Le richieste dei sindacati: l’incremento del finanziamento del FSN, un vasto programma di assunzioni ed il finanziamento di almeno 3mila nuovi contratti di formazione specialistica
La protesta dei medici e dei dirigenti sanitari continua con un fitto calendario di appuntamenti. Dopo il sit-in in piazza Montecitorio dello scorso 17 ottobre, lo stato di agitazione per il mancato rinnovo del contratto e in difesa della sanità pubblica prevede, da lunedì 22 ottobre, il blocco degli straordinari in tutte le aziende sanitarie, l’astensione dalle attività non comprese nei compiti di istituto, la richiesta da parte dei dirigenti di usufruire di tutti i giorni di ferie accumulate ed il pagamento di tutti i turni guardia eccedenti l’orario contrattuale. Il 25 ottobre si svolgeranno assemblee nei servizi del territorio ed il 29 ottobre assemblee in tutti gli ospedali, aperte a tutti gli operatori e ai cittadini, per discutere le motivazioni delle iniziative sindacali. Venerdi 9 novembre, in concomitanza con lo sciopero indetto dall’intersindacale, saranno tenuti sit-in presso le sedi delle singole Regioni. Il 14 novembre, a Roma, sarà organizzata un’assemblea a cui saranno invitati gli esponenti di tutti i gruppi politici che siedono in Parlamento. Il 23 novembre, infine, la seconda giornata di sciopero promossa da Aaroi-Emac.
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«A Governo, Regioni e Parlamento – scrivono i sindacati in una nota – chiediamo uno scatto di responsabilità che eviti il crack del SSN. Potrebbe essere uno degli ultimi appelli prima che la più grande infrastruttura sociale del Paese non venga privatizzata, proprio mentre si vorrebbe nazionalizzare tutto, ed il diritto alla salute affidato alla intermediazione finanziaria ed assicurativa, al luogo di residenza ed al censo. Rifiutiamo con fermezza – proseguono – il tentativo messo in atto da Regioni e Governo di far competere sulle stesse scarse risorse del FSN il diritto alla cura dei cittadini e quello ad avere un contratto dignitoso di chi quelle cure deve erogare.».
Entrando nello specifico, le sigle sindacali chiedono:
Per quanto riguarda la trattativa per il rinnovo del contratto, i sindacati evidenziano che «il Viceministro del MEF On. Massimo Garavaglia ha ribadito che il suo finanziamento è contenuto nell’incremento del FSN relativo al 2019 ed il Ragioniere Generale dello Stato aveva già ricordato che il 3,48% di incremento della massa salariale è dovuto a tutta la dirigenza del settore a partire dal 1 gennaio 2018».
Rimangono tuttavia ancora aperte due questioni: «La prima è rappresentata dall’inserimento nella massa salariale soggetta agli incrementi contrattuali dell’indennità di esclusività. Il valore di questa operazione è più politico che economico. Valorizza in particolare la scelta di un rapporto di lavoro esclusivo dei professionisti nei confronti del SSN e delle Aziende sanitarie. L’indennità è ferma ai valori del 2000, allorquando fu istituita, e sono inaccettabili ulteriori svilimenti», scrivono i sindacati.
«La seconda – concludono – è legata al pieno ritorno nei fondi accessori della retribuzione individuale di anzianità dei professionisti che vanno in quiescenza. L’alimentazione economica dei fondi accessori, bloccata dal maldestro articolo 23 comma 2 della Legge 75/2017, è un volano irrinunciabile se vogliamo retribuire il disagio lavorativo e garantire una carriera professionale a circa 120 mila dirigenti dell’area sanitaria».