Lavoro e Professioni 13 Marzo 2020 16:56

Coronavirus, Anaao: «Senza protezioni l’ospedale diventa un pericolo». Lettera a Conte e Speranza

«Sia emendato l’art. 7 del Decreto-legge del 9 marzo che dispone che i sanitari esposti a pazienti COVID-19 non siano più posti in quarantena, ma continuino a lavorare anche se potenzialmente infetti»

Tutti coloro che hanno avuto contatti stretti con casi confermati positivi al coronavirus sono posti in quarantena. Tranne gli operatori sanitari. È quanto previsto dall’art. 7 del Decreto-legge 9 marzo 2020, n. 14, che dispone che i sanitari esposti a pazienti COVID-19 non siano più posti in quarantena, ma continuino a lavorare anche se potenzialmente infetti. La sospensione dal lavoro è prevista solo se sintomatici o positivi.

L’allarme è lanciato dal sindacato di categoria Anaao Assomed, che esprime «il più assoluto dissenso rispetto ai contenuti dell’art. 7, e a tal proposito sta presentando opportuni emendamenti in sede parlamentare. Il dissenso – spiega l’Anaao in una nota – è legato al notevole aumento del rischio clinico, per il lavoratore e per i pazienti, data la grave e persistente carenza di DPI, di tamponi e il colpevole ritardo nell’eseguire e processare gli stessi».

LEGGI ANCHE: CORONAVIRUS, LO PSICOLOGO: «PERSONALE SANITARIO SVILUPPERÀ DISTURBI POST TRAUMATICI. ATTIVARE SUBITO SUPPORTO PSICOLOGICO»

Affinchè le ASL/ASO mettano in sicurezza tutti gli operatori impegnati in prima linea (Emergenza/Urgenza, Terapie intensive, Malattie infettive, Pneumologia, etc), secondo il sindacato è necessario:

  • Che essi siano forniti di adeguati DPI (in particolare maschere FFP2, guanti, visiere e sovracamici), in quanto all’interno delle Strutture Sanitarie oramai non è più possibile discernere chi è stato esposto da chi no. I medici e gli infermieri potrebbero diventare fonte loro stessi di infezione, per cui negli altri setting deve essere obbligatorio indossare mascherine chirurgiche, guanti e visiere.
  • Che il medico preposto a procedure di generazione di aerosol sia tutelato con maschere FFP3, come da linee guida scientifiche internazionali.
  • Che venga abolito immediatamente il divieto, che alcune ASL/ASO hanno imposto, di indossare le mascherine negli spazi comuni e venga altresì imposto, perlomeno negli spazi comuni dei reparti.
  • Che il personale esposto si sottoponga obbligatoriamente a tampone, eventualmente dopo 72 ore di isolamento fiduciario, e che il risultato sia prontamente disponibile (5-7 ore). Il ritardo sia nell’esecuzione che nella processazione del tampone ha risvolti colposi, poiché favorisce il contagio.

«In caso contrario – mette in guardia il sindacato -, alla luce delle ulteriori misure restrittive decise dal Governo, i Presidi Ospedalieri diventeranno l’unica area di contagio del Paese, anziché di cura».

«Non possiamo non richiamare l’attenzione di tutte le Autorità e dei Cittadini – prosegue – sull’impressionante numero di operatori contagiati, in particolare in Lombardia. Di fronte a questo fenomeno che costringe molti reparti a chiudere, si impone una riflessione seria sul fatto che qualcosa non ha funzionato nella protezione del personale».

«È illogico, infatti – continua l’Anaao -, proteggere ad un basso livello il personale sanitario esistente, già formato e con esperienza, e poi fare i bandi di assunzione urgenti di nuovo personale neo laureato ed inesperto. È illogica la corsa forsennata ad acquistare respiratori se poi ci si troverà senza personale per assistere i pazienti, magari con molti dei nuovi respiratori occupati da personale sanitario infettato o con grave quadro clinico».

«Ogni sforzo economico, ogni iniziativa deve essere messa in campo per proteggere il personale sanitario dall’infezione da Sars-CoV-2 – conclude la nota -, perché rappresenta la risorsa più preziosa per combattere l’epidemia e per garantire l’accesso alle cure dei malati Covid-19 e le loro possibilità di sopravvivenza».

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