Lavoro e Professioni 2 Marzo 2021 12:11

Disagio lavorativo e mancanza di organizzazione: ecco cosa vuole dire essere medici in Campania ai tempi del Covid

Il sondaggio di Anaao Campania ha evidenziato una scarsa formazione per la gestione dell’emergenza e numerose carenze procedurali

Disagio lavorativo e mancanza di organizzazione: ecco cosa vuole dire essere medici in Campania ai tempi del Covid

La pandemia di Covid-19 è stato un vero e proprio stress test per il sistema sanitario nazionale e, in base al livello di emergenza, di ogni singola Regione. In Campania, l’emergenza sanitaria si è inserita in un contesto in cui i ritardi per il rinnovo contrattuale per circa dieci anni ed il blocco del turn over hanno impoverito la sanità regionale di importanti risorse umane, costringendo tanti medici a migrare verso il sistema privato o paesi esteri determinando un notevole impatto sul sistema salute. Diverse sono le criticità organizzative e di programmazione con le quali si sono dovuti confrontare gli operatori sanitari fin dai primi casi di Covid -19 registrati nel mese di febbraio 2020. ANAAO Assomed Campania ha promosso un questionario anonimo tra medici e dirigenti sanitari di tutte le aziende regionali al fine di comprendere l’entità del disagio lavorativo, umano e professionale che stanno vivendo.

Il disagio lavorativo degli operatori sanitari ai tempi dei Covid: la carenza nella formazione

Il questionario, compilato tra gennaio e febbraio 2020 da 1182 medici, ha riguardato i seguenti temi: la formazione del personale per l’emergenza Covid; l’organizzazione di percorsi e procedure; la programmazione delle cure nel post Covid; la tutela dei diritti dei lavoratori; la valutazione complessiva dell’azione aziendale e regionale. Rispetto alla domanda sulla formazione, solo il 21% degli intervistati ha affermato di aver avuto una formazione, il 52% afferma di non aver ricevuto una adeguata formazione per affrontare l’emergenza, mentre ben il 21% ha affermato di essersi formato sul campo.

Il rispetto delle procedure e l’organizzazione nei Pronto Soccorso

Per quanto riguarda le procedure aziendali messe in atto e le relative istruzioni operative per i percorsi, il 56% degli intervistati ha affermato che questo non è avvenuto, con punte estreme come nel caso dell’Ospedale del Mare dove ben il 70% degli intervistati afferma di non aver ricevuto istruzione operative su percorsi, e solo 11% afferma di averlo ricevuto. Quando è stato chiesto se i Pronto soccorso fossero stati adeguatamente organizzati, una percentuale complessiva dell’89% ha riposto di no, nel quale è stata compresa anche una percentuale del 25% che ha definito l’organizzazione ‘parziale’.

I diritti dei lavoratori e il piano liste d’attesa

È emerso tuttavia dall’indagine un sostanziale rispetto del diritto dei lavoratori con solo un 20% degli intervistati che ha affermato il contrario. Idem sulla sorveglianza sanitaria e l’individuazione dei soggetti fragili da salvaguardare: solo il 20% degli intervistati ha affermato il mancato rispetto di tali regole. Uno dei dati peggiori emersi dal sondaggio è stato invece quello inerente alla creazione di un piano per il recupero delle liste di attesa per le attività assistenziali ordinarie: solo il 20% degli intervistati ha affermato che tale piano è stato previsto.

I commenti

«Spicca in negativo il fatto che solo il 21% degli intervistati ha giudicato adeguata l’organizzazione dei Pronto Soccorso – afferma Maurizio Cappiello, componente del Direttivo Nazionale Anaao Assomed – un dato dovuto all’assenza di un piano pandemico con un meccanismo a cascata che dall’OMS e dal Ministero si ripercuote sulle organizzazioni regionali e alle singole aziende ospedaliere. Un altro dato critico – commenta Cappiello – è quello sulle liste d’attesa: la gestione del post emergenza sarà fondamentale, ma così rischiamo di gestire un’altra emergenza drammatica nei prossimi mesi, e cioè tutte quelle pratiche diagnostiche e assistenziali che in fase pandemica si sono rimandate e accumulate».

«La maggior parte degli ospedali in Campania ha combattuto a mani nude questo nemico – afferma Vincenzo Bencivenga, Segretario Regionale Anaao Campania – e se questo nella prima ondata poteva avere una qualche giustificazione, nella seconda ondata no. L’effetto sorpresa si era esaurito, avremmo dovuto essere preparati adeguatamente. Eppure, i percorsi sporco-pulito sono saltati quasi subito. Gli operatori sul campo sanno come tamponare le mancanze organizzative grazie alla competenza e all’esperienza, ma non possono essere lasciati allo sbando. Il nostro auspicio – conclude – è che si possa aprire un confronto costruttivo con gli esperti per gestire al meglio le prossime fasi».

 

 

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