L’ex direttore esecutivo dell’Agenzia europea del farmaco: «Auspico incentivi a formazione ECM del personale sanitario». E sulla gestione dell’emergenza da parte delle Regioni: «Sulla salute serve maggiore centralizzazione»
«Anche lo Stato più federale del mondo, gli Stati Uniti d’America, ha centralizzato alcuni aspetti fondamentali della salute pubblica che non possono essere delocalizzati. Penso agli aspetti epidemiologici, alla campagna vaccinale, alle linee guida a cui i medici si devono attenere per il trattamento dei pazienti Covid. Aspetti di cui invece in Italia si stanno occupando le Regioni. Con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti». Netto il commento di Guido Rasi, ex Direttore esecutivo dell’Agenzia europea del farmaco e ordinario di Microbiologia all’Università Tor Vergata di Roma, sulla gestione della pandemia da parte delle Regioni.
«E adesso – rincara la dose – stanno anche bloccando l’approvazione dei decreti attuativi della legge Gelli sulla responsabilità professionale che prevedono un passaggio fondamentale sulla formazione continua del personale sanitario». Decreti che prevedono un legame tra polizze assicurative e formazione ECM e che sono al momento bloccati in Conferenza Stato-Regioni cui spetta l’ok definitivo. «Si tratta di un ottimo testo e di un incentivo importante per la formazione di medici e professionisti sanitari – continua Rasi -. Un testo che darebbe una garanzia ai pazienti e un vantaggio tangibile ai medici, riducendo il rischio e avendo un beneficio nel pagamento dell’assicurazione. Spero quindi che si possa presto porre rimedio a questa lacuna».
«Proprio la pandemia – prosegue – ha reso evidente la necessità di avere medici formati e aggiornati». E al contempo, a detta dell’ex numero uno dell’Ema, proprio la pandemia ha mostrato «i grandissimi limiti della gestione regionale della sanità».
«Qualcuna si è comportata meglio e qualcuna peggio, ma nel complesso il cittadino sa che non può ricevere un trattamento equo in tutta Italia, e questa cosa è inaccettabile. La gestione della malattia sul territorio è stata eterogenea – ricorda Rasi -, i medici si sono trovati abbandonati e smarriti, senza ricevere indicazioni chiare e, all’inizio della pandemia, senza avere nemmeno gli strumenti necessari. Le Regioni non si sono coordinate tra loro e hanno dimostrato tutta la debolezza di un sistema frammentato e frammentario».
Una gestione dell’emergenza da parte delle Regioni «ampiamente da rivedere e sicuramente non soddisfacente», aggiunge il professore. «Io ritengo – conclude – che molti aspetti della sanità non possano essere delegati alle Regioni, dalla gestione delle crisi alle campagne vaccinali, anche antinfluenzali. Ci sono attività la cui universalità non può avere deroghe. È necessario prevedere la possibilità di avocare a livello centrale funzioni essenziali per la salute e garantire che la salute sia ugualmente tutelata su tutto il territorio nazionale. Se le Regioni non si dimostrano in grado di coordinarsi e di garantire determinati standard, le loro competenze devono essere centralizzate».
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