Lavoro 20 Aprile 2020 09:00

Dalle aggressioni al Coronavirus, Zampogna (OMCeO Reggio Calabria): «La figura del medico era distrutta, ora si ricomincia a credere in noi»

Intervista al Vicepresidente dell’Ordine calabro: «Ho visto colleghi morire sotto i colpi di pistola di pazienti inferociti. Oggi il Santo Padre ci ha definiti “i santi della porta accanto”»

Un uomo abituato a stare in trincea il professor Giuseppe Zampogna. Chirurgo, Responsabile di Pronto Soccorso, specialista nella medicina d’urgenza che ha visto da vicino la violenza dei parenti scagliarsi contro le donne e gli uomini del personale sanitario che ha avuto con sé nelle tante esperienze: tra la Locride, dove è Direttore di struttura complessa in medicina d’urgenza, e Reggio Calabria, città dove oggi è Vicepresidente dell’OMCeO provinciale. E sarà per questa sua esperienza che la FNOMCeO lo ha nominato nella Commissione sulla Sicurezza degli Operatori Sanitari e che il Ministero della Salute lo ha voluto nell’Osservatorio Nazionale Buone Pratiche sulla sicurezza in Sanità, istituito presso Agenas, accanto al Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, al Generale Franco Condò e a pochi altri.

«La gente spesso nel pronto soccorso non contava fino a dieci, voleva le prestazioni “tutto e subito” con pieno risultato – racconta Zampogna -. Gente violenta, in particolare sulle donne, che alzava spesso le mani e non solo. Ho visto colleghi, più di uno, morire sotto i colpi di pistola sparati in testa da pazienti inferociti – racconta con voce ferma e consapevole -. E quell’emergenza che fino a ieri si chiamava “aggressioni al personale sanitario” oggi si chiama Covid-19 – prosegue Giuseppe Zampogna –. Un’emergenza che vede, ancora in questi giorni, il medico mandato al fronte, mi piace dire come nella guerra del ‘15/’18, a mani nude, senza dispositivi di protezione. Tute, mascherine e dispositivi di protezione che continuano ancora oggi a mancare. Una categoria che ha pagato un prezzo altissimo è in particolare quella dei medici di medicina generale: penso al primo collega che ha pagato con la vita, l’amico Roberto Stella, presidente dell’Ordine dei medici di Varese. Pensando a lui e agli oltre 125 medici morti fino ad oggi mi vengono in mente le parole del Santo Padre che ci ha definiti “i santi della porta accanto”».

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«Fino a poche settimane fa – spiega ancora Zampogna – il medico era sottoposto ai risvolti medico-legali della cosiddetta presunta malasanità: tante notti insonni per colleghi che dovevano affrontare avvisi di garanzia, rinvii a giudizio per, spesso ipotetici, errori professionali. E ci trovavamo gli avvocati davanti agli ospedali: si era praticamente distrutta la figura del medico. Ora in questo senso è stato ricostruito il mito, il mito del medico in corso di Coronavirus. Ma io mi auguro – conclude Zampogna – che quando questa emergenza “virale” si allenterà o meglio finirà, il medico continui ad essere rispettato e si ricostituisca quell’accordo, quell’alleanza medico-paziente che è alla base di un sistema sanitario che funziona».

 

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