Scade infatti il 31 ottobre, il contratto di locazione della Fondazione Policlinico Gemelli, la quale dopo l’avvio della crisi nel 2015 ha mantenuto aperto il nosocomio prendendo in affitto il ramo d’azienda
«La situazione è abbastanza allarmante, in quanto hanno già iniziato a bloccare i ricoveri». Lo riferisce il segretario Ugl Sanità di Roma, Valerio Franceschini in merito alla crisi profonda dell’Ospedale Columbus di Roma che mette a rischio 300 posti di lavoro e 258 posti letto. Scade infatti il 31 ottobre, il contratto di locazione della Fondazione Policlinico Gemelli, la quale dopo l’avvio della crisi nel 2015 ha mantenuto aperto il nosocomio prendendo in affitto il ramo d’azienda.
«La Fondazione Gemelli in queste ore sta interloquendo con la Regione Lazio per cercare una soluzione – ci spiega il segretario Ugl, raggiunto al telefono da Sanità Informazione -. Anche se c’è sempre dall’altra parte la curatela fallimentare. Non dimentichiamoci che l’ospedale Columbus è un’azienda fallita». Ad aprire lo stato d’agitazione è stata la decisione dei curatori fallimentari di non concedere la proroga. La Fondazione Policlinico Gemelli si era detta disponibile a rinnovare l’affitto del ramo d’azienda, ma mantenendo le condizioni vigenti. Proposta rifiutata dalla curatela, che vorrebbe invece ricontrattare.
L’assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato ha chiesto alla Fondazione Gemelli di «proseguire senza soluzione di continuità nell’erogazione dei servizi sanitari». «Per il Servizio sanitario regionale del Lazio è preminente il supremo interesse pubblico nell’erogazione delle cure e nella garanzia dei Livelli essenziali di assistenza» si legge nella nota.
L’interessamento della Regione Lazio ha permesso per il momento di bloccare il trasferimento di personale. «Il personale Columbus dato in prestito al Policlinico Gemelli potrebbe ritornare dov’era prima, dove è stato assunto. Il rischio – spiega Franceschini – è che tornando sotto la curatela fallimentare che ha carta bianca su tutto, visto che hanno già certificato in una perizia di stima redatta dopo il fallimento un esubero di 300 persone, potrebbero domani già aprire la procedura di licenziamento collettivo». «La nostra preoccupazione sono i livelli occupazionali, gli stipendi, ma soprattutto la ricaduta in termini di servizi per i cittadini e l’assistenza al malato. Ieri pomeriggio – continua – c’è stata un’assemblea del personale. Il tavolo è ancora aperto e vorremmo farci spiegare le loro intenzioni. Ad oggi questi lavoratori che fine fanno?».
«Il nostro obiettivo è una proroga dell’affitto del ramo d’azienda un po’ più a lungo termine. Va bene il 30 giugno, – conclude Valerio Franceschini, Segretario Ugl Sanità di Roma – ma è troppo breve come periodo. Noi speriamo almeno in un biennio o triennio».