinario dei medici, delle notti, dei festivi, della carriera. Quindi si tratta, attraverso quote che sono già all’interno del finanziamento statale della sanità, di utilizzarli per chiudere definitivamente il contratto. Bisogna che le regioni in qualche modo accettino di finalizzare la Retribuzione individuale di anzianità, si tratta di seguire un meccanismo che è già stato messo in campo per gli universitari ai quali è stata ripristinata la progressione dello stipendio con gli scatti biennali: agli stessi è stata data una tantum per recuperare il pregresso. Il comma 435, cosiddetto comma Gelli, rappresenta per noi la remunerazione di ciò che è stato perso dal 2011 al 2016, il ripristino della Ria nei Fondi accessori alla dirigenza dal 2017 in avanti rappresenta il ripristino che è stato già fatto ad esempio nella progressione di carriera degli universitari. Non c’è differenza, anzi per gli universitari si è dovuto andare ad un impegno economico aggiuntivo. Noi non chiediamo nemmeno quello, chiediamo che ci sia una sorta di partita di giro tra gli stipendi dei medici e il Fondo accessorio che serve a remunerare disagi e carriera».
Il Ministro è stato ottimista, ha detto che a breve ci sarà un annuncio…
«L’impegno politico c’è stato, i problemi sono meramente tecnici, c’è qualcuno che fa finta di non capire cosa noi abbiamo chiesto, siamo disponibili a qualsiasi confronto su questo tema. Ma se non si risolve questo aspetto che non richiede nessun finanziamento a carico del bilancio statale non si chiude il contratto».
Qualcuno ha dato la colpa alle regioni che non hanno accantonato le risorse…
«Questo è un punto a parte. Certamente è grave che le regioni non abbiano accantonato le riserve economiche previste dalla legge, perché stiamo parlando del D. legislativo 165, dell’articolo 48 e di atti legislativi conseguenti che impongono alle regioni di mettere a riserva la quota economica ma noi come ho sempre detto ma noi non vogliamo entrare nella querelle tra Mef da un lato e regioni dall’altro, perché significherebbe accettare che il diritto e la cura siano messi in competizione con il diritto a un contratto dignitoso per chi quelle cure le deve erogare. È inaccettabile. Si mettano d’accordo ed escano da questa pantomima che sta diventando un po’ pesante e vergognosa».
Ad oggi è ottimista o pessimista?
«Ad oggi sono pessimista».