I figli dei professionisti sanitari erano stati esentati dalla didattica a distanza per dar modo ai genitori di non doversi assentare dal lavoro. Il dietrofront del ministero dell’Istruzione causa la protesta di medici e operatori sanitari e comitati di genitori, docenti e studenti
I figli dei professionisti sanitari, fino a poco tempo fa, erano esentati dalla didattica a distanza anche nelle zone rosse. Lo stabiliva il Piano Scuola 2020-2021, per permettere ai genitori di continuare a svolgere la loro attività, considerata essenziale in periodo di pandemia.
La deroga veniva confermata dalla circolare del ministero dell’Istruzione del 4 marzo in base a quanto stabilito dal Dpcm del 2 marzo, firmato dal Presidente del Consiglio Mario Draghi e in vigore dal 6 marzo al 6 aprile. Specificava le modalità della didattica a distanza e le sue deroghe, tra cui quella per i figli del personale sanitario «salvo diversa disposizione delle ordinanze regionali o diverso avviso delle competenti strutture delle Regioni».
La nuova circolare del ministero dell’Istruzione del 7 marzo stabiliva «nelle zone rosse (o arancione rafforzato) le attività scolastiche e didattiche delle scuole di ogni ordine e grado si svolgono esclusivamente con modalità a distanza». Alla regola ci sono tre eccezioni: l’uso di laboratori, alunni disabili, studenti con bisogni educativi speciali. Nessun eccezione per i figli dei sanitari. Alcune regioni, come la Lombardia e il Piemonte, hanno già emanato circolari che li escludono esplicitamente dalla possibilità di usufruire della didattica in presenza.
La decisione ha sollevato malumori da parte di comitati di genitori e docenti, a cui si sono aggiunti medici e operatori sanitari. Ad esprimere l’amarezza della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (Fnomceo) è il Presidente Filippo Anelli: «Siamo sconcertati per il susseguirsi di decisioni contrastanti sulla possibilità per i figli dei medici, degli odontoiatri e dei sanitari in genere di poter frequentare la scuola in presenza – dichiara -. Chiediamo ai decisori di ripristinare subito la deroga per i figli dei medici e degli odontoiatri, siano essi dipendenti, convenzionati, liberi professionisti. È un giusto riconoscimento del ruolo che, tutti in egual misura, ricoprono nella gestione della pandemia. La scuola deve accogliere i figli dei sanitari – conclude Anelli – dando modo ai genitori di continuare a svolgere la loro professione con serenità».
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