Il racconto del dottor Ruggero Molteni, medico di base a Cesano Maderno: «Ambulatori tranquilli, ma telefoni roventi. Paura e terrore, tutti chiedono di fare il tampone»
Cesano Maderno, zona di Monza Brianza, alle porte Milano. Qui il coronavirus sembra essere sotto controllo, nonostante la vicinanza alla città metropolitana e una popolazione di pendolari. Negli ultimi tre giorni i casi conclamati della provincia sono stabili (tra i 60 e i 70), merito di un rispetto totale delle disposizioni e di un lavoro minuzioso dei medici di base della zona che si sono organizzati in gruppi WhatsApp per confrontarsi e per tenere sotto controllo i pazienti.
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«Paura e terrore non mancano – ci introduce in questo angolo della Brianza Ruggero Molteni, 54 anni, medico di base a Cesano Maderno –, ma negli ultimi giorni il nostro modo di lavorare è cambiato. L’ambulatorio è tranquillo, ricevo in modo scaglionato così da avere una sola persona in sala d’aspetto, mentre il telefono è rovente».
Per smistare le chiamate e rispondere a tutti Molteni impiega ore. Le domande sono sempre le stesse: «Chiamano e chiedono consigli per affrontare una situazione di emergenza e uno stato di incertezza che destabilizza. Vorrebbero fare il tampone per avere risposte certe e possibilità di giocare in anticipo sul virus». Se il telefono tranquillizza gli animi dei pazienti, la visita a domicilio è riservata a pazienti con comorbidità o con uno stato febbrile persistente da qualche giorno. In tal caso, il medico di base necessita di una serie di dispositivi di protezione individuale che mancano. «Il grave problema sono le scorte di mascherine e camici monouso che non sono sufficienti – rimarca Molteni –. Dall’ATS personalmente ho ricevuto 15 mascherine chirurgiche a quattro strati che, seppur omologate dall’OMS, non sono ideali per visite domiciliari con pazienti sintomatici, e un camice monouso che conservo per la visita ad un eventuale caso conclamato di Coronavirus. Ho trovato invece qualche mascherina con filtro FFP2 e FFP3 in farmacia, ma in numero non sufficiente alle visite che devo fare. La mancanza di dispositivi di protezione per i medici di base è un problema serio che non dovrebbe essere sottovalutato, perché è fondamentale lavorare in condizioni di massima sicurezza per noi e per i pazienti».
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