La task force “Infermieri per COVID” è destinata alle Regioni più in difficoltà. Possono partecipare al bando infermieri dipendenti del Ssn, di strutture non accreditate e liberi professionisti. Mangiacavalli (Fnopi): «Ora serve la grande risposta degli infermieri»
Una task force composta da 500 infermieri volontari a supporto delle Regioni più colpite dal coronavirus. «È stata avviata – si legge sulla pagina Facebook della Protezione civile – la procedura per l’integrazione dell’unità medico specialistica già selezionata dal Dipartimento della Protezione Civile e che sta operando a supporto delle strutture sanitarie regionali per l’attuazione delle misure necessarie al contenimento e contrasto dell’emergenza COVID-19, con un’unità tecnico infermieristica composta da 500 infermieri».
Per partecipare al bando, bisogna compilare il form entro le ore 20:00 del 28 marzo 2020. Se il profilo sarà ritenuto idoneo, la Protezione Civile procederà alla definizione e attuazione delle modalità di impiego. La partecipazione all’unità prevede il rimborso delle spese di viaggio ed un premio di solidarietà forfettario pari a 200 euro al giorno che, per gli infermieri dipendenti, si aggiunge allo stipendio. All’alloggio provvederanno le Regioni.
«L’Unità – si legge nell’ordinanza – è composta di un numero massimo di 500 infermieri scelti dal Capo del Dipartimento della protezione civile, sulla base delle specifiche esperienze professionali ritenute necessarie, tra le seguenti categorie:
a) Infermieri dipendenti del Servizio sanitario nazionale;
b) Infermieri dipendenti da strutture sanitarie anche non accreditate con il Servizio sanitario nazionale;
c) Infermieri libero professionisti anche con rapporto di somministrazione di lavoro».
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«Per l’impiego nella detta Unità di cui alla lettera a), si prescinde dall’assenso del servizio sanitario regionale di appartenenza. Per gli infermieri di cui alla lettera b) è richiesto il previo assenso della struttura di appartenenza qualora trattasi di strutture sanitarie accreditate con il servizio sanitario nazionale e, per quelli di cui alla lettera c), della struttura presso cui prestano servizio in regime di somministrazione lavoro qualora trattasi di strutture convenzionate con il Servizio sanitario nazionale» specifica l’ordinanza.
«L’Unità opera – evidenzia l’Ordinanza – fino alla cessazione dello stato di emergenza e il Dipartimento della Protezione Civile è autorizzato, se le assicurazioni professionali degli infermieri non coprono l’attività prestata, a stipulare idonea polizza assicurativa e professionale».
«Una scelta obbligata – commenta Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche – perché si affianca alla task force analoga di 300 medici, professioni tutte che si sono dimostrate sul campo indispensabili per poter affrontare la pandemia, soprattutto nelle Regioni dove ormai si è al punto di saturazione. Una scelta – aggiunge – che riconosce la necessaria multiprofessionalità essendo le regole del tutto analoghe a quelle dei medici. E di questo dobbiamo ringraziare il ministro della Salute Speranza e la Protezione civile che, insieme, hanno riconosciuta la professionalità e l’indispensabilità del contributo degli infermieri».
«Ora – afferma Mangiacavalli – serve la grande risposta degli infermieri che arriva come al solito ogniqualvolta c’è una chiamata da parte dei cittadini che chiedono aiuto. Ci auguriamo che gli infermieri tengano come sempre la testa alta perché dietro l’ordinanza ci sono loro, i nostri assistiti, quelli che nessun infermiere lascerà mai soli, quelli che sanno di poter contare su di noi, quelli che in questa orribile vicenda hanno visto gli infermieri come unico simbolo di vicinanza e umanità, oltre che di cura e assistenza: tutte prerogative cioè della nostra professione».
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