Consegnate le targhe d’onore a tre professionisti sanitari laziali: Silvia Angeletti, Ivanna Legkar e Stefano Marongiu. Quest’ultimo, nell’intervista a Sanità Informazione, dichiara: «Abbiamo bisogno di sognare e riflettere e il cinema, in questo, è maestro»
Si sono distinti per l’importante contributo alla ripresa delle attività cinematografiche e audiovisive a Roma e in Italia durante la pandemia.
Con questa motivazione Silvia Angeletti (Direttrice dell’Unità Operativa Complessa Laboratorio di Analisi, Policlinico Universitario Campus Bio-Medico), Ivanna Legkar (Direttrice Farmacia e Area Test anti Covid – Gemelli a Casa SpA, Policlinico Universitario Agostino Gemelli) e Stefano Marongiu (Coordinatore Infermieristico Usca-R, Unità Speciale di Continuità Assistenziale – Regione Lazio, Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani) hanno ricevuto ieri sera le tre targhe denominate David 2021 – Riconoscimento d’Onore.
«Una grande e inaspettata emozione» confessa Stefano Marongiu al nostro giornale, per il quale la preziosa statuetta è arrivata proprio nella Giornata Internazionale degli infermieri. «Per chi, come me, è abituato a lavorare in seconda linea, è un bel riconoscimento. La dimostrazione di far parte di una grandissima squadra, a partire dallo Spallanzani fino ad arrivare all’Assessorato alla sanità della Regione Lazio».
Quella di Marongiu è davvero una bella storia. L’infermiere sardo di Emergency aveva contratto il virus Ebola in Sierra Leone e, sei anni fa, entrava allo Spallanzani da paziente dove sarà curato e guarito. «Sei anni fa arrivavo a Roma da Sassari in biocontenimento e lo Spallanzani mi prendeva in cura. Oggi – ricorda commosso – mi ritrovo a lavorare con le stesse persone che mi hanno curato. È per me un’emozione fortissima».
Il pensiero va in primis alla famiglia. Poi, ai colleghi medici e infermieri delle Usca-R. «Non ci siamo mai fermati dallo scorso marzo – precisa – siamo un gruppo, questo ci ha permesso di agire in maniera tempestiva sui vari cluster e raggiungere grandissimi risultati. Penso ai voli dal Bangladesh e dall’India, i vari drive, i vaccini nelle Rsa, quelli a domicilio e sui pazienti fragili. Le Usca- R si sono dimostrate una risorsa fondamentale, lavoriamo in silenzio e continueremo a farlo».
Il protocollo validato da Inail, Ministero del Lavoro e Ministero della Cultura e la disponibilità delle strutture sanitarie del Lazio hanno permesso l’effettuazione di migliaia di tamponi alle persone impegnate in centinaia di set. Un grande impegno e spirito di collaborazione hanno garantito in piena sicurezza l’attività di produzione nei set cinematografici e audiovisivi.
«Quel velo che volava via nello spot del ministero sull’apertura della campagna di vaccinazioni rappresenta la capacità di sognare. Abbiamo bisogno di sperare, di vivere la cultura e avere una valvola di sfogo per combattere la cattiveria e l’egoismo che ho visto in questo periodo e che non mi aspettavo. I racconti sulla pandemia ci faranno riflettere, abbiamo bisogno di sognare e riflettere e il cinema, in questo, è maestro». Marongiu ha partecipato anche al docufilm realizzato da Consulcesi “Covid-19 Il virus della paura”, un progetto formativo di massima divulgazione scientifica nato per formare medici e operatori sanitari.
Oggi, nella Giornata Internazionale degli infermieri, ricorda il motto: “Ovunque per il bene di tutti”. «Pensare che l’infermiere sia ovunque e per il bene di tutti mi fa sentire grato nei confronti dei colleghi con cui lavoro ogni giorno – aggiunge Marongiu -. Bisogna essere vicini per essere un team. E quando si ha “l’ovunque”, si ha il bene di tutti. Ovunque – conclude – significa che abbiamo smesso di guardare i nostri confini. E combattiamo insieme. Siamo sulla strada giusta, abbiamo un’ulteriore possibilità, i vaccini. Insieme ai comportamenti corretti, faranno la differenza».
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