«Con l’unità mobile dell’Ordine dei medici cerchiamo di non ripetere l’errore che è stato fatto al Nord. A Nerola, centro focolaio, facciamo tamponi e test rapidi e se coincidono possiamo estenderli a tutti». Così il presidente Magi, che aggiunge: «Accelerare i tamponi ai medici per lavorare in sicurezza»
Quasi tremila casi totali ma i nuovi contagi frenano. Il numero dei pazienti positivi a Roma e nel Lazio continua a scendere mentre sale quello dei guariti. L’emergenza coronavirus nella Regione rimane perlopiù costante rispetto ai giorni scorsi e la riorganizzazione della rete ospedaliera sta reggendo.
La Regione Lazio ha avviato la distribuzione da parte delle Asl dei kit dei dispositivi di protezione individuale ai medici di medicina generale e ai pediatri di libera scelta, e il Sindaco Virginia Raggi ha assicurato su Facebook che sono partiti «i lavori straordinari di sanificazione delle strade di Roma per contrastare la diffusione del coronavirus». Ne abbiamo parlato con Antonio Magi, presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Roma, che ha sottolineato l’importanza dell’assistenza sanitaria sul territorio.
Presidente, com’è la situazione a Roma e Provincia?
«Rispetto ai drammatici numeri del Nord d’Italia, la situazione è sotto controllo, stabile, anzi il numero dei positivi è in leggero calo nelle ultime tre giornate. Quello che ci preoccupa nel Lazio sono i focolai di Fondi e di Nerola e alcuni a Roma. Sono legati a delle comunità, parliamo di strutture residenziali per anziani e un convento».
A Nerola, comune di Roma diventato ‘zona rossa’, è arrivato il camper attrezzato e medicalizzato dell’Ordine dei medici per offrire assistenza sanitaria. Come sta andando?
«Sta andando bene, abbiamo stretto un accordo di collaborazione tra l’Ordine dei medici di Roma e lo Spallanzani. Stiamo lavorando insieme per avviare un’unità mobile di intervento rapido in modo tale da poter intervenire nelle aree dove c’è più necessità. In questo caso, siamo andati a Nerola e stiamo procedendo in questo modo: effettuiamo sia i tamponi per ricercare il coronavirus che il test rapido alle stesse persone. Lo Spallanzani verificherà le corrispondenze incrociando i risultati. Se coincidono significa che il test rapido è attendibile, e ci aiuterà moltissimo perché è molto più semplice da effettuare rispetto ai tamponi. Il camper, con a bordo medici e infermieri volontari, formati ed equipaggiati, serve per garantire l’assistenza ed effettuare una sorveglianza sanitaria. Ci sono medici di medicina generale e specialisti, in modo da essere presenti sul territorio, per non fare lo stesso errore che è stato fatto nel Nord d’Italia: mancando l’assistenza sul territorio, sono andati tutti in ospedale e sappiamo quello che è successo. Ecco, dobbiamo evitare che questo accada. Fortunatamente nel Lazio esistono le reti territoriali, i poliambulatori sul territorio, i medici di famiglia lavorano insieme agli specialisti ambulatoriali».
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Avete dei risultati per quanto riguarda il test rapido?
«Si tratta di una sperimentazione, lo stiamo testando su un numero sufficiente di persone per valutare se può essere affidabile o meno. Per i risultati ci vorrà un po’ di tempo»
Qual è il numero di medici contagiati fino ad oggi?
«Sono 121, 101 solo a Roma. Di questi, sei sono ricoverati di cui uno, grave, in terapia intensiva, uno in terapia pre-intensiva e 113 in isolamento domiciliare».
Secondo lei, medici, infermieri e operatori sanitari devono essere tutelati meglio?
«Certamente, è indispensabile proteggerli. Abbiamo avuto un confronto con la Regione, perché secondo me è fondamentale che ai sanitari vengano effettuati i tamponi per due motivi: tutelarsi e soprattutto, tutelare gli altri. Il medico asintomatico può essere positivo, contagiare i pazienti ed esporli a gravi rischi: dobbiamo sapere esattamente la condizione di salute del medico. Se il tampone è negativo, i medici possono svolgere il proprio lavoro in tutta tranquillità e sicurezza».
Qual è la risposta che ha avuto dalla Regione?
«L’idea è quella di fare i tamponi sicuramente ai sanitari. Se funzionasse il test rapido sarebbe di grande aiuto. Inoltre, abbiamo richiesto la fornitura dei dispositivi di protezione individuale, l’altro aspetto fondamentale e imprescindibile. Fino ad oggi, purtroppo, i DPI sono stati scarsi e forse proprio per questo abbiamo questo numero di medici contagiati, un numero che tra l’altro credo sia sottostimato e a cui dobbiamo aggiungere quello degli infermieri. Ci hanno assicurato che i dispositivi di protezione individuale arriveranno. Nel frattempo, noi come Ordine dei medici ci siamo organizzati con la Protezione civile in maniera autonoma per avere alcune mascherine FFP2 e FFP3 che distribuiremo ai colleghi che non le hanno, ai liberi professionisti e ai medici che lavorano in determinate aree a rischio e sono dotati solo di mascherine chirurgiche che non garantiscono un’adeguata protezione».
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