«Fino al 31/12/2019 gli economisti capeggiati dal MEF sostenevano che il DM70 era il Vangelo e che i letti di terapia intensiva ed infettivi erano sovrabbondanti rispetto ai bisogni»
«Il Coronavirus metterà in ginocchio la sanità meridionale? Non è il Coronavirus ma la politica scellerata dei piani di rientro delle regioni Campania, Calabria, Molise, Abruzzo e Lazio gestiti dal Ministero della Economia e Finanza che per troppi anni si è sostituito al Ministero della Sanità imponendo piani basati solo su dati economici ignorando i bisogni insoddisfatti dei cittadini. I viaggi della speranza dal Sud al Nord non sono responsabilità dei medici meridionali, ma di chi non li ha messi nelle condizioni di esprimersi al meglio delle loro professionalità». Così Luciano Cifaldi, Segretario generale Cisl Medici Lazio, in una nota.
«Dunque – prosegue – non erano del tutto pazzi o irresponsabili quanti si schieravano contro lo strapotere degli economisti in sanità determinando una corrente di pensiero che ha avuto purtroppo pochi e inascoltati paladini. Oggi a causa del Coronavirus – non è il caso di scrivere grazie al Coronavirus – scopriamo che in Italia mancano letti in terapie intensive e in malattie infettive. Ma fino al 31/12/2019 gli economisti capeggiati dal MEF sostenevano che il DM70 era il Vangelo e che i letti di terapia intensiva ed infettivi erano sovrabbondanti rispetto ai bisogni. Guarda caso, ora non è più vero; ma i medici lo stanno dicendo da diversi, troppi anni. Nel 2013/15 i medici laziali sostenevano che chiudere i letti di infettivi era un sacrilegio eppure furono chiusi ad esempio al Sant’Andrea, ultimo in ordine di tempo tra quelli inaugurati, e ridotti in altri ospedali. Da ultimo noi medici sosteniamo che siamo diventati un paese di anziani e quindi tra le altre cose occorre riaprire le geriatrie e formare nuovi professionisti geriatri. Come si è sbagliato a chiudere i reparti per infettivi lo stesso vale per la geriatria».
«Questa situazione – continua Cifaldi -, che storicamente ricorderemo a lungo, dovrà, ci auguriamo, innescare un processo importante. Se tutto il mondo sanitario non si riappropria della propria identità da rivendicare senza moralismi, non ci sarà alcuno spazio per lamentele o rivendicazioni. Siamo ancora capaci, come sistema, di soluzioni incredibili nonostante l’inconsistenza gestionale e organizzativa di alcuni vertici aziendali e nonostante un DM 70 inapplicabile anche da chi lo aveva scritto ben prima di ritrovarsi poi a dover riconoscere di non poterlo applicare in prima persona. Muri di gomma, cortocircuiti tra email e referenti, assenza di trasparenza, assenza di personale formato, tentativi di arginare e mettere toppe».
«Ce la faremo. Tutti insieme. Ma dopo non dovrà più essere così. Ne va della dignità di noi professionisti di sanità pubblica che portano nel cuore l’immagine dei propri cari mentre si mettono a rischio per ogni paziente. Nessuno escluso. In bocca al lupo a tutti noi», conclude.