Il presidente dell’ente previdenziale di medici e dentisti racconta l’anno del Covid: «Adottate misure per 700 milioni di euro per aiutare gli iscritti danneggiati dall’epidemia, ma assicurata sostenibilità dell’ente a 30 anni»
Medici e dentisti stanno vivendo un momento nero, ma sapere di poter contare sull’Enpam può essere senz’altro di conforto. Nonostante i 700 milioni di euro spesi dall’ente previdenziale in misure di sostegno per gli iscritti colpiti dall’epidemia, la solidità della cassa e del suo patrimonio non può essere messa in discussione.
Numerose le iniziative adottate nel 2020 per affrontare le conseguenze del Covid-19: oltre al rinvio dei termini per il pagamento dei contributi previdenziali e la sospensione delle rate di contributi scaduti, sanzioni e mutui, l’ente di previdenza ha raddoppiato l’anzianità contributiva dei caduti a seguito del Covid-19, assicurando una pensione indiretta più alta ai familiari.
L’Enpam ha quindi corrisposto fino a due mesi di indennità ai convenzionati immunodepressi, ha riconosciuto ai liberi professionisti costretti a interrompere l’attività a causa di quarantena ordinata dall’autorità sanitaria 82,78 euro al giorno o, per i convenzionati, un’indennità per coprire i costi del sostituto o per compensare i mancati guadagni. Ha anticipato a 43 mila iscritti gli indennizzi statali e ha previsto un aiuto fino a 1.000 euro al mese per tre mesi per 63 mila liberi professionisti che hanno avuto un calo di fatturato. Infine, ha introdotto l’indennizzo “Enpam +” per soddisfare la domanda di quasi 15mila iscritti che erano rimasti esclusi dal bonus Enpam.
Ha inoltre chiesto, ed è in attesa del via libera dei ministeri vigilanti, di poter riconoscere una somma una tantum per i liberi professionisti risultati positivi al Covid, di importo crescente a seconda della gravità (isolamento domiciliare, ricovero ospedaliero, terapia intensiva), e di prendere in carico le spese funerarie dei camici bianchi deceduti per Covid-19.
«Tra rinvii e indennità parliamo di interventi per un totale di oltre 700 milioni di euro per ammortizzare l’impatto forte dell’epidemia», commenta il Presidente Enpam Alberto Oliveti, che rivendica «la risposta sensibile della Fondazione nel tentativo di essere solidali e protettivi nei riguardi degli iscritti». Misure che continueranno ad essere operative anche nel 2021, «sperando che la situazione non richieda altri interventi una tantum».
Un anno difficile, quindi, il 2020, che ha messo l’ente previdenziale di fronte a scelte complesse. Ma che comunque si è chiuso con un bilancio in positivo. «Il bilancio consuntivo 2020 che presenteremo ad aprile – anticipa Oliveti – supererà il bilancio preventivo. Avremo una positività sia nella gestione della componente previdenziale che della componente finanziaria».
L’Enpam continua quindi a rispettare quella tabella di marcia imposta dai Ministeri vigilanti che chiedono agli enti previdenziali di mantenere una sostenibilità a 30 anni, con una visione preferenziale a 50 anni. «Si tratta di un percorso rigoroso, non facile da mantenere di questi tempi – continua Oliveti -. Ma il fieno messo in cascina in questi anni ci ha consentito di affrontare l’emergenza sanitaria al fianco dei nostri iscritti».
E di fieno in cascina l’Enpam ne ha messo, frutto di una politica di investimenti iniziata nel 2010 e partita da una serie di riforme che ne hanno costruito la spina dorsale: «Abbiamo puntato in particolar modo su un sistema proceduralizzato che ci consente di capire come diversificare gli investimenti tra i vari asset e, soprattutto, valutarne ex post l’efficacia. Parliamo ovviamente – continua Oliveti – di un meccanismo che rispetta la natura previdenziale dei nostri investimenti, che sono quindi di natura più protettiva che speculativa. E tutto questo ci ha consentito, dal 2012 al 2019, di aumentare il patrimonio da 12 miliardi a 23 miliardi di euro».
Fino all’anno scorso era immobiliare circa un quarto del patrimonio Enpam: dal bilancio 2019 risulta che la gestione immobiliare aveva rilevato un risultato netto di circa 86 milioni di euro superiore ai dati di consuntivo 2018 e preconsuntivo 2019. Ma lo scorso anno è stato messo all’asta un quinto del portafoglio immobiliare, ovvero la quota che veniva gestita in maniera diretta, per un valore complessivo di circa 1 miliardo di euro: una decisione, aveva commentato Oliveti al Corriere della Sera, dettata dalla volontà «di diversificare e assortire il portafoglio immobiliare mettendo sul mercato quegli immobili che avrebbero bisogno di investimenti, ristrutturazioni, riconversioni, tutte operazioni che un ente di previdenza non sa e non può fare». L’obiettivo? «Ottenere un capitale da reinvestire in residenzialità sanitaria e in immobili più coerenti con l’attività medica. Immobili che assicurino un rendimento migliore e che non richiedano competenze lontane dalla nostra professionalità».
Per il futuro dell’Enpam, Oliveti ha le idee chiare: «Dovremo mantenere la tenuta trentennale del nostro equilibrio, cercando quindi una corretta redditività degli investimenti e, nello stesso tempo, continuando ad essere vicini a tutte le fasce di contribuenti, offrendo un sostegno anche a chi sta ancora lavorando in una logica circolare di prossimità alle esigenze dei nostri iscritti».
«Quello che speriamo in queste nuove prospettive europee – aggiunge il presidente Enpam – è che venga applicata anche a noi la fiscalità europea, non assoggettando quindi la contribuzione e la capitalizzazione previdenziale alla fiscalità generale: questa sarebbe una grande possibilità per poter competere alla pari con i nostri equivalenti negli altri Paesi europei e permettere ai nostri iscritti di avere un maggior reddito in tasca al consumo, consentendoci allo stesso tempo di poter sostenere la professione anche nei prossimi anni, quando dovremo affrontare cambiamenti della professione importanti causati dagli effetti di questa pandemia».
«Posso garantire che per raggiungere questi risultati – conclude Oliveti – ci stiamo mettendo il massimo impegno e la massima attenzione possibile. Crediamo di avere l’evidenza di numeri e atti positivi, e, con i nostri investimenti e con il nostro welfare, cercheremo di fare in modo di essere vicini alle problematiche della professione in continua evoluzione».
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