La fertilità non è solo una “faccenda da grandi”. Eppure la maggior parte dei giovani e degli adolescenti sono convinti che la riproduzione sia un valore lontano anni luce dalla loro quotidianità. «Stili di vita malsani in adolescenza possono compromettere la fertilità futura», assicura Silvia Vaccari, presidente della FNOPO, la Federazione Nazionale degli Ordini della […]
La fertilità non è solo una “faccenda da grandi”. Eppure la maggior parte dei giovani e degli adolescenti sono convinti che la riproduzione sia un valore lontano anni luce dalla loro quotidianità. «Stili di vita malsani in adolescenza possono compromettere la fertilità futura», assicura Silvia Vaccari, presidente della FNOPO, la Federazione Nazionale degli Ordini della Professione di Ostetrica.
Sono ormai numerosi gli studi scientifici che dimostrano come la capacità riproduttiva di una persona sia influenzata dalle abitudini e dai comportamenti, compresi quelli dei genitori, a cui si è esposti fin da piccoli. «Educare i giovani a preservare la loro fertilità è una necessità non più rinviabile e le ostetriche possono avere un ruolo strategico per incentivare e supportare la sensibilizzazione e la comunicazione in questo ambito – aggiunge Vaccari -. Si può cominciare ad avvicinare i bambini al tema della fertilità sin dalla scuola materna, insegnando a comprendere cosa sia la diversità di genere. Più avanti, poi, sarà necessario spiegare le differenze dei meccanismi ormonali tra gli uomini e le donne».
L’ostetrica, poi, potrebbe assumere anche un ruolo di facilitatore, ovvero potrebbe rappresentare un punto di riferimento per tutti quei giovani che non riescono, per vergogna o timore, ad affrontare il tema della sessualità con i propri genitori o familiari. «È necessario che gli adolescenti conoscano i cambiamenti fisiologici del proprio corpo, così da poter essere pronti ad affrontarli e gestirli, anche nelle relazioni con gli altri, rapporti sessuali compresi – dice l’ostetrica -. Da un recente studio è emerso che in Italia il primo rapporto sessuale viene consumato, in media, tra i 14 e i 15 anni, assai prima di molti altri Paesi. In Olanda, ad esempio, dove l’educazione alla riproduzione è fortemente radicata, il primo rapporto sessuale avviene intorno ai 17 anni».
Approcciarsi alla sessualità senza averne una piena consapevolezza espone i ragazzi e le ragazze a non pochi rischi: «Avere rapporti non protetti, ad esempio, non aumenta solo il rischio di avere una gravidanza indesiderata, ma anche di contrarre infezioni veneree che, se non precocemente individuate e adeguatamente trattare, possono seriamente compromettere la fertilità e quindi la capacità riproduttiva». Ma educare i giovani al sesso sicuro e consapevole non basta. «Anche gli stili di vita non corretti, come fumare o bere alcol, possono inficiare sulla fertilità. Così come la sedentarietà: restare seduti troppo a lungo crea un surriscaldamento delle zone interessate alla fertilità che, potenzialmente, potrebbero danneggiarsi», dice la presidente FNOPO.
Tuttavia, i danni che si sono creati in adolescenza emergono molti anni più tardi, ovvero solo quando si decide di mettere al mondo un figlio e non ci si riesce. Una problematica evidenziata anche dall’ultimo report di Save the Children sulla natalità: dal 2008 ad oggi le nascite sono calate del 31%. «Questi dati allarmanti sono la conseguenza di una politica sanitaria troppo miope. È necessario garantire un numero adeguato di consultori equamente distribuiti sul territorio nazionale che possano rispondere ai bisogni di salute delle persone lungo l’intero corso della loro vita riproduttiva. Una presenza ostetrica più radicata e vicina ai cittadini – conclude Vaccari – può davvero offrire un contributo concreto per invertire la rotta della denatalità».
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