La senatrice è tra i firmatari dei Disegni di legge che prevedono un accordo tra Stato ed ex specializzandi. Poi un pensiero alle generazioni future: «Non vogliamo che il problema dell’imbuto formativo si trasformi in un altro contenzioso pesantissimo»
Giustizia per gli specializzandi di ieri e di domani. Questa la richiesta della senatrice Paola Binetti, che siede in commissione Igiene e Sanità. «I medici specializzandi – spiega ai nostri microfoni – sono lavoratori a tutti gli effetti. Da una parte continuano ad apprendere, e dall’altra mettono in pratica ciò che hanno imparato. La specializzazione è la migliore esperienza di learning in action che esista, una sorta di apprendistato continuo in cui si interiorizza ciò che consentirà a questi medici di essere autonomi nella loro professione. Ma quelli dopo la laurea sono anni di lavoro, che in quanto tali devono essere retribuiti. Non ci sono alternative».
Il riferimento ovviamente è alla questione degli ex specializzandi che, tra il 1978 ed il 2006, hanno frequentato le scuole di specializzazione senza ricevere il corretto trattamento economico previsto dalla normativa europea. Un diritto riconosciuto dai tribunali di tutta Italia, che hanno risarcito migliaia di medici, ma che dovrebbe tornare nelle mani dello Stato per una definitiva risoluzione della questione: «Il diritto riconosciuto a coloro che in anni precedenti hanno prestato il servizio e non sono stati retribuiti è un diritto che va sanato e va risolto attraverso anche una potenziale transazione tra lo Stato e loro», è l’opinione della senatrice Binetti. E vanno proprio in tal senso di Disegni di legge presentati dalla senatrice Maria Rizzotti e firmati, tra gli altri, anche dalla Binetti.
«Mi auguro allora che si faccia giustizia – aggiunge – per coloro che sono passati attraverso questa difficile esperienza. Ma anche nei confronti di coloro che si apprestano adesso ad entrare in questo mondo». Il cosiddetto imbuto formativo, infatti, impedisce ancora oggi a migliaia di giovani medici di proseguire gli studi post-laurea a causa dello scarto tra numero di laureati e borse di specializzazione disponibili: «Se quello alla specializzazione è un diritto esigibile, vorrei che il Governo si ponesse con totale chiarezza e senso di responsabilità nei confronti delle nuove generazioni di laureati. Non vogliamo che anche questa materia si trasformi in un contenzioso pesantissimo per lo Stato», conclude.