Il presidente della cassa previdenziale dei medici fa un bilancio del mandato appena concluso, elenca quanto fatto per aiutare i camici bianchi danneggiati dal Covid e traccia il percorso del prossimo quinquennio
È un fiume in piena Alberto Oliveti quando descrive gli obiettivi dei prossimi cinque anni alla guida della Fondazione Enpam, l’ente previdenziale dei medici. Rieletto presidente dall’Assemblea nazionale sabato scorso, sarà in carica fino al 2025 affiancato dai vicepresidenti Luigi Galvano e Giampiero Malagnino. Il compito sarà proseguire sulla strada tracciata dal 2012 ad oggi, anni che hanno visto mantenuta la sostenibilità cinquantennale dei percorsi previdenziali ed il raddoppio del patrimonio dell’ente, passato da 12,5 a 23 miliardi di euro, con un utile, nel 2019, di 1,7 miliardi. «Il bilancio migliore della storia della Fondazione Enpam», commenta Oliveti. Ed è proprio questa gestione virtuosa della Fondazione che ha consentito, negli ultimi mesi, di sostenere i medici che sono stati più colpiti dall’emergenza Covid.
«Il Covid ha imposto una notevole accelerazione al processo che già ipotizzavamo, che vede una previdenza centrata non solo sul periodo post-lavorativo ma anche sul sostegno agli iscritti negli anni di lavoro – spiega Oliveti a Sanità Informazione -. Abbiamo rinviato fino a fine settembre qualsiasi tipo di contribuzione o versamento, lasciando nelle tasche dei medici mezzo miliardo di euro. Ci siamo battuti perché i 600 euro venissero erogati anche ai lavoratori autonomi iscritti agli Ordini professionali, quindi ci siamo sostituiti allo Stato nell’erogazione delle risorse agli aventi diritto, anticipando i soldi che ancora non ci sono stati restituiti. Abbiamo sostenuto i medici che hanno perso guadagni per essere stati messi in quarantena. Abbiamo dato mille euro al mese per tre mesi ai 70mila iscritti libero professionisti che sono stati danneggiati dalla riduzione o interruzione delle attività». In totale, secondo Oliveti, l’Enpam ha speso circa 300 milioni di euro per aiutare i medici in difficoltà. «Abbiamo dovuto correggere al ribasso il bilancio preventivo 2020 con una rettifica dei valori di 300 milioni di euro», aggiunge il presidente Enpam.
Quanto fatto dall’ente in questi mesi avrà senz’altro ripercussioni sul prossimo futuro, anche sul ruolo delle casse previdenziali nella vita lavorativa dei professionisti. «Dobbiamo potenziare quello che una volta si chiamava ‘patto generazionale’ andando verso un patto professionale che sottenda ad uno scambio circolare tra generazioni». Questo il primo obiettivo del nuovo mandato di Oliveti. «Deve vigere – continua – una sostanziale equivalenza tra quello che si versa e quello che si riceve in termini di supporto sia al termine dell’attività che di sostegno alla qualità dell’esercizio professionale». Un passaggio dalla «linearità della previdenza dal lavoro al post-lavoro» per arrivare alla «circolarità del risparmio previdenziale» usato come volano positivo per sostenere le esigenze di ogni professionista. Proprio come fatto durante la fase più acuta dell’emergenza Covid in Italia.
«Il secondo punto su cui ci batteremo con ancora più determinazione – prosegue il presidente dell’Enpam – è l’ottenimento di una vera autonomia non solo decisionale, amministrativa e contabile ma anche di tipo economico-finanziario. Sempre nel rispetto della legge e sottoponendoci ovviamente alla vigilanza e al controllo, chiederemo quella che ho chiamato ‘autonomia di filiera’: dalla capacità di determinare la componente contributiva ad una flessibilità e modulabilità del differimento previdenziale. In alcune fasi della vita – spiega Oliveti – si può avere l’esigenza di ridurre la quota contributiva, magari all’inizio della carriera o in periodi di crisi; al contrario, in altre fasi si può avere l’esigenza di aumentarla».
Previdenza, assistenza e patrimonio. Questi i tre dipartimenti in cui è suddiviso l’Enpam. E a cui, a detta di Oliveti, andrebbe aggiunto il dipartimento del futuro. «Un dipartimento – spiega – che cerchi di anticipare le tendenze, i cambiamenti sociali e professionali, per poi poter mettere in atto azioni che siano coerenti con le esigenze di circolarità della Fondazione. Quindi essere lungimiranti, tempestivi e previdenti».
«È forte l’impressione che la materia previdenziale non venga insegnata o compresa se non in condizioni di emergenza, rischiando di trasformarne la funzione in ammortizzatore sociale. Ci deve quindi essere un vero progetto di formazione e informazione su tematiche previdenziali, per il quale cercheremo di interfacciarci con le università e gli stakeholder per far sì che rudimenti di previdenza vengano insegnati sin dai corsi di studio». Questa la quarta proposta del presidente Enpam.
«Infine – conclude Alberto Oliveti – non possiamo non essere attenti alle modalità in cui si esercita la medicina. Una nuova medicina in una nuova società, che dopo il Covid non tornerà ad essere come prima, improntata sul cambiamento tecnologico. Proponiamo quindi un professionalismo medico che sia una terza via tra le logiche di mercato, che come ben sappiamo non fanno sconti a nessuno, e la medicina amministrata con una visione burocratica e manageriale, che consente di far quadrare i conti».
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