Il Sindacato Medici Italiani è contrario a due norme contenute nell’articolo 38 del DL 23 dell’8 aprile 2020: «Abbiamo sacrificato circa il 30% del nostro stipendio, vanificando di fatto l’incremento contrattuale che tra l’altro dopo 6 mesi ci verrà tolto. Non si possono chiedere ancora altri sacrifici»
«Oggi alla Camera dei Deputati, si discutono, nell’ambito della conversione in legge del decreto legge 8 aprile 2020, n. 23, due norme, contenute nell’articolo 38. Una stabilisce l’erogazione, per la durata dell’epidemia da Covid-19, di un trattamento economico per garantire la reperibilità a distanza dei medici per tutta la giornata, anche con l’ausilio del personale di studio, in modo da contenere il contatto diretto e conseguentemente limitare i rischi di contagio dei medici e del personale stesso. L’altra norma prevede che i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta si dotino, con oneri a proprio carico, di sistemi di piattaforme digitali che consentano il contatto ordinario e prevalente con i pazienti fragili e cronici gravi, e collaborano a distanza, nel caso in cui non siano dotati di dispositivi di protezione individuale idonei, in via straordinaria ove fosse richiesto dalle Regioni, per la sorveglianza clinica dei pazienti in quarantena o isolamento o in fase di guarigione dimessi precocemente dagli ospedali. Entrambe le misure ci trovano in grande disaccordo, perché penalizzano economicamente la già tartassata classe medica», dichiara Pina Onotri, Segretario Generale del Sindacato Medici Italiani.
«I medici sono i professionisti e allo stesso tempo sono imprese a tutti gli effetti. Non è tollerabile che i medici di famiglia, contrariamente a quanto avviene per tutte le imprese, non si vedano riconosciuti nessun sostegno e non per il mancato guadagno, ma per i costi che stanno sostenendo al fine di poter lavorare in sicurezza, tutelare il personale degli studi e gli assistiti», continua Onotri.
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«Per recuperare quanto ci spetta di diritto dopo 10 anni di vacanza contrattuale (stiamo parlando di 1,27 euro sulla quota capitaria) ci vediamo assegnati compiti aggiuntivi (che di fatto abbiamo già svolto senza essere contrattualizzati). I MMG, tra l’altro come fanno altri professionisti e altre aziende, non scaricano sulla utenza questi costi aggiuntivi».
«Per quanto riguarda, invece, la dotazione di piattaforme digitali qualche piccola sovvenzione è stata prevista ma occorre un finanziamento dedicato per il personale di studio che è essenziale per coadiuvare le attività mediche».
«Nonostante la pandemia, ancora in corso, continua a mancare un adeguato sostegno economico, a fronte del fatto che i medici hanno speso di tasca loro per sanificazione dei locali, per dotarsi dispositivi personali di protezione. Abbiamo sacrificato circa il 30% del nostro stipendio, vanificando di fatto l’incremento contrattuale che tra l’altro dopo 6 mesi ci verrà tolto. Non si possono chiedere ancora altri sacrifici», conclude il Segretario di SMI.
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