Due ordinanze della Cassazione riaprono la vertenza, con udienza pubblica. L’avvocato Tortorella: «La giurisprudenza può rivedere le sue posizioni in senso più favorevole ai ricorrenti»
Importanti novità per i medici ex specializzandi che non hanno ricevuto il corretto trattamento economico durante gli anni di scuola post-laurea. La Cassazione potrebbe infatti rivedere le sue posizioni contrarie alle richieste sia dei camici bianchi che non avevano percepito alcuna remunerazione, in quanto iscritti prima del 1991, sia di chi si è iscritto alla specializzazione dopo il 1993 e ha percepito una borsa di studio ma agisce per ottenere un adeguamento economico della stessa. In particolare, la Corte di Cassazione, con due ordinanze interlocutorie, ha rimesso due giudizi su ruolo perché venga discussa in pubblica udienza non solo la possibilità di rivedere la vecchia giurisprudenza negativa sulla prescrizione, e quindi valutare se spostarla in avanti, ma anche di valutare l’impatto che la presa di posizione della Commissione europea, la quale ha stabilito che alcune norme che negano l’adeguamento della borsa di studio si pongono in contrasto con le norme del trattato, può avere in ordine a tali questioni. Per capire meglio cosa è successo e cosa cambia per i medici ex specializzandi, abbiamo parlato con l’avvocato Marco Tortorella che cura i ricorsi per conto di Consulcesi.
«La sentenza ha rappresentato, innanzitutto, un punto fermo per quanto riguarda gli iscritti prima del 1982: la Corte di Giustizia europea ha infatti confermato che anche i medici iscritti di prima dell’82 hanno diritto all’adeguata remunerazione e quindi al risarcimento del danno, ovviamente a partire dalle frequenze dal primo gennaio ’83. È stata dunque confermata la tesi che noi avevamo sempre sostenuto e che aveva visto per tre anni la terza sessione della Cassazione pronunciarsi negativamente nei confronti dei medici. Ora invece la Cassazione dovrà adeguarsi alla sentenza favorevole della Corte di Giustizia europea. È importante però, all’interno di questo procedimento, la presa di posizione della Commissione Europea, la quale ha affermato anche che la legge 370 del ‘99 si pone in contrasto con le norme del trattato. Questo è importante perché il motivo del contrasto è che questa legge non prevede il riconoscimento della rivalutazione degli interessi. E in un giudizio che abbiamo in corso davanti alla Cassazione per i medici che chiedevano l’adeguamento della borsa percepita in quanto iscritti dal ‘93 in poi, la Corte, invece di decidere in camera di consiglio sulla base di una giurisprudenza che si stava consolidando, ha stabilito che questa presa di posizione della Commissione può avere una rilevanza nel giudizio in corso. Per questo ha rimesso la causa su ruolo perché venga decisa in pubblica udienza affinché si faccia una discussione per valutare l’impatto che questa presa di posizione può avere nei giudizi in corso. Ciò attesta quantomeno una possibilità di revisione della giurisprudenza precedente, che non era stata favorevole ai ricorrenti».
«La commissione non ha preso posizione sulla prescrizione, così come la Corte di Giustizia europea. Ma il fatto che abbia valutato la legge 370 del ‘99 contraria alle norme del trattato può avere un rilievo anche in relazione al decorso della prescrizione. Questo perché la giurisprudenza finora ha fatto decorrere il termine proprio dall’entrata in vigore di quella legge. Noi da tempo sosteniamo che non è quello l’inizio di decorrenza della prescrizione, la quale invece va spostata in avanti. Questa presa di posizione può assumere un rilievo proprio perché, essendo questa legge contraria alle norme del trattato, a nostro avviso non può essere considerata la data di inizio del decorso della prescrizione. Noi insistiamo e sosteniamo che anche sulla materia della prescrizione, così come nell’ambito della adeguata remunerazione, la questione andrebbe rimessa alla sede naturale che è la Corte di Giustizia europea, trattandosi di violazioni di norme comunitarie. Per altro, a marzo, la sesta sessione della Cassazione, in un giudizio che riguarda i medici inscritti prima del ‘91 e proprio sulla questione della prescrizione, ha rimesso la causa sul ruolo perché venga decisa in pubblica udienza, andando un po’ contro quello che era l’orientamento che si stava sviluppando negli ultimi tempi. La sesta sessione ha evidenziato come le argomentazioni che erano state poste dai medici a sostegno della tesi della non decorrenza della prescrizione, dovrebbero essere riviste e la vecchia giurisprudenza, che invece non era stata favorevole ai medici, merita una riconsiderazione anche alla luce di queste novità».
«Sono importanti perché riconducono, a nostro avviso, la questione nella loro sede naturale che è quella europea. Qui si tratta di una violazione delle norme comunitarie e noi stiamo insistendo perché le questioni principali, come la prescrizione e l’adeguata remunerazione, vengano sottoposte al vaglio della Corte di Giustizia europea».
«Si sta evidenziando quanto meno una riconsiderazione della vecchia giurisprudenza, alla luce di queste novità, da parte della Cassazione, e che speriamo porti a un cambiamento di orientamento. Noi insisteremo per ottenere questo e perché la questione venga rimessa alla Corte di Giustizia europea».
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