La Federazione Cimo-Fesmed: «Ingiustificabili le proposte di moratoria sulle responsabilità delle filiere gestionali della sanità in tema di misure di sicurezza anti contagio»
«Diversi emendamenti al cosiddetto Cura Italia, da domani in Senato, e una proposta avanzata dal Presidente di Federsanità, che richiede una sanatoria sulle responsabilità delle filiere gestionali della sanità in tema di misure di sicurezza, sono iniziative ingiustificabili, incostituzionali e danneggiano i diritti sia dei pazienti che degli operatori sanitari. Sono proposte che per CIMO-FESMED costituiscono un colpo di spugna sulle responsabilità di coloro che avrebbero dovuto garantire adeguate protezioni di sicurezza contro il Covid-19 proprio a quei medici e sanitari che stanno pagando il prezzo più alto dell’emergenza». Così, in un comunicato stampa la Federazione CIMO-FESMED.
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«Comprendiamo – commenta il Presidente CIMO-FESMED Guido Quici – che, dal punto di vista di chi è deputato alla gestione delle aziende sanitarie ed ospedaliere nell’emergenza Covid 19, vi possa essere il tentativo di occultare eventuali comportamenti non idonei a garantire la sicurezza delle cure e degli stessi operatori sanitari, ma forse ancora sfugge che costoro rischiano direttamente le loro vite nell’essere mandati in prima linea senza i necessari strumenti di protezione. Probabilmente – continua Quici – molti politici e la stessa Federsanità non sono a conoscenza di quanto davvero stia succedendo nelle strutture sanitarie ed ospedaliere in Italia, dove i medici sono minacciati dalle direzioni, verbalmente o con atti scritti, se denunciano eventuali inadempienze amministrative; dove specialisti di branche non attinenti alle cure per pazienti Covid-19 sono improvvisamente trasferiti in altri reparti e chiaramente esposti – loro sì più di altri – a rischio professionale e assicurativo; dove a qualche medico è stato inizialmente impedito l’utilizzo di mascherine per non “spaventare” i pazienti».
«Come sindacato – precisa il Presidente CIMO-FESMED – abbiamo sufficiente materiale per dimostrare i mancati controlli sulla conformità dei dispositivi di protezione distribuiti ai medici ed infermieri che ogni azienda ha ricevuto, o bastano alcuni atti deliberativi che attestano i ritardi nell’approvvigionamento dei DPI, come è palese osservare, in tantissime strutture ospedaliere, la mancanza di iniziative tese a garantire la sicurezza di chi è in prima linea».
«Oggi CIMO-FESMED – conclude Quici – non vuole parlare né di disapplicazione dei contratti di lavoro, né dei provvedimenti disciplinari che crescono in modo esponenziale nelle aziende, né di nomine o incarichi da riconoscere; oggi parliamo di decine di medici ed infermieri morti e di decine di migliaia di infettati per aver affrontato il rischio pur di curare il prossimo. E di chi non ha fatto il massimo per proteggerli. Il tempo dei colpi di spugna è finito e i medici e gli infermieri deceduti non meritano questo».
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