«Un vero e prolungato stress test quello che il Paese e in particolare la sanità italiana sta affrontando con tutte le sue energie, che sono però oggi troppo esigue a causa del continuo dissanguamento di personale e fondi del SSN». Il commento del presidente della Federazione Cimo-Fesmed Guido Quici
«Un vero e prolungato stress test quello che il Paese e in particolare la sanità italiana sta affrontando con tutte le sue energie, che sono però oggi troppo esigue a causa del continuo dissanguamento di personale e fondi del SSN. L’emergenza del coronavirus, rischia di far emergere una condizione di fragilità nell’assetto organizzativo della sanità, che per fortuna non collassa grazie il lavoro incessante di medici, infermieri e tecnici che continuano ad operare in contesti critici perché abituati a gestire, da soli e da troppo tempo, tutte le situazioni emergenziali tipiche delle strutture ospedaliere». Sono queste le parole del presidente della Federazione sindacale dei medici CIMO-FESMED sull’emergenza sanitaria da coronavirus.
«L’assoluta necessità di aumentare i posti letto di terapia intensiva, malattie infettive e pneumologia evidenzia l’aumento esponenziale del fabbisogno ma testimonia anche l’assoluta necessità di assumere medici ed infermieri nel SSN perché evitare che anche il personale sanitario venga travolto dalla crisi e con esso l’intero sistema sanitario».
«Già prima dell’emergenza – continua il sindacato Cimo – la drammatica carenza di personale, non compensata da alcuna programmazione del turn over e dei fabbisogni regionali di medici specializzati, sottoponeva i medici delle strutture pubbliche a turni massacranti, rinuncia costante dei riposi e delle ferie, fino ad accumulare un “debito” di oltre 15.000 ore di straordinari non riconosciuti. Già negli ultimi due anni veniva denunciata la situazione critica e le mancate tutele verso il personale medico, ignorate anche a livello istituzionale. Ora che l’intera macchina della sanità pubblica, finalmente riconosciuta come un vero baluardo per la salute pubblica e un necessario asset del Paese, viene ulteriormente messa sotto pressione, si cerca di recuperare terreno. L’impegno e la dedizione dei medici e dei sanitari in campo è fuori discussione. Quello che deve essere chiaro è che il personale della sanità pubblica parte già da un lungo periodo di stress e di sacrifici per assicurare l’universalismo delle cure sancito dalla nostra costituzione, mentre la politica faceva finta di non vedere o guardava altrove, delegando a 20 diversi sistemi regionali l’amministrazione della complessa macchina della salute e delle sue articolate competenze».
«Condividiamo dunque – fa sapere il sindacato – le affermazioni del ministro degli Affari regionali Francesco Boccia per il quale, in caso di emergenza nazionale, lo Stato deve avocare a se, anche in assenza di clausola di supremazia, processi decisionali che tutelino la salute di tutti i cittadini ed operatori sanitari italiani. La centralizzazione nell’acquisizione di beni e servizi, la gestione del personale sanitario ad iniziare dai piani di assunzione straordinari, la mobilità dei pazienti presso le strutture sanitarie più adeguate ai loro bisogni, sono tutti strumenti necessari in situazioni di pericolo grave per l’incolumità e la sicurezza pubblica. Medici e sanitari devono essere tutelati su tutto il territorio nazionale perché sono loro il primo punto di riferimento e il primo argine alle emergenze sanitarie».
«Servono certamente misure straordinarie per coprire questo sforzo, per il quale ci auguriamo che, questa volta, il Ministero dell’Economia e delle Finanze lavori a un livello di totale disponibilità a sostegno delle urgenti necessità del Ministero della Salute» conclude la Federazione sindacale dei medici CIMO-FESMED.