I sindacati dei medici indignati per la bocciatura del ristoro alle famiglie dei caduti a causa della pandemia. Molte le iniziative e si sta valutando uno sciopero i primi giorni di marzo
Sconcerto e indignazione. Ma non rassegnazione. I sindacati dei medici non nascondono il loro disappunto per la bocciatura del fondo destinato ai medici scomparsi a causa del Covid-19. «I medici hanno protetto tutti, senza distinzione di reddito, ricchi e poveri, occupati e disoccupati, ma di questo ci accorgiamo solo quando, purtroppo, perdiamo la salute e ci si ammaliamo ma, come abbiamo visto in questa occasione, ce ne dimentichiamo altrettanto rapidamente», dice il segretario del SUMAI Assoprof, Antonio Magi. Gli fa eco il segretario nazionale Anaao Assomed, Carlo Palermo: «È giusto che ora il Paese riconosca il loro sacrificio, il sacrificio delle loro famiglie e provveda a restituire loro una dignità professionale ed economica».
Dallo sdegno ai fatti. Varie sono le iniziative dei sindacati dei medici, La Federazione CIMO-FESMED, ad esempio, ha deciso di indirizzare una lettera aperta al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella «nella speranza di poter ottenere un concreto segnale di vicinanza dello Stato al personale sanitario», dichiara il presidente della Federazione Guido Quici. Intanto, è stata lanciata su change.org una petizione, che in poche ore ha già ottenuto centinaia di consensi, per chiedere al Parlamento di provvedere a risarcire adeguatamente non solo le famiglie dei medici morti per Covid-19, ma anche quelle di tutti i sanitari deceduti a causa del virus. Nei prossimi giorni, inoltre, in occasione della seconda Giornata nazionale del personale sanitario, sociosanitario, socioassistenziale e del volontariato, il sindacato CIMO consegnerà al Presidente della Fondazione ONAOSI – Opera Nazionale Assistenza Orfani Sanitari Italiani – quanto raccolto dalla vendita del libro «Giuro di non dimenticare», un’iniziativa adottata qualche mese fa per garantire un supporto ai figli dei medici che hanno perso la vita lottando contro il Covid-19.
«Alla politica vogliamo rispondere con i fatti e come SUMAI Assoprof proponiamo agli iscritti di tutte le organizzazioni sindacali mediche della dipendenza e della convenzionata ma anche della libera professione di donare un giorno di retribuzione o di guadagni alle famiglie dei colleghi deceduti», dice Magi. «Oggi non possiamo far altro – continua – che prendere atto, con rammarico, della considerazione che ha la politica della categoria medica che ha messo a rischio nel corso della pandemia la propria vita per gli altri e che ancora oggi negli ospedali, nei pronto soccorso, negli ambulatori di medicina generale e nei poliambulatori pubblici viene lasciata alla mercè dei violenti e di chi minaccia ritorsioni anche quando si mette a disposizione il proprio tempo libero a vaccinare la popolazione per cercare di tornare tutti quanti il prima possibile alla normalità».
Nel frattempo la FP Cgil Medici, insieme ad altri sindacati, ha dichiarato lo stato di agitazione. «Stiamo valutando uno sciopero nei primi giorni di marzo», annuncia Andrea Filippi, segretario nazionale FP Cgil Medici. «È vergognoso – prosegue – che il Senato non abbia voluto aiutare le famiglie di quei medici che hanno affrontato la pandemia per salvare la vita alle persone, senza tutele e senza sostegni da parte dello Stato. Abbiamo chiesto ai pensionati medici di tornare in servizio perché mancava personale e ora li ripaghiamo negando un ‘ristoro’ economico alle loro famiglie».
«I medici di medicina generale – continua – hanno affrontato la pandemia isolati dal sistema, spesso a mani nude, senza mezzi, senza organizzazione e senza tutele e ora non hanno nemmeno diritto al risarcimento da infortunio perché il loro rapporto di lavoro in convenzione non lo prevede, al contrario dei colleghi dipendenti dei servizi. È necessario superare i rapporti di lavoro libero professionali convenzionati che non danno tutele – è il monito – e frammentano l’offerta di salute ai cittadini. Oggi è necessario riconoscere i ristori indegnamente negati ai medici, ma per il futuro bisogna superare l’ipocrisia di mettere toppe solo in emergenza: il sistema va cambiato ad iniziare dai rapporti di lavoro e dall’organizzazione dei servizi», conclude Filippi.
SNAMI, Sindacato nazionale autonomo medici italiani, ha espresso: «rabbia e incredulità per la bocciatura dell’emendamento che prevedeva un sostegno alle famiglie dei medici deceduti per Covid», definendola una «ingenerosità di Stato», dalle parole del presidente nazionale, Angelo Testa. «Tutti, dai semplici cittadini alle più alte cariche dello Stato – ricorda – ci hanno ringraziato per quello che abbiamo fatto e che quotidianamente facciamo nei confronti dei pazienti ammalati di Covid. Emergenza nella emergenza di un sistema nazionale ai limiti del collasso, che ci ha visto e ci vede impegnati quotidianamente per sostenere gli ammalati e le persone che hanno bisogno. La politica ha perso l’occasione di dimostrare gratitudine nei confronti delle famiglie dei medici che hanno sacrificato la loro vita contagiandosi per continuare ad assistere i propri pazienti durante la pandemia e ha insultato così la loro memoria. Di fatto – incalza Testa – hanno voluto ignorare dei servitori dello Stato che si sono immolati per il bene comune». «Per questo – conclude il leader del sindacato – da subito facciamo partire una campagna Snami per la raccolta delle firme per chiedere a gran voce alle istituzioni un ripensamento».
«Lo sciopero che andiamo a proporre unitario di tutte le categorie serve a far capire una volta per tutte che non si può giocare con la pelle di chi l’ha sacrificata per i cittadini e con la pelle dei cittadini stessi, che debbono essere sicuri che chi rischia per loro non rischia inutilmente. E siamo certi che i cittadini saranno con noi», dichiara Fabio Pinto, segretario nazionale Area Radiologica SNR, il quale vuole coinvolgere in uno sciopero massivo tutti i radiologi pubblici e privati e tutte le categorie di medici e dirigenti sanitari insieme ai medici di base.
«Siamo indignati!”, scrive in una nota Senior Italia FederAnziani. «Non è accettabile prima elogiare, a parole, l’eroismo dei medici e del personale sanitario e poi rimpallarsi un provvedimento che riconosca loro quanto dovuto. Come si può anche solo avere la minima incertezza sul riconoscere i ristori ai medici e ai lavoratori del personale sanitario che hanno riportato un danno permanente e alle famiglie di coloro che, nel corso della pandemia, sono morti sul campo per spirito di dedizione, e di sacrificio, sul lavoro, cercando di contrastare l’emergenza?», si chiede. «Far mancare loro questo riconoscimento sarebbe una dimenticanza troppo grave, ingiustificabile di fronte ai valori della nostra collettività. Per questo ci appelliamo al governo perché si provveda a chiudere questo stallo umiliante e sia al più presto riconosciuto ai medici, al personale sanitario e ai loro familiari quanto è loro dovuto», conclude.
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