Secondo SPIF necessari 15 mila fisioterapisti di famiglia. Il Segretario Nazionale: «Puntiamo a bandi pubblici per l’inquadramento dei professionisti nel SSN con contratti di lavoro subordinato»
Abusivismo professionale, sfruttamento delle “false” partite iva e carenza di assistenza domiciliare potrebbero essere presto un lontano ricordo. Almeno nell’ambito della fisioterapia. Sono questi, infatti, i principali obiettivi contenuti nel disegno di legge per l’istituzione del fisioterapista di famiglia. «Una figura professionale che agevola l’accesso alle cure riabilitative territoriali a tutti coloro che hanno bisogno di assistenza, anche domiciliare, in collaborazione con il medico di famiglia», spiega Roberto Ferrara, Segretario Nazionale SPIF, sindacato sostenitore della proposta.
La legge, oltre ad offrire risposte più idonee e tempestive ai bisogni di salute dei cittadini, assicurerà condizioni di lavoro maggiormente adeguate al profilo professionale del fisioterapista. «Attualmente, purtroppo, sono ancora tanti i colleghi che lavorano in regime libero professionale, percependo compensi del tutto sottostimanti rispetto alle competenze offerte – sottolinea il sindacalista -. Si tratta delle cosiddette “false” partite iva, che pur svolgendo di fatto un lavoro continuativo, vengono considerate come collaborazioni occasionali. A seguito dell’approvazione di questa legge, auspichiamo che le aziende sanitarie territoriali possano emanare dei bandi pubblici ad hoc, aperti a fisioterapisti in possesso di requisiti specifici (da determinare in seguito), fissando preliminarmente sia il budget da investire che il numero di pazienti da assistere in collaborazione con il medico di medicina generale. I professionisti vincitori del concorso dovranno essere inquadrati nel servizio sanitario nazionale con contratti di lavoro subordinato».
Secondo le stime SPIF sarebbero 15 mila i fisioterapisti di famiglia necessari a rispondere alle richieste di assistenza territoriale e domiciliare. Per ricoprire questo ruolo non sarebbe necessaria una formazione ad hoc, «anche se – come sottolineato dallo stesso Ferrara – il percorso formativo in fisioterapia avrebbe bisogno di una totale rivisitazione. Il nostro sindacato – aggiunge -già da tempo ha avanzato la necessità di istituire una laurea magistrale in area clinica, avendo attualmente a disposizione solo percorsi specialistici in ambito organizzativo e gestionale». Nel disegno di legge sono definite anche precise competenze: «Il fisioterapista, oltre ad essere responsabile dell’assistenza fisioterapica, è tenuto anche a controllare l’idoneità delle condizioni ambientali per lo svolgimento di sedute domiciliari ed, eventualmente, monitorarne il ripristino», spiega il professionista sanitario.
Dalla stesura del testo di legge alla sua presentazione l’impegno del sindacato è sempre stato massimo, ma «auspichiamo -sottolinea il Segretario Nazionale SPIF – che i colleghi fisioterapisti di tutta Italia offrano il proprio sostegno affinché questa legge, con la sua approvazione, possa portare una rivoluzione nell’ambito dell’assistenza territoriale e domiciliare, permettendo all’utente di scegliere personalmente e liberamente il suo fisioterapista di fiducia, proprio come individua il medico di famiglia. Acquisire una relazione di vicinanza e di intimità con l’assistito favorirà non solo il buon esito del trattamento, ma – conclude il sindacalista – migliorerà la qualità di vita dei pazienti, in primis di coloro che, a causa di malattie gravi e croniche, necessitano di assistenza per tutta la vita».
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